L'Intervista - Torremaggiore, Amministrative 2019, in esclusiva l’intervista a “Roberto Arcu Fedele”
“Come sempre, Scriviamo facendo appello all’art. 18, all’art. 21 e all’art. 28 della Costituzione della Repubblica Italiana, cercando di narrare fatti, e questa volta, lo specifichiamo”.
- L’I n t e r v i s t a -
È tempo di elezioni. In molti comuni italiani il 26 maggio 2019 si voterà per eleggere il sindaco; in altri si deciderà dopo quindici giorni con il ballottaggio. Ma questo è un dettaglio a fronte delle agguerrite campagne elettorali che si stanno svolgendo. Traino forza è la politica nazionale, con il suo Governo, e i dati statistici e delle intenzioni di voto, che stanno vedendo cali, resurrezioni e fortificazioni. In Capitanata c’è un comune, oltre le decine che eleggeranno un sindaco. Stiamo parlando di Torremaggiore, comune a noi vicino per l’attenzione che rivolgiamo sul fronte sicurezza. Ovviamente, oggi, le campagne elettorali si sono adeguate agli strumenti in dotazione ai cittadini; Facebook è uno di quelli, dove si possono leggere dichiarazioni, preferenze, intenzioni, vicinanze, anche con slang giovanili e neologismi. Una pagina ci ha incuriosito, che noi conosciamo per ovvie ragioni editoriali con i NOC, quella di Roberto Arcu Fedele, che da un po’ di tempo pubblica post che sono “bombe” mediatiche, che attira l’attenzione dei cittadini, che calamita a se pro e contro. Abbiamo deciso di intervistarlo.
D: Chi è Roberto Arcu Fedele?
R: Il mio vero nome è un'altro. Premesso questo, Roberto Arcu Fedele è un acronimo, per me carico di significato in quanto Roberto è il nome che ho usato da giovane in diverse coperture. Difatti dall’età di 17 anni svolgo questo tipo di lavoro, sotto copertura appunto e in svariati territori. Sono un infiltrato, dapprima ho operato in contesti altamente criminali come la Sicilia, la Campania e ultimamente a fine carriera mi concentro maggiormente nelle comunità cittadine per scardinare il malaffare. Ho operato a Torremaggiore riuscendo benissimo, negli anni che vanno dal 2012 al 2016, con la cattura di un latitante, di un altro latitante di spicco della criminalità di San Severo con diverse segnalazioni che poi hanno portato alla sua cattura, diverse le note informative redatte, una su tutte per estorsione, il cosiddetto cavallo di ritorno per furto di automobile. Ho lavorato e avuto successo per collaborazioni con le Forze dell’ordine in merito a segnalazioni di droga, armi e prostituzione, per la segnalazione di un ricercato internazionale avente bollino rosso dell’Interpol. La copertura era fornita da un’allora, e molto conosciuta, associazione antiracket, che si costituì anche parte civile in un processo per estorsione a San Severo. Ho operato, sempre sotto copertura, per segnalazioni di malaffari sui rifiuti e di annessi appalti. Ho fatto e abbiamo fatto tanto, tanto altro ancora, che purtroppo gran parte dei torremaggioresi non conoscono. Ma è il mio lavoro, fare senza apparire, e va bene così. Roberto Arcu Fedele è un N.O.C. a livello internazionale, un Non Official Cover. Molti in Italia non conoscono nemmeno l’esistenza di queste chiamiamole figure, a cominciare dalle Forze dell’ordine. Ora è giunta l’ora che qualcuno ne parli. Per la cronaca a parlarne fu il Procuratore Nicola Gratteri, facendo spesso riferimento al Governo Italiano nell’invitare a utilizzare nelle cosiddette indagini mascherate i N.O.C. Se può confortarvi su questa figura lo stato Svizzero se ne avvale in modo ufficiale, su nomina diretta di un magistrato, permettendo, così, a chiunque di fare da infiltrato per la Pubblica Amministrazione di uno Stato, quindi di fatto, rendere un servizio al proprio Stato. Ultimamente lo ha anche fatto quello italiano, ma non con i N.O.C., con garanti del Governo nelle Pubbliche Amministrazioni, con gente che, a dirla tutta, non ha l’addestramento tale da N.O.C. ma da burocrate celato. Sono altre figure, meno incisive, ma utili.
