L’Editoriale. Ballottaggi roventi, Foggia e Torremaggiore in pole. Ma come? - NOC Press

L’Editoriale. Ballottaggi roventi, Foggia e Torremaggiore in pole. Ma come?


Come sempre, Scriviamo facendo appello all’art. 18, all’art. 21 e all’art. 28 della Costituzione della Repubblica Italiana, cercando di narrare fatti, e questa volta, lo specifichiamo. 

L'Editoriale 

Il Ballottaggio è quella votazione, a confronto diretto, tra due candidati che non hanno raggiunto il 50% + 1, che hanno posizioni o tesi contrapposte. Ok, fin qui ci siamo, tecnicamente è cosi. Politicamente cambia, perché essendo diretta spesso con la nomea pluridecennale della nostra politica italiana rappresenta la non socratica (oggi detta maieutica) scelta del candidato, ma quella sciatta e clientelare, ballerina tra i partiti e persone di ogni colore e casacca, di quei rappresentanti che si vogliono accasare nell’assise destinata.

Se per le elezioni amministrative del 26 maggio il clima è stato infuocato, il 09 giugno sarà incandescente. È il gioco di parte della politica, quella dei comuni, che in seconda chiamata cerca, chiama e troverà, la sintesi che governerà il territorio pertinente e la sua comunità. Nulla a che vedere con i risultati nazionali delle concomitanti elezioni europee, anche con quelli cittadini, che hanno decretato un’Italia più attenta a ciò che vuole piuttosto a quello che altre nazioni vorrebbero fargli fare. Un dato preannunciato ma che ha visto scender dal trono “stelle” oggi più partitiche che “movimentate”, restituendo ai Dem parte del loro elettorato. Un bene? Un male? Il Popolo ha scelto ed è Sovrano. Va rispettato. Ha voluto cambiare, avendo negli anni passati scelto ciò che oggi ha bocciato. Tanto alla fine è sempre il Popolo Italiano che paga. Eppure quest’ultimo risultato si è riflesso, in parte, sull’esito delle amministrative. Ovviamente le elezioni di un Sindaco sono tutt’altra cosa, dove l’elettorato s’interfaccia de visu con lui, con chi lo supporta, con chi siederà in Consiglio comunale. È un’elezione dove la percentuale è facile da connotare, uno a uno è il rapporto.

In Capitanata sono stati chiamati a votare diversi comuni, grandi e piccoli. C’è chi oggi ha già il suo sindaco, riconfermato a gran voce dal popolo –sinonimo di buona amministrazione-, chi lo dovrà scegliere tra una settimana, domenica 09 giugno 2019, in seconda tornata nel tanto enigmatico, ballerino e controverso politico, ballottaggio.

In Capitanata, sinteticamente, sono due gli elettorati più roventi che stanno decidendo chi amministrerà i rispettivi comuni. Foggia e Torremaggiore, sia in piazza e tra le vie, sia sui social, si stanno dimostrando molto “caldi” e agguerriti.

A Foggia il risultato della prima tornata ha restituito il dominio del centrodestra di Franco Landella che ha chiuso con 36400 voti, pari al 46,11%, seguito dal centrosinistra “allargato” –anche troppo- di Pippo Cavaliere con 26613 voti, pari al 33,71%. Un gap importante, con 9787 voti che significa un 12,40%, in altre parole, per il rapporto uno a uno sono circa 10 mila elettori, che non sarà facile da mantenere per le dinamiche ballerine, spesso sciatte e clientelari, non socratiche, o maieutiche qualsivoglia dire, come dovrebbero essere in nome del bene comune.

Stessa analisi è per Torremaggiore, dove dal commissariamento per la caduta dell’ex Sindaco Monteleone, avvenuta nel dicembre 2018, sfiduciato dai suoi stessi amici-compagni, oggi vede contrapposte le sempre due coalizioni, centrosinistra e centrodestra. Emilio di Pumpo, per il centrosinistra, con 3638 pari al 38,14%, andrà al ballottaggio con Leonardo De Vita del centrodestra che ha ottenuto 1932 voti pari al 20,26%.

In queste ore nei due comuni foggiani c’è fermento, il clima è rovente. Gli animi sono diventati incandescenti, non tanto per il continuo cercare e consolidamento dei consensi, piuttosto per quelle già descritte non socratiche dinamiche ballerine, spesso sciatte e clientelari, che raggruppano partiti e persone di ogni colore e casacca.

