Catturato "pippotto", l'assassino di Buglione era evaso dal carcere di Perugia
Domenico D’Andrea sta scontando l’ergastolo per l’omicidio dell’edicolante napoletano assassinato in un tentativo di rapina. A 13 anni era già a capo di una gang di rapinatori
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È durata poco la fuga di Domenico D'Andrea, 38 anni, ergastolano evaso nella mattinata di venerdì dal carcere di Perugia mentre lavorava in un'area esterna all'istituto di pena. Nella notte la polizia lo ha rintracciato e arrestato in un boschetto nella zona di Prepo, non troppo lontano da Capanne dove si trova la struttura detentiva. A bloccarlo è stata la Squadra Mobile. Pare che D'Andrea, napoletano, noto con il soprannome di Pippotto per i suoi trascorsi criminali si dalla tenera età , fosse da solo. Usufruiva dell'articolo 21 dell'ordinamento carcerario, che ammette anche gli ergastolani al lavoro esterno «dopo l'espiazione di almeno dieci anni». Gli inquirenti stanno ancora ricostruendo la dinamica dell'evasione. L'allarme è scattato quando gli agenti si sono accorti dell'assenza di D'Andrea. L'ipotesi è quella che possa avere scavalcato le reti di recinzione dell'area dove lavorava ed era alloggiato, pare temesse una possibile revoca del lavoro esterno. Non è ancora chiaro se qualche complice abbia agevolato l'evasione. Appena dato l'allarme è scattata una vera e propria caccia all'uomo con tutte le forze di polizia supportate da un elicottero.

Salvatore Buglione
È lunga la storia criminale di D'Andrea, che scontava l'ergastolo per l'omicidio di Salvatore Buglione, dipendente comunale assassinato il 4 settembre del 2006 a Napoli mentre lavorava nell'edicola della moglie, nel quartiere collinare del Vomero. Buglione tentò di reagire alla rapina della gang di Pippotto e fu ucciso con una coltellata in pieno petto. Al crimine parteciparono quattro giovani. Già all'età di 13 anni D'Andrea fu accusato di essere a capo di una banda che rapinava motorini nei quartieri del Vomero e dell'Arenella. Fu anche ferito a una gamba da un carabiniere durante un tentato colpo. Venne quindi ritenuto responsabile di decine di rapine avvenute nel corso degli anni. Ora dovrà rispondere pure di evasione e naturalmente si inaspriranno per lui le misure di sicurezza.
Ai familiari di Buglione nelle ore in cui Pippotto era in fuga erano arrivati i messaggi di solidarietà di Carmen Del Core e don Tonino Palmese, che presiedono rispettivamente il Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità e la Fondazione Polis della Regione Campania: «Condividiamo il dolore lo scoramento e lo sdegno per una situazione così assurda. Siamo certi che le forze dell’ordine faranno il massimo per assicurare nuovamente alla giustizia il killer di Salvatore. A tutta la famiglia Buglione diciamo: noi siamo con voi e non vi abbandoneremo». Per il Sappe la fuga è stata «frutto della superficialità con cui sono state trattate e gestite le molte denunce fatte dal Sindacato autonomo polizia penitenziaria sulle condizioni di sicurezza dell'istituto, che sconta una grave carenza di personale».
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