D: Ha detto che si fa chiamare Roberto, e il restante del nome, Arcu Fedele che vuol dire?
R: Su Arcu mi riservo di non rispondere, mentre Fedele sta per fedele alle bandiere per cui ho prestato il mio servizio e ne sono più di una. Ma ci tengo a precisare che i miei alias sono più di uno.
D: Quindi, in parole povere in cosa consiste il suo lavoro? Più bandiere…più nazioni, allora.
R: È semplice e lo distinguo in due step: in autonomia e su commissione. In autonomia raccolgo tutte le informazioni utili su reati perseguibili d’ufficio per poi renderli noti a chi di competenza, e mi riferisco a magistratura, Forze dell’ordine, agenzie governative, se trattasi di terrorismo e via discorrendo. Lo faccio agendo in totale autonomia, avvalendomi anche di segnalazioni che i cittadini ti fanno privatamente o attraverso i social; poi sta a te elaborarle e verificarne i contenuti, diciamo una sorta di intelligence sociale non appartenente a nessuna governance se non su esplicita commissione. Altra cosa è su incarico e vi faccio un esempio di ciò che spesso devo verificare. Prendiamo in riferimento l’Arma dei Carabinieri, quindi, sul territorio vi sono dislocati Comandi Stazione, Compagnie e un Comando Provinciale. Bene, tenga presente che molti di loro sanno ciò che faccio e facciamo, pertanto se vi è in corso una indagine difficile, quindi definita in stallo, è facile che chiamino figure come la nostra per darne una svolta. Questo accade nella maggior parte dei casi perché gli operatori di polizia giudiziaria hanno difficoltà nel reperire informazioni in quanto sul territorio in cui operano sono ben conosciuti e questo porta i criminali ad identificarli con facilità, mentre alla gente a parlare e a dare informazioni sempre meno. Ed è proprio qui che noi N.O.C. scendiamo in campo, quando espressamente richiesto, in totale anonimato e all’insaputa di altre caserme. Così facendo ci permette di reperire quelle informazioni valide per sbloccare una situazione di impasse giudiziario.
D: Pertanto Lei gode del rispetto da parte delle Forze dell’ordine?
R: Si e no. Con coloro i quali ci rapportiamo, che mantengono fede al nostro anonimato (e noi al loro) e si fidano, si; il resto se potessero denigrarci e parcheggiarci lo farebbero volentieri. D’altronde se chiamano Noi (gli altri, i loro stessi colleghi) vuol dire che nemmeno fra di loro si fidano, non gli pare?
D: Prima ha detto che è fedele a più bandiere, perciò a più nazioni. Qualcuno potrebbe dire che è un mercenario, che lavora su commissione. Che ci dice in merito? Avrà pure una Bandiera madre, non di appartenenza, ma di contratto. Ce lo può dire?
R: No, non sono un mercenario. Per il resto preferisco non rispondere
D: Nel suo lavoro ha mai preso denunce che gli sono costate l’onorabilità?