Accade a Foggia, dove la coalizione “cosiddetta –troppo- allargata” di centrosinistra vede raggruppate anime, meglio dire pance, dalla sinistra alla destra, passando per i transfughi civici. Difatti, al ballottaggio Pippo Cavaliere godrà del sostegno -formale o informale che sia, tanto alla fine una collocazione la troveranno gli acchiappavoti- di chi oggi è rimasto fuori dall’assise comunale. Giuseppe Mainiero sotto il 3%, con i suoi 2326 voti, pari al 2,95%, e Giuseppe Pertosa, con 1636 consensi, pari al 2,07%, entrambe di fede politica destra, appoggeranno il candidato sindaco del centrosinistra. Una scelta che sta destando non poche critiche all’interno dell’elettorato, che trovano la sintesi pur di non riavere a Palazzo di Città l’uscente Landella, già sottoposto nei mesi scorsi al fuoco amico e incrociato, ma non silurato per la forte maggioranza che ha saputo mantenere. Si parla di inciuci, accordi che vedrebbero come premio le tante criticate ma poi amate CdA delle partecipate comunali. Tuttavia i conti gli danno ragione, anche se il ballottaggio storicamente ha portato alle urne meno votanti, spesso quelli del centrodestra, più pigri, lasciando spazi vuoti a quelli del centrosinistra specializzati in raggruppamenti multi-specie –anche dette accozzaglie- di persone non propriamente affezionate ma pronte a decidere su aut-aut di altri. Ago della bilancia, obtorto collo, sarà la compagine pentastellata, risultata terza alla prima tornata con il candidato sindaco Giovanni Quarato, ottenendo 11970 preferenze, pari al 15,16%. Le voci dicono che i 5 Stelle foggiani non appoggeranno i due contendenti, altre sussurrano che informalmente potrebbero trovare una vicinanza con Pippo Cavaliere su alcuni temi proposti in campagna elettorale, cosicché da “invitare” liberamente l’elettorato a sostenerlo. E qui la differenza potrebbe essere decisiva. Ma per il M5S c’è un solco da superare: se in Consiglio comunale essere presenti con un Consigliere in più o in meno. Difatti se dovesse essere eletto a Sindaco Franco Landella gli scranni consiliari per i pentastellati sarebbero di uno in più, contrariamente uno in meno. Scelta importante per la rappresentanza politica, seppur di minoranza – quella che vigila e controlla l’operato della maggioranza, materia tanto cara ai pentastellati-, che già fa discutere all’interno del MoVimento e di chi sarà inclusa o esclusa, a parte CdA, sempre rincalzi per gole golose.

Torremaggiore non è da meno da Foggia. Meno problemi di apparentamenti e inciuci sottobanco, giacché il 19,28% di Lino Monteleone, con i suoi 1839 voti, potrebbe decretare la vittoria di Di Pumpo. È una supposizione, vox populi, fatta l’indomani del risultato del 26 maggio e di alcune ultime dichiarazioni rilasciate dall’antagonista De Vita, che con il suo «non me la sento» ha detto a chiare lettere che al ballottaggio correrà con la coalizione della prima tornata, tenendo fede a ciò che ha sempre sostenuto e che socraticamente –qui il termine è appropriato- farà valere per il ballottaggio. Una scelta sul filo di lana ma coerente e che se gli darà ragione otterrà più di quello previsto. Non sappiamo cosa faranno Faienza (voti 1246 con il 13,06%), Saragnese (voti 790 con il 8,28%) e Marangi (voti 93 con il 0,98%), poiché l’ago della bilancia è nelle mani dell’ex, di quel silurato Monteleone che avrebbe voluto riavere lo scranno più alto del Comune e che, pur di rimanere in conto alla politica, potrebbe accontentarsi di un ripiego, anche in Giunta. Non lo sappiamo, sono le dinamiche politiche, le voci di piazza, buone e cattive, anche destabilizzanti, non socratiche perché spesso sciatte e clientelari, scelte ballerine che raggruppano partiti e persone di ogni colore e casacca.

Ma la politica ci ha purtroppo abituati a rivedere scene già viste, con facce già note e poi decisioni che non propriamente rispecchiano i programmi propagandati in quella che chiamano campagna elettorale, dove le promesse rasentano la veridicità, riempiendo l’elettorato di aspettative spesso inevase.

Non azzardiamo risultati, la neutralità giornalistica ci impone –ma lo imponiamo a noi stessi giornalisti per rispetto verso i lettori e la scevra scelta di informarli- a fare l’analisi dei fatti.

Questo però possiamo dirlo all’elettorato: ricordatevi che il Potere è del Popolo, che è Sovrano. Pertanto, abbiate coscienza e conoscenza di quel potere che si chiama Voto. Non vendetevi. Rifiutate quei piatti di lenticchie che escono fumanti all’ultim’ora. Non fatevi abbindolare da promesse fatue e decennali. La pancia è importante ma la testa la governa. 


A cura dei N.O.C.
 
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