Mafia Garganica. Sette anni al futuro boss viestano Raduano: l’estorsione nel caso “Medioevo” lo ha beffato, ma non per mafia
Già in carcere, il futuro boss del clan di Vieste della mafia garganica, un tempo braccio destro del fu boss Angelo Notarangelo, Marco Raduano, anche conosciuto come “Faccia d'angelo” o “Pallone”, dalla Corte di Cassazione è stato condannato a 7 anni e 1 mese di reclusione per estorsione.
La pena rientra nel processo “Medioevo”, celebrato nell’anno 2011, che con la Corte d’Appello di Bari ha riconosciuto formalmente l’aggravante del metodo mafioso, esclusa in primo grado dai giudici del Tribunale di Foggia, ha visto alla sbarra altri imputati condannati a vario titolo. Purtroppo, e dopo le conclamate vicende che in questi anni hanno attanagliato il Gargano, la Cassazione per questo reato commesso da Raduano non ha riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso. Pertanto Raduano rimarrà in carcere ma non per mafia, come voleva la Procura. Così, per volontà della Seconda Sezione Penale della Cassazione, confermando il giudizio della Corte d’Appello di Bari espresso nel maggio 2017, cade un'altra prova che avrebbe sancito pene più severe a chi con il metodo mafioso ha estorto, ucciso, reso il territorio garganico, e non solo, terra bruciata. Una decisione che lascia l’amaro in bocca e chi ha subito tale sopruso e soprattutto per chi in questi anni ha combattuto per arginarla, sconfiggerla, tutelare chi ha collaborato per incriminare i mafiosi locali.
Marco Raduano, 35 anni, ora in carcere, come anzidetto, per mano dei Carabinieri dal 4 agosto del 2018 per traffico di droga come comprovato dall’inchiesta della DDA, doveva essere il futuro boss del clan mafioso che controlla la parte garganica di Vieste, oggi una delle parti più calde e prolifere della criminalità organizzata.
Le condanne non riguardano solo “Faccia d'angelo” o “Pallone”, bensì altri soggetto condannati a vario titolo. Nel totale sono 13 gli anni, cui oltre quelli conferiti a Raduano, sono, in ordine, 4 al 41enne Domenico Colangelo per concorso in un tentativo di estorsione, 2 anni e 6 mesi al 52enne Giuseppe Germinelli per un tentativo di estorsione, 1 solo mese al 29enne Liberantonio Azzarone per per concorso nella ricettazione di un carrello (quello dell’estorsione compiuta da Raduano).
Ma le pene definitive per il processo “Medioveo” non sono terminate. Difatti rimangono quelle di mafiosi assassinati in questi anni per l’egemonia del territorio. Tra questi c’è il fu boss Angelo Notarangelo, meglio conosciuto come “Cintaridd”, ucciso il 26 gennaio 2015 in un mattutino agguato mafioso alle porte di Vieste, ancora 37 enne, condannato in primo grado a 11 anni di reclusione per estorsione con l’esclusione dell’aggravante della mafiosità, Giambattista Notarangelo, cugino di “Cintaridd”, morto ammazzato ancora 46enne nel pomeriggio del 6 aprile 2018, condannato in secondo grado a 7 anni e 6 mesi di galera per lo stesso reato del cugino. Ma la famiglia dei facenti parte del processo “Medioevo” si estende ad altri. Giampiero Vescera, 27enne, cognato di Marco Raduano, assassinato il 3 settembre del 2016, che fu assolto in primo grado dall’accusa per la ricettazione di quel carrello.
La condanna, tuttavia, non si estende solo a quella penale. Infatti, in sede civile sono stati riconosciuti i risarcimenti dei danni, che gli imputati dovranno versare, al Comune di Vieste, alla Federazione Antiracket Italiana e all’Associazione Antiracket di Vieste, costituite parti civili in quel processo.
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