Accise: sui carburanti ma non solo, ma cosa sono? - NOC Press

Accise: sui carburanti ma non solo, ma cosa sono?

 




Di "accise" ne sentiamo parlare ogni giorno già da diverso tempo, molto prima dell’emergenza conseguente alla guerra in Ucraina, ma non tutti sanno cosa sono le accise. 

Si tratta di imposte indirette create per finanziare stati di necessità, nate per emergenze improvvise, o per finanziare dei momenti di crisi dello Stato in modo rapido ed efficace, ma che in realtà si sono poi consolidate nel tempo, sommandosi ad altre aggiunte di volta in volta, fin dai tempi della crisi di Suez nel 1956.

Inoltre l'Italia è tra i paesi europei ad avere  le accise più alte d’Europa. Se si escludono i Paesi Bassi, dove le accise sono pari a 0,79 euro al litro, il nostro Paese ha un secondo posto negativo, con 0,73 euro per ogni litro di benzina. A seguire nella classifica dei paesi europei con le tasse più alte sulla benzina ci sono Finlandia e Grecia (0,70 euro ogni litro) e appena fuori dalla top five la Francia (0,68 euro al litro) e la Germania (0,65 euro).

Le accise sono applicate sulla fabbricazione o sulla vendita di alcuni prodotti di consumo come sigarette, bevande alcoliche, fiammiferi, energia elettrica e oli lubrificanti. Quelle più consistenti sono quelle sugli oli minerali e i loro derivati, ovverosia benzina, gasolio, gpl e gas metano. Esempio di tributo indiretto, che a differenza dell’IVA, viene applicata non in percentuale, ma secondo quantità decise dall’Istituzione. Di fatto, a emergenza finita, i Governi che si sono succeduti, da destra a sinistra, si sono sempre dimenticati di togliere la tassa di scopo.

Le accise offrono allo Stato dei fondamentali vantaggi rispetto alle altre imposte: 

- garantiscono un gettito immediato, sicuro e costante per le casse erariali;

- basta poco per ritoccare al rialzo le aliquote e quindi far fronte alle esigenze di bilancio in modo rapido ed efficace. Questo il motivo per cui tante manovre fiscali hanno considerato le accise, e spesso ne hanno inventate di nuove.

- inoltre è semplice per il Fisco controllare i quantitativi prodotti in ogni stabilimento oppure importati dall’estero (la produzione ed i depositi sono fiscalmente vigilati) e da qui applicare le accise, facendole calcolare e versare a queste grandi società di produzione o di distribuzione; esse però, appena mettono il prodotto in vendita per il consumo, scaricano interamente questo costo sulle spalle dell’acquirente dei beni, facendo così pagare tutta l’accisa a lui.

La domanda che tutti si pongono in questi giorni è se si possono abbassare le accise.
Sicuramente si, ma ritoccare le accise al ribasso potrebbe ridimensionare l'impatto dei rincari alla pompa, ma avrebbe anche un effetto immediato sulle finanze statali. 

Per quanto riguarda la tassazione complessiva (accise più Iva), nel 2020 le entrate fiscali derivanti dai prodotti petroliferi si stimano pari a circa 31,8 miliardi di euro. L'anno prima, il gettito era stato persino di 7,6 miliardi più alto. Impossibile per il Governo trovare alternative a un gettito così rilevante e sicuro nel tempo.

Anche se le accise più famose sono quelle che colpiscono i carburanti, noi le paghiamo anche per altri prodotti.

Le accise attualmente in vigore si applicano su questi beni:

• oli minerali e loro derivati: quindi benzina e gasolio innanzitutto, ma anche il gpl (gas di petrolio liquefatto);

• alcool e bevande alcooliche: dunque liquori, grappe, brandy ed anche la birra; il vino invece è escluso (l’accisa c’è, ma in Italia è pari a zero, quindi in pratica non incide sul prezzo);

• fiammiferi (è un’imposta di fabbricazione che rientra nelle accise);

• tabacchi lavorati (a partire dalle sigarette);

• energia elettrica (è l’imposta di consumo applicata in bolletta);

• gas metano per autotrazione ed anche per uso domestico, come cucina e riscaldamento;

• oli lubrificanti, come l’olio per i motori.

Ma quali sono in dettaglio le accise che gravano su benzina gasolio e gpl? Ne sono ben 18; ecco l’elenco completo di quelle poste sui carburanti in Italia,  che paghiamo ogni volta che facciamo rifornimento:

finanziamento della crisi di Suez (1956) – 0,00723 euro;

ricostruzione post disastro del Vajont (1963) – 0,00516 euro;

ricostruzione post alluvione di Firenze (1966) – 0,00516 euro;

ricostruzione post terremoto del Belice (1968) – 0,00516 euro;

ricostruzione post terremoto del Friuli (1976) – 0,00511 euro;

ricostruzione post terremoto dell’Irpinia (1980) – 0,0387 euro;

finanziamento missione ONU in Libano (1982 – 1983) – 0,106 euro;

finanziamento missione ONU in Bosnia (1996) – 0,0114 euro;

rinnovo contratto autoferrotranvieri (2004) – 0,020 euro;

acquisto autobus ecologici (2005) – 0,005 euro;

ricostruzione post terremoto de L’Aquila (2009) – 0,0051 euro;

finanziamento alla cultura (2011) – 0,0071;

finanziamento crisi migratoria libica (2011) – 0,040 euro;

ricostruzione per alluvione che ha colpito Toscana e Liguria (2011) – 0,0089 euro;

finanziamento decreto “Salva Italia” (2011) – 0,082 euro;

finanziamento per ricostruzione post terremoto dell’Emilia (2012) – 0,024 euro;

finanziamento del “Bonus gestori” (2014) – 0,005 euro;

finanziamento del “Decreto fare” (2014) – 0,0024.

In un periodo di quarant'anni – tra il 1956 e il 1996 – sono state introdotte otto accise e le altre dieci in soli dieci anni, tra il 2004 e il 2014.

Sono quindi 18 le accise sui carburanti che però nel 1995 sono state inglobate in un’unica imposta indifferenziata che finanzia il bilancio statale nel suo complesso (quasi 24 miliardi di euro nel 2021), senza più alcun riferimento alle motivazioni originali.

Il valore totale il valore di questa imposta indiretta è sempre salito, fino a toccare il massimo storico nel 2014, quando si pagavano 0,73 euro di accisa per ogni litro di carburante. Oggi dovrebbe gravare sul prezzo alla pompa per un totale di 728 centesimi a cui però bisogna aggiungere l’Iva per arrivare quindi a oltre 1 euro (1,049) di tassazione su ogni litro di benzina.

La cosa più sorprendente è che tutti questi adeguamenti avrebbero dovuto essere temporanei per finanziare esigenze transitorie ed eccezionali (in questo senso si è parlato di accisa come “imposta di scopo”, legata ad obiettivi specifici anziché ad esigenze generali), ma nella realtà si sono cristallizzati e non sono mai stati aboliti, neppure quando era ormai venuta meno la ragione della loro applicazione iniziale.

A livello legislativo, invece, sono molte le proposte che si muovono nel senso di un’abolizione, o quantomeno una riduzione, delle accise, ma si scontrano sempre con le insopprimibili esigenze di gettito fiscale: chissà se oggi i tempi sono maturi per qualche cambiamento.


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