Stupefacenti: traffico di "droga dello stupro" sei arresti nella Capitale - NOC Press

Stupefacenti: traffico di "droga dello stupro" sei arresti nella Capitale






I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Centro facendo seguito ad articolate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Roma, che ha disposto l’arresto per 6 persone (quattro uomini e due donne) di nazionalità italiana, cinese e bangladese, perché gravemente indiziate dei reati di spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Nel dettaglio è stata svelata l’esistenza di due differenti contesti criminali operanti in Roma, impegnati nello smercio di droghe sintetiche e metanfetamine, come lo Shaboo e la Yaba, nonché di cocaina e GHB, conosciuta come “droga dello stupro” per i suoi potenti effetti di disinnesco dei freni inibitori; stupefacenti che, come accertato nel corso delle indagini, venivano ceduti anche a taluni professionisti, operatori dello spettacolo, medici e sportivi.

I clienti chiedevano la disponibilità inviando messaggi e parlando cripricamente di “Gilda”, “Mafalda”, “Acqua”, “Christal” o “Blue meth”, un nome preso in prestito dalla rinomata serie televisiva “Breaking bad”. "Tina", "Coca Cola", "Riso in bianco", erano i nomi per indicare la cocaina. "Pizza cotta" o "cotta" quelli per il crack.

C'è un professore ordinario de La Sapienza della facoltà di Medicina. È un medico che abita al centro di Roma e riceveva a casa il GHB e la coca. Ma c'è anche un ballerino e scenografo di poco più di trent'anni. E, ancora, un istruttore di arti marziali della Guardia di Finanza. Il suo nome, come quello di altri professionisti, è scivolato dentro le carte dell'inchiesta della procura di Roma, coordinata dall'aggiunto Giuseppe Conzo e portata avanti dai carabinieri di Roma centro.

Un euro al millimetro per il GHB, 20 euro per una pasticca rossa di Yaba o per una dose di cristalli di Shaboo. Eccolo il prezziario dei pusher al soldo di Lin Jinyu. Oggi la droga sintetica torna al centro dell'attenzione. I militari del Nucleo operativo della Compagnia Roma Centro, coordinati dal maggiore Fabio Valletta, hanno scoperto l'esistenza di due differenti contesti criminali, operanti nella Capitale e impegnati nello smercio e traffico di droghe sintetiche, come lo Shaboo, lo Yaba, potenti metamfetamine, ma anche in quello di cocaina e GHB.

Le droghe sintetiche erano fornite da una grossista cinese, Lin Jinyu, 31 anni, con base in Toscana, che organizzava il trasporto e la consegna fino a Roma dello stupefacente necessario. In particolare, la droga arrivava nella capitale tramite corrieri cinesi, che utilizzavano alternativamente mezzi ferroviari o autovetture a noleggio, ben vestiti per non destare sospetti.

Ed è proprio fermando un’avvenente donna asiatica che i carabinieri hanno dato il via all’indagine. “E’ sale, lo uso per pregare, è la mia religione”, ha provato a spiegare la donna mentre i militari dell’Arma, che la hanno fermata alla stazione Termini, estraevano dalla sua borsa 200 grammi di Shaboo. Un pacco dal valore di circa 20 mila euro. Era l’ottobre del 2020. E da quel momento gli inquirenti hanno ricostruito l’intera filiera della droga. 

In carcere, oltre alla  Lin Jinyu,  sono finiti Danny Beccaria, romano, e Hossan Lakir, del Bangladesh. Ai domiciliari Mirko Chilelli, compagno di Beccaria, e Clarissa Capone. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Samin Uddin, anche lui del Bangladesh. Due gli indagati.

I canali principali di vendita erano due. Del primo, chiamata "batteria Marconi" facevano parte molti cittadini del Bangladesh che si occupavano di piazzare la merce a Monteverde nuovo o in zona Marconi. Era lo spaccio riservato ai badanti. Anche loro, come hanno ricostruito gli investigatori, assumevano Shaboo per tenersi sempre più attivi a lavoro, per non sentire la fame. A capo dello smercio c'era Jakir Hossain.

L'altro, purtroppo fiorente, versante dello smercio era quello della droga dello stupro. Faceva riferimento a Danny Beccaria, 29 anni, che dal suo appartamento in zona Furio Camillo coordinava gli affari. La sua fedina penale racconta di una condanna per spaccio e di alcune segnalazioni delle forze dell’ordine. Il ventinovenne coccolava i clienti più remunerativi consegnando loro la droga fino a casa. Gli altri, universitari tra i 20 e i 25 anni, bussavano invece alla sua porta. Le cessioni documentate dai militari sono state decine e anche queste avvenivano soprattutto nella cosiddetta "Roma bene". La droga dello stupro era richiesta per le serate dei fine settimana.

Le indagini tuttavia vanno avanti per capire se la droga dello stupro sia stata utilizzata solo per “sballarsi”, o se dietro il fenomeno si nasconda una realtà peggiore.

©NOCPress all rights reserved

Nessun commento:

Lascia un commento. Sarà cura della Redazione a pubblicarlo in base alle leggi vigenti, che non violino la persona e cose altrui. Grazie.