Catania: operazione “Bokluk” 9 arresti per riduzione in schiavitù
Ogni donna “comprata” in patria costava all’organizzazione criminale poco più di 6mila euro e una volta in Italia, la giovane era costretta a prostituirsi.
Per questo nove persone sono finite in manette a conclusione dell’indagine, partita nel 2020, e svolta dalla Squadra mobile di Catania in seguito alla segnalazione ricevuta da due cittadine bulgare che “denunciavano” una terza donna straniera; le due, prostitute, lamentavano il mancato pagamento dell’affitto della “postazione” dove si prostituiva anche la terza donna.
Quattro bulgari sono stati condotti in carcere e quattro italiani agli arresti domiciliari.
Gli indagati sono accusati dei reati di tratta di persone, riduzione in schiavitù, associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, aggravati, tra l’altro, dalla transnazionalità.
Le indagini hanno dimostrato che le ragazze arrivavano in Italia dopo esser state “acquistate” in Bulgaria, venivano collocate in abitazioni fatiscenti, nutrite con pochissimo cibo e di scarsa qualità, vessate con violenze fisiche e psicologiche e destinate alla strada; tra queste donne anche una giovane disabile, costretta a prostituirsi sotto il costante controllo dei componenti del gruppo, capeggiato da una coppia e, per le sue condizioni di estrema vulnerabilità, obbligata anche a occuparsi di cucinare e pulire la casa dei due criminali.
L’attività delle giovani garantiva all’organizzazione circa 1.400 euro a settimana. Le ragazze, sottoposte a percosse e soprusi, erano costrette a prostituirsi ogni giorno dalle 19 alle 4:30, anche durante le restrizioni imposte dalla pandemia. La polizia ha sequestrato materiale informatico, telefonini, oggetti preziosi e denaro.
L’operazione di oggi prende il nome dal termine usato dagli indagati per rivolgersi alle ragazze, bokluk che in lingua bulgara significa spazzatura.
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