L'Editoriale. “Land Art 50”, l’Obelisk e l’incontro UNESCO tra le quattro città dei siti. L’arte pubblica come sostenibilità e legalità. E non mancano le polemiche
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"Obelisk" in piazza (foto A.S.) |
Monte Sant’Angelo #LaCittàdeiDueSitiUNESCO scelta per un’istallazione d’eccezione. Con “Obelisk”, l’opera dell’artista Mustafa Sabbagh, Land Art 50 quest’anno ha voluto fortemente lasciare l’impronta nella città dell’Arcangelo Michele. Oltre a Alberobello, Castel del Monte e Matera, le altre tre città fregiate dall’UNESCO, Monte testimonial dell’arte pubblica, fruibile da tutti, in piazza, all’aperto, sostenibile.
Il 29 e 30 novembre 2019, a Monte Sant’Angelo si è svolto il 4° tavolo Territoriale del progetto Land Art 50. Tema principale è stata la sostenibilità e legalità. Le scuole al centro dei protagonisti del progetto, in particolare oltre 100 alunni dell’Istituto superiore Gian Tommasi Giordani, che hanno preso parte a una sessione di tre ore tenuta dall’artista Sabbagh. «La legalità non vuol dire solo rispettare le leggi, ma riconoscersi nell’altro. Così come l’arte» ha evidenziato l’artista giordano, «Non esiste parlare dell’esistenza dell’arte sociale, per me l’arte è sempre sociale, altrimenti non è arte». Una testimonianza che va oltre la doctrina ars che i ragazzi hanno assistito, diventando parte integrante e attiva di Obelisk, riconoscendosi e perciò rispettandosi l’un l’altro, come, appunto, insegna la legalità.
Nella due giorni montanara hanno preso parte varie figure istituzionali, locali e fuori Monte, imbastendo e poi proponendo una follow-up per il bene del territorio ospitante. Non son mancate le critiche, costruttive, giacché chi di Monte Sant