Emergenza idrica al Sud: i piccoli comuni in prima linea per difendere il futuro del mezzogiorno
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( foto | da pixabay)
Comunicato Coordinamento dei Piccoli Comuni Italiani
La gestione degli invasi nel Mezzogiorno rappresenta la plastica testimonianza di un sistema disfunzionale. Dighe costruite e mai collaudate, invasi in fase sperimentale e limitati nell’operatività , infrastrutture fatiscenti e fuori esercizio.
Il governo dell’acqua deve partire dai territori, con il protagonismo delle istituzioni locali e il controllo diretto dei cittadini. È questa la nuova governance da costruire per salvaguardare la democrazia e il diritto fondamentale all’acqua.
A lanciare l’allarme è Virgilio Caivano, Portavoce dei Piccoli Comuni Italiani, che con forza denuncia il disastro idrico che sta colpendo il Mezzogiorno d’Italia.
“Siamo di fronte a una questione meridionale del prossimo decennio, frutto di trent’anni di incuria, abbandono e clientelismo politico che hanno condannato milioni di cittadini, imprese, scuole e comunità al disastro”, dichiara Caivano.
La gestione degli invasi nel Mezzogiorno rappresenta la plastica testimonianza di un sistema disfunzionale. Dighe costruite e mai collaudate, invasi in fase sperimentale e limitati nell’operatività , infrastrutture fatiscenti e fuori esercizio.Invasi non collaudati e in fase sperimentale: Acerenza, Genzano, Marsiconovo, Lampeggiano e Pantano di Pignola.
Invasi operativi con gravi carenze manutentive: Camastra, Saetta, Basentello, Pertusillo.
Dighe fuori esercizio: Rendina e Muro Lucano, spesso soggette a problemi di natura statica.
Su 14 invasi principali, solo due sono attualmente a regime.
“Una realtà che grida vendetta e che dimostra un’assenza di visione politica e tecnica nel governo dell’acqua”, afferma Caivano.
Di fronte a questa situazione drammatica, il Coordinamento dei Piccoli Comuni Italiani, insieme al Comitato Civico “Acqua al Sud”, al Club Liberal Monti Dauni e al movimento “Acqua Bene Comune”, si sta facendo carico di portare la questione idrica sui tavoli istituzionali.
L’obiettivo è ambizioso: riunire le anime dell’associazionismo, della società civile e delle istituzioni locali dell’Appennino per costruire una strategia condivisa che metta al centro il diritto all’acqua come bene comune e pilastro della democrazia.
“Dobbiamo svegliarci prima che sia troppo tardi,” conclude Caivano.
“Il Sud è umiliato e mortificato, mentre miliardi di euro vengono sprecati e milioni di persone sono costrette a subire l’inefficienza e l’incapacità . È tempo di agire. Ogni giorno perso è un passo in più verso il baratro.”
I Piccoli Comuni propongono:
- Un piano straordinario per la manutenzione e il collaudo degli invasi esistenti.
- Investimenti in infrastrutture idriche efficienti, utilizzando fondi nazionali ed europei.
- La creazione di una governance locale dell’acqua, partecipata da cittadini e istituzioni, per garantire trasparenza e sostenibilità .
- Politiche integrate per la tutela delle risorse idriche e la lotta agli sprechi.
Il Sud, culla di storia, cultura e risorse naturali, merita una strategia chiara e decisa per affrontare l’emergenza idrica. Il Coordinamento dei Piccoli Comuni invita tutti i cittadini, le imprese e le istituzioni a unirsi a questa battaglia per il futuro del nostro territorio.
Perché l’acqua non è solo un diritto: è il cuore pulsante della democrazia e della vita.
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