Mafia: vasta operazione antimafia nella provincia barese - NOC Press

Mafia: vasta operazione antimafia nella provincia barese


Dalle prime ore di questa mattina, i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, a conclusione di complesse indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di oltre 20 soggetti, ritenuti capi e affiliati del clan Loiudice, attivo sull’aera murgiana, indagati, a vario titolo, oltre che di associazione di tipo mafioso armata e di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, anche di altri gravi reati, tra cui ricettazione di auto rubate ed estorsione, turbativa d’asta immobiliare e sfruttamento della prostituzione.

L'operazione che si è svolta nella notte ha coinvolto oltre 100 militari e ha interessato le province di Bari, Matera, Bat e Torino ed è stata condotta dal Nucleo investigativo dei Carabinieri di Bari. L’arma è intervenuta in particolare nei comuni di Altamura, Triggiano, Grumo Appula, Matera, Montescaglioso e Miglionico. 

L’operazione di oggi, denominata “Logos”, costituisce il culmine di un’indagine avviata alla fine del 2017 e portata avanti in questi anni con continui servizi di osservazione e pedinamento, intercettazioni telefoniche e ambientali e dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia, che hanno permesso di costruire un solido quadro indiziario in ordine ai gravissimi reati contestati agli indagati.

A capo dell'organizzazione c'era - secondo la Dda di Bari - Giovanni Loiudice, con il fratello Paolo, il figlio Alberto e il sodale Michele Acquaviva. I fatti contestati vanno dal 2014 all'attualità, da quando cioè Giovanni e Alberto Loiudice, vicini al clan Capriati di Bari, furono assolti e scarcerati al termine del processo sull'omicidio del capo clan rivale Bartolo D'Ambrosio (ucciso nel settembre 2010). Da allora il gruppo mafioso capeggiato dalla famiglia Loiudice avrebbe assunto il controllo del territorio murgiano, condizionando il "vivace tessuto economico" della zona, ha detto il procuratore di Bari Roberto Rossi.

Le indagini hanno consentito di attestare l'operatività dell’organizzazione criminale con base ad Altamura facente capo a Giovanni Loiudice, detto Giannino, legata prima al clan barese dei Parisi e a quello dei Capriati. È stata documentata come l'associazione facesse un ricorso sistematico alla violenza per imporsi nel controllo delle attività illecite nel territorio di Altamura, finalizzata alla commissione di una indefinita serie di delitti, in particolare in materia di armi, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, reati di turbativa d’asta immobiliare, associazione a delinquere, furti di autovettura ed estorsioni.
 
Le indagini hanno permesso di evidenziare, «la cosiddetta zona grigia», ossia «l’accertata succube sudditanza verso gli interessi del clan Loiudice proveniente da professionisti di varia estrazione, quali dipendenti comunali, sempre pronti ad aderire o addirittura a prevenire con estremo zelo le richieste in ordine ai bisogni o alle aspettative più svariate, anche quando non compatibili con norme di legge o doveri deontologici, per il rispetto portato verso i rappresentanti del clan, ed il desiderio di evitare qualsiasi genere di insoddisfazione dei temibili interlocutori». È il caso, ad esempio, di un dipendente comunale, la cui posizione è tutt’ora al vaglio di questo Ufficio, che si era attivato per fornire a Giovanni Loiudice la propria consulenza per le procedure necessarie a regolarizzare l’occupazione abusiva di un alloggio di edilizia popolare, che, poi, nel corso dell’attività di indagine, è stato regolarmente sottoposto a sequestro preventivo e restituito all’ARCA Puglia, proprietaria dell’immobile.

L'associazione inoltre si è rivelata essere operativa  nel traffico di stupefacenti, così come riscontrato dai numerosi episodi di spaccio accertati a dai sequestri di droga effettuati durante le indagini, nei furti di auto e nelle estorsioni, effettuate con il metodo del “cavallo di ritorno”, nello sfruttamento e nel favoreggiamento della prostituzione di alcune donne di nazionalità straniera (costrette a prostituirsi lungo la statale 96 tra Palo del Colle Toritto) e nella turbativa d’asta immobiliare. Quanto ai furti di auto, le indagini ne hanno accertati almeno 10, eseguiti da una squadra di ladri provenienti dalla Bat. Del riciclaggio e delle estorsioni se ne occupavano personaggi legati alla criminalità altamurana.

Al fine di assicurare il sostentamento economico del clan e degli affiliati, inoltre, il sodalizio si adoperava per far vincere agli interessati alcune gare per pubblici incanti di edifici e terreni posti all’asta, in cambio di denaro pari a una percentuale dell’importo di aggiudicazione, costringendo, con la forza intimidatrice del gruppo, gli altri partecipanti all’asta a desistere dal presentare offerte al rialzo.

Sottoposta a sequestro preventivo una s.r.l. attiva nella commercializzazione di birra artigianale riconducibile a Giovanni Loiudice e al figlio Alberto. La società veniva utilizzata come uno strumento di assoggettamento del territorio, costringendo un centinaio di aziende ad acquistare la bevanda pur non avendone necessità - giustificando gli acquisti come regali di Natale a clienti e dipendenti di salottifici e imprese edili - ma come forma di favore al clan. Sottoposta anche a sequestro un’autovettura di grossa cilindrata intestata a Giannino, conseguente alla documentata sproporzione tra reddito dichiarato e le evidenze patrimoniali rilevate di circa 260.000 euro. L’operazione Logos segue quelle Kairos (2017) e Nemesi (2019) che avevano colpito un altro agguerrito sodalizio criminale che aveva imposto la sua ingombrante presenza ad Altamura e nel territorio murgiano.

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