R: Noi purtroppo non godiamo dell’onorabilità, più sei meno onorabile e più sei funzionale, tuttavia rispondo alla domanda. Si, abbiamo ricevuto moltissime querele e varie denunce, ma indirizzate a chi, a un alias, ed un altro ancora? Tuttavia col mio vero nome, dove ho dovuto metterci la faccia e il nome per una buona causa ne ho una per aggressione e un paio per truffa. Pensi che ne avevo una a 19 anni e chiesi a mio fratello di denunciarmi per crearmi la dovuta copertura. In quell’occasione gli firmai un assegno a vuoto e gli dissi di incassarlo, e le spiego il perché. Per le denunce di truffa, che sono le più facili e con meno conseguenze giudiziarie, anzi era una di estorsione, me la risparmiai grazie ad un Capitano dei Carabinieri che conosceva ciò che stessi facendo su quel territorio, invitando dal desistere chi voleva denunciarmi. Ritornando alle denunce ovviamente sono tutte da dimostrare, ma per il lavoro che fai, quelle ti servono come il pane. Perché? Perché devi sempre mettere in conto che i criminali all’interno delle Questure, Caserme etc… etc… hanno sempre le gole profonde su cui contare e non disdegnano aiuti, pertanto quando vogliono reperire informazioni sul tuo conto o semplicemente sapere il tuo nominativo, ecco che la querela o la denuncia soffoca ogni malessere perché il terminale parla chiaro. È ciò che Noi N.O.C. esattamente vogliamo, ci basta lavorare con quelli delle Forze dell’ordine che ormai ci conoscono bene e non fanno più domande su di Noi. Gli altri? Sono buoni solo a screditarti basandosi sul solo terminale di polizia. Perché molto probabilmente nella loro carriera, lavori di copertura non ne hanno mai fatti.
D: Si deduce che la sua, e quelli come lei, trascorrano una vita durissima.
R: Beh! Se pensa che sono orfano dall’età di 6 anni, si, è dura, è una vita durissima. Però mi piace rispondere con il mio slogan che da sempre mi accompagna.
D: Sarebbe?
R: E…che te lo dico a fare.
Passiamo alla campagna elettorale che si sta svolgendo a Torremaggiore, dove, appunto con il suo slogan, ha attirato attenzione.
D: Sono sei i candidati a Sindaco di Torremaggiore. Il comune è piccolo, mi dice perché così tanti e che idea si è fatta della politica torremaggiorese? Fa gola per qualcosa?
R: Me lo aspettavo un numero così alto di candidati alla poltrona più alta nel Comune. La voglia di dare il proprio contributo da parte dei candidati e il numero elevato dei pretendenti alla carica di Sindaco dovrebbe far di per se capire al cittadino che l’occasione per loro è ghiotta, nel senso che amministrare una cittadina così composta e ricca fa gola a tutti, per essere ricordati nel tempo, ammesso che la governino bene.
D: Ci risulta che lei non è di Torremaggiore: perché ci tiene così tanto a questa cittadina che non ha mai apprezzato il suo lavoro, che a quanto pare è stato svolto nel massimo riserbo?
R: Veda, certi lavori non si fanno per avere il consenso della gente e quindi la visibilità. Nello specifico a Torremaggiore sono stato benissimo, ho trovato gente cordiale e diffidente allo stesso tempo, ma gente che se entri nelle loro simpatie sei ben voluto. La storia è un po' lunga. Noi N.O.C. scegliemmo come copertura un’associazione antiracket che ci permise di operare in Italia registrandoci nell’albo delle associazioni comunali. Questo perché se ci fossimo presentati con il nostro acronimo originale e senza uno statuto in quanto organizzazione internazionale avremmo avuto non poche difficoltà nell’acquisire credibilità. Torremaggiore fu una scelta strategica lavorativa, in quanto a 38 Km da Foggia e a soli 8 da San Severo e con il vicino Gargano. A quell’epoca a Torremaggiore non avevamo una vita sociale, eravamo reclusi in associazione e uscivamo la notte ad ascoltare gente e questo valse i suoi frutti con la bellezza di quasi 136 note informative di cui gran parte protocollate negli uffici di competenza. Un dato molto importante da tener conto è che i componenti dell’allora associazione non sapevano assolutamente nulla della presenza di alcuni N.O.C., quindi vi lascio immaginare il lavoraccio fatto per metter su un’associazione formata da gran parte di gente del posto e su di un territorio che nessuno prima di allora mi aveva mai visto e per giunta per anni conservandone l’anonimato. Qualora dovesse chiedermi se sono stato bravo, la mia risposta è si, “lavorativamente” parlando, bravissimo. Vi assicuro, non è facile.
