Traffico illecito di rifiuti, 9 arresti e ombre sulla gestione ambientale sul territorio campano, di chi le colpe?
Maxi-operazione della DDA smaschera un sistema criminale diffuso tra imprenditori e amministrazioni locali. Sequestri e arresti in tre regioni.
Un mare di rifiuti tossici, capannoni abbandonati trasformati in discariche abusive e una rete di imprenditori senza scrupoli pronti a lucrare sulla salute dei cittadini e sull’ambiente. È questo lo scenario sconcertante emerso dalla maxi-inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, che ha portato alla luce un sistema ben organizzato per lo smaltimento illecito di rifiuti speciali.
Dietro le quinte di questa colossale operazione illegale, che ha coinvolto le province di Taranto, Matera e Cosenza, ci sarebbe un'organizzazione criminale specializzata nella gestione abusiva dei rifiuti, provenienti in gran parte dalla Campania. Ed è proprio sulla regione guidata dal presidente Vincenzo De Luca che ora si addensano interrogativi e responsabilità politiche.
Le indagini: un sistema criminale ben oliato
L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Napoli, ha fatto emergere un sistema strutturato e ben rodato. Secondo gli investigatori, circa 4.000 tonnellate di rifiuti speciali, composti principalmente da scarti industriali e tessili, venivano raccolte in Campania e trasportate illegalmente in siti abbandonati di altre regioni, evitando i costi di smaltimento legale.
Gli inquirenti hanno individuato almeno quattro luoghi di stoccaggio illegale: Villapiana e Cassano allo Ionio (Cosenza), Ferrandina (Matera) e Pulsano (Taranto). Qui i rifiuti venivano ammassati senza alcuna precauzione, esponendo la popolazione a gravi rischi sanitari e ambientali.
Oltre 40 persone coinvolte, nove arresti
L'operazione ha portato all’emissione di nove misure cautelari nei confronti di imprenditori e soggetti ritenuti responsabili di aver gestito l’intero ciclo di smaltimento illegale. Altre 34 persone sono state denunciate e dovranno rispondere davanti alla giustizia.
L'indagine, basata su intercettazioni telefoniche, riprese video e pedinamenti, ha permesso di smascherare un sistema nel quale i rifiuti, anziché essere destinati agli impianti autorizzati, venivano conferiti in aree isolate, spesso sotto il controllo di gruppi criminali locali.
Il nodo politico: responsabilità della Regione Campania?
Se gran parte dei rifiuti proviene dalla Campania, viene naturale chiedersi: chi avrebbe dovuto vigilare sulla loro gestione? Il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, da anni difende il suo operato in materia ambientale, sostenendo di aver ridotto l’emergenza rifiuti che per decenni ha soffocato il territorio. Eppure, questa inchiesta sembra raccontare una realtà ben diversa: un flusso incontrollato di scarti industriali e speciali che sfuggono alla filiera legale e finiscono per alimentare traffici illeciti.
Secondo gli investigatori, il problema non si limita ai soli criminali coinvolti nel traffico illecito, ma si estende alla gestione dei controlli e alla capacità della Regione di monitorare il destino finale dei rifiuti prodotti dalle aziende campane. Se questi finiscono fuori dai circuiti ufficiali e vengono smaltiti illegalmente in altre regioni, significa che qualcosa non ha funzionato nelle verifiche e nella tracciabilità .
Non si può escludere che una gestione più rigorosa dei flussi di rifiuti avrebbe potuto evitare questa ennesima emergenza ambientale. Il caso rischia di trasformarsi in un boomerang politico per De Luca, già finito sotto accusa per altre criticità nella gestione amministrativa della Campania.
Una bomba ecologica e sociale
Al di là degli aspetti giudiziari e politici, resta la preoccupazione per l’impatto ambientale. Gli scarti industriali, spesso contenenti sostanze altamente inquinanti, sono stati abbandonati senza alcuna precauzione, contaminando suolo e falde acquifere.
Ora la palla passa alle bonifiche, ma il danno è già stato fatto. L’ennesima conferma di come il traffico di rifiuti non sia solo una questione di criminalità organizzata, ma anche di mancata prevenzione e vigilanza da parte delle istituzioni.
Questa inchiesta potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. Quanti altri rifiuti campani sono finiti in discariche abusive nel resto d’Italia? La risposta potrebbe arrivare dalle prossime indagini.
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