"Olivo Bianco": dal recupero di una pianta ad un progetto che vede parrocchie e detenuti a tutela della biodiversità del territorio. - NOC Press

"Olivo Bianco": dal recupero di una pianta ad un progetto che vede parrocchie e detenuti a tutela della biodiversità del territorio.

 



Il 23 ottobre al Carcere di Vibo Valentia. Il 23 Novembre a Mileto la Seconda Conferenza Nazionale dedicata al recupero dell’Olivo Bianco.

Si tratta di un progetto che vede la collaborazione di  Archeoclub D’Italia, delle Diocesi e degli Istituti Penitenziari per la tutela della biodiversità del territorio italiano con la messa a dimora dell’Olivo Bianco della Madonna,

Dal 2020, in collaborazione con i responsabili della Pastorale dei “Problemi Sociali, il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Custodia del Creato” della CEI Archeoclub D’Italia conduce una campagna di piantumazione dell’Olivo della Madonna” nei pressi di ogni chiesa. Tale iniziativa persegue il duplice obiettivo di “ridare voce” allo strettissimo rapporto intercorso nel tempo tra l’“Olivo della Madonna” e la fede delle genti di Calabria e di “stimolare” in loro la salvaguardia della biodiversità.

Anna Rotella (archeologa e Vice Presidente Archeoclub D’Italia sede di Vibo Valentia) : “L’Olivo della Madonna, ovvero la Olea Europaea varietà Leucocarpa, serviva anticamente per produrre l’olio che andava ad alimentare le lampade delle chiese. Con l’avvento dell’energia elettrica questo olio non veniva più utilizzato. Il rischio reale era dell’estinzione degli esemplari ultracentenari a danno della biodiversità. Dopo 7 anni di ricerche ne abbiamo ritrovati circa 120 un buon numero in tutta la Calabria. All'inizio abbiamo coinvolto le parrocchie, le chiese e i fedeli mettendo a dimora la pianta presso le chiese. Siamo riusciti ad attirare l'attenzione su questa varietà che produce olive candide come confetti, oggi presente in prossimità di circa 200 luoghi di culto!” e prosegue "oggi, grazie a questo percorso, la varietà dalle candide olive è praticamente salva, in quanto siamo riusciti a piantarla in almeno 200 parrocchie e non solo in Calabria, ma anche in Sicilia, Lazio, Basilicata e Campania. Si arriverà, nel tempo, anche alla creazione di itinerari culturali, di una rete dei Borghi nei quali l’Olivo della Madonna è presente. Avremo insieme tutti i comuni dove sta rinascendo l’Olivo Bianco. Alla base c’è un valore anche sociale molto forte".

Successivamente il progetto ha visto il coinvolgimento dei detenuti con la messa a dimora negli Istituti Penitenziari che stanno aderendo al progetto.

Stiamo coinvolgendo gli istituti penitenziari e i detenuti, i quali hanno in alcuni casi, studiato il materiale sull'argomento e preparato dei poster che saranno presentati durante la prossima conferenza. Abbiamo già proceduto alla prima messa a dimora dell’Ulivo della Madonna, nelle carceri di Rossano e Cosenza. Il 23 lo pianteremo al carcere di Vibo Valentia il 25 ottobre in quello di Laureana di Borrello poi il 9 novembre nel Carcere di Palmi, il 16 in quello di Locri. Il 23 Novembre, ospiti della Diocesi, a Mileto terremo un Conferenza Nazionale sull’Olivo Bianco dove saranno presentati anche i poster realizzati dai detenuti”, Anna Murmura (Presidente Archeoclub D’Italia sede di Vibo Valentia).

"Abbiamo chiesto che in tutti gli istituti penitenziari aderenti, l’albero donato dalla sezione vibonese di Archeoclub D’Italia, benedetto dal vescovo o dal cappellano dell’Istituto alla presenza dove possibile anche dei detenuti sia messo a dimora in un’area nella quale i detenuti possano vederlo per poter contemplare il prodigio dell’invaiatura delle drupe di questa prodigiosa varietà che giunte a maturazione diventano candide come confetti”. Lo ha affermato l’archeologa Annamaria Rotella, Vice Presidente di Archeoclub D’Italia sede di Vibo Valentia.







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