D: Voi N.O.C. eravate garanti e promotori di un piano di sicurezza per i cittadini, giusto?
R: Si, dice bene. Noi N.O.C. abbiamo studiato un piano di sicurezza curato nei minimi particolari e a norma di legge, che permette un qualunque cittadino di autotutelarsi e inoltre permette le Amministrazioni comunali di salvaguardare i propri cittadini per mezzo di una serie di norme, che permettono la Polizia Locale (molti la conoscono come Municipale) di essere efficiente in termini di sicurezza pubblica e urbana. Il tutto, e lo preciso, a costo zero per le Amministrazioni comunali che se ne avvalgono.
D: A costo zero? Come? A noi della redazione è giunta voce che avevate chiesto 350 mila euro per darlo alle Amministrazioni, può far luce?
R: Si, questa voce è giunta anche a me e ne conosco la fonte di tale idiozia, una calunnia che ben presto sarà rasa nota la fonte. La prova di ciò che dico, definendola idiozia che in realtà è una calunnia, è che il nostro Piano Territoriale fu depositato nell’ultimo Consiglio comunale monotematico sulla sicurezza, solto a Torremaggiore. Invito chiunque nel reperirlo per smentirmi. Del resto in rete, su internet è stato pubblicato, non solo da noi, il video che avvalora ciò che dico. Credo che la storiella dei 350 mila euro sia stata diffusa, e perciò detta, per far calare l’interesse sul piano territoriale, semplicemente screditandoci. Altrimenti non avrei altre giustificazioni. Ma andremo a fondo e chi ha sbagliato, farà i conti con la giustizia.
D: Non ci dice che questo è il motivo per il quale ce l’ha con il candidato Pasquale Monteleone, ex Sindaco di Torremaggiore?
R: Io sono di vecchio stampo. In tempi molto antecedenti la campagna elettorale del 2016 con il sig. Monteleone avevamo un rapporto speciale, di amicizia, finanche venne a mangiare a casa mia dove mai nessuno vi ha messo piede che non ritenessi di fiducia. In quell’occasione, a tavola, in presenza di altri disse (pronunciando il mio nome) «non vedo l’ora di diventare Sindaco. Io e Te rivolteremo Torremaggiore come un calzino». Queste furono le sue testuali parole; accetto smentite ovviamente non da Lui ma da chi era presente e dubito che lo faccia perché trattasi di verità. Poi in fase di campagna elettorale i miei suggerimenti in ambito di sicurezza ebbero il loro peso e lo si denotò quando parlò di volontari osservatori, poi inseriti nel proprio programma di sicurezza. Per non parlare dei video emozionali che spaccarono in due la campagna elettorale. Fu la prima volta che un sindaco a Torremaggiore era social più che mai. Ogni annuncio di comizio era preceduto da un video emozionale che chiamava a raccolta i cittadini.
D: Quindi Lei sta dicendo che fu l’artefice della vittoria di Monteleone nel 2016?
R: Assolutamente no, ma mattone su mattone si costruiscono i palazzi e lui aveva un sacco di muratori e molti costruttori, su questo non ho dubbi. Muratori e costruttori, però, il giorno dopo il suo insediamento si ritrovarono senza calce e cazzuola.
D: Ma a Lei personalmente in quel periodo gli fu promesso qualcosa?
R: Direi il falso se affermassi di no. Implicitamente lo davo per scontato un ritorno sul piano personale per attuare un piano di sicurezza, in quanto abbiamo sempre parlato di Assessorato alla Legalità per attuare il Piano Territoriale, e premetto e specifico che non sarei stato io la figura designata a ricoprire la carica assessorile ma un Carabiniere attualmente in servizio e non del territorio. A noi N.O.C. le cariche non interessano, non potremmo più operare, interessano i fatti in nome della legalità, della giustizia, per la sicurezza in tutte le sue priorità.
D: Quello che dice sullo sfumato riconoscimento, anche non suo ma per suo conto, è abbastanza grave. Difatti può indurre qualcuno nel pensare che non avendo ottenuto ciò che voleva, ora si sta vendicado.
R: L’osservazione potrebbe essere giusta, ma è sbagliatissima, mi spiace dirlo e non dare la possibilità a chi rema contro di essere soddisfatto. Io non sto a sindacare la realizzazione e la messa in opera del Piano Territoriale, perché comprendo bene le sue criticità funzionali nell’applicarlo contro i criminali che potrebbe esporre un sindaco, anche padre di famiglia, ad eventuali ritorsioni. Ciò che non tollero è il tradimento di una persona che consideravo amica, e la parola amica è ben diversa da conoscente, sia molto chiaro. Su una scala di valori io ho fratelli, amici e poi conoscenti. Comunque, per fugare ogni sospetto le spiego tutto nel dettaglio. Cinque giorni dopo la nomina a Sindaco, raggiunsi Monteleone nella stanza dedicata al Primo Cittadino. Lì era in compagnia di un Assessore (una donna) e di due Consiglieri comunali (un uomo e una donna). Dinanzi a loro definimmo per l’indomani le modalità di annuncio dell’Assessore alla Legalità e con una stretta di mano davanti a tutti i presenti mi congedai. L’indomani appresi da un noto quotidiano online che l’Assessorato alla Polizia Locale e alla Legalità fu dato al Vicesindaco.
D: Si deduce che è più una questione da uomini, intesa come valoriale?
R: Veda un po’ Lei. Io tollero tutto ma non il servirsi della mia persona consapevolmente, bastava che mi dicesse prima di metetrmi l’anima in pace che non posso o voglio attuare il tuo Piano Territoriale, lo avrei apprezzato di più. Ma fatto così, in questo modo e non da uomo, non lo accetto e spero che i cittadini almeno questo lo capiscano; poi sono liberi di rieleggerlo, è affar loro.
D: A Torremaggiore il centrosinistra come lo vede con il candidato sindaco Di Pumpo?
R: Per carità, non mi parli di centrosinistra che non è corretto. In questo caso deve parlare solo di sinistra perché è il PD, e quando si dice PD a Torremaggiore si dice Quaranta che è uno dei militanti storici del Partito Democratico. A dir il vero quest’anno credevo fosse Lui a candidarsi a sindaco, ma ragioni incompatibili al suo lavoro e di carriera lo hanno indotto a rinunciarvi e credo abbia fatto la scelta giusta. Il sig. Quaranta purtroppo non ho mai avuto modo di incontrarlo e porgergli le mie scuse per un battibecco avuto in chat privata durante la campagna elettorale del 2016, e indovinate per difendere chi? Ma torniamo al centrosinistra, una coalizione potente e ricca, un PD affiancato da due liste civiche capeggiate da uomini che su Torremaggiore contano, e non poco, in termini di offerta lavorativa e ciò non vuol dire niente ma nell’immaginario popolare conta e come. Le percezioni sono più attrattive dei fatti.
D: Mentre il centrodestra con De Vita candidato sindaco come lo vede?
R: De Vita solo a guardarlo mi verrebbe di votarlo. Specifico che con la politica io, e chi come me N.O.C., non ho preferenze, non interessa esser di parte, ma stare dalla parte del cittadino che chiede aiuto. Comunque devo dire che De Vita è un pacioccone, ovviamente nel senso buono della parola. Sicuramente è uomo di grande esperienza nella gestione pubblica in quanto ex dirigente dell’ASL. Ma il comune è altra cosa, si sa, o si è supportati da gente che la pensa come te oppure, malauguratamente nella sua coalizione dovessero prender voti coloro che meno te lo aspetti, andrebbe in difficoltà. Tuttavia credo che almeno nei rapporti interpersonali, oltre alle capacità di gestione, De Vita ci sappia fare. E poi sono curioso di vedere il suo programma elettorale prima di esprimere giudizi, come del resto si fa con tutti i candidati e loro coalizioni.
D: E del M5S torremaggiorese cosa ne pensa?
R: Come ho ribadito più volte, ha cambiato volto nei suoi militanti ma è rimasto ancorato ai vecchi stereotipi del chiedere per intraprendere qualsiasi azione. Qualora venissi interpellato da loro per argomentare sulla sicurezza,già saprei che il tutto deve passare al vaglio del locale MeetUp, poi delle istituzioni, poi del… e via dicendo, e nel frattempo campa cavallo che l’erba cresce. Che lo vogliono o meno, sono un partito a tutti gli effetti e certa libertà dovrebbero concedersela senza paura. Torremaggiore è la Loro città e non dei Portavoce Romani o di chi Roma la vive per grazia ricevuta. Ci vuole competenza e qualcuno di Loro ne ha.
D: Mentre il candidato sindaco Faienza come lo colloca?
R: Che dire di Lui, lo reputo al pari di Monteleone e non per aver mancato verso un amico, ma peggio, (e premetto che non siamo amici) per avermi screditato in mia assenza in un tavolo tecnico sulla sicurezza dicendo ai presenti di non dare adito alla mia persona e al nostro progetto. Mi etichettò bandito e che di li a poco mi avrebbero arrestato (questo accadeva nel 2017, e sono ancora qui). Quindi immagini un po' lei che considerazione posso mai avere di un uomo del genere. Per quel che concerne la politica ha perso moltissimo in consensi e non credo che si ripeta come nel 2016 che sfiorò i 1.600 voti, frutto di essersi fatto promotore di una battaglia giudiziaria che riguardava una zona di Torremaggiore, che al giorno d’oggi ha registrato un nulla di fatto.
D: A Torremaggiore come candidato sindaco c’è anche Marangi, cosa ne dice?
R: Come spesso ho commentato sui miei post, non ho elementi da poter fare un’analisi.
D: Se su Monteleone, da quanto ci ha detto, ha accantonati gli attriti, ora cosa ci dice su di lui?
R: Dico solo che i due anni non ha saputo gestire pochi consiglieri, figuriamoci 17 mila persone almeno per cinque. Fare il Sindaco è ben altra cosa che imporre i propri diktat. Fare il sindaco, oltre le dovute responsabilità amministrative, legali e politiche decisionali e di indirizzo, è aggregazione sociale, è saper ascoltare e saper intervenire dove necessita. A mio avviso fare il sindaco è anche accollarsi i problemi altrui con la consapevolezza di volerlo fare, una specie di missione, e se non si è pronti per fare questo meglio lasciar spazio a chi nel profondo del suo cuore sta a cuore il cuore degli altri. Mi scusi il gioco di parole.
D: Per chiudere, cosa si aspetta da questa politica e da questi politici a Torremaggiore, e non solo?
R: A prescindere da chi salirà sullo scranno più alto del Palazzo comunale, mi auguro che il futuro sindaco e da chi amministrerà il territorio, maggioranza e minoranza, prestino più attenzione per il sociale e per i meno abbienti, che sappiano dar lustro al corpo di Polizia locale perché è vergognoso il numero di unità di cui dispongono rispetto tutte le altre cittadine della Capitanata. Inoltre mi auguro che la nuova Amministrazione non sia clientelare con le solite aziende, ma dia spazio anche a chi casomai gli ha votato contro, segno questo di grande saggezza, perché il “comune” è un bene di tutti a prescindere chi si voti. Il sindaco è per tutti e non di chi lo ha votato.
D: Un attimo solo, vuole fornirci qualche altro chiarimento su quest’ultima affermazione?
R: Volentieri. Infatti mi piacerebbe parlare delle panchine e delle aree verdi, ma lo facciamo la prossima volta. È una storia che merita un’altra lunga intervista, non per me, bensì per render note cose mai dette e che pochi conoscono. È una storia articolata. La prossima volta. Promesso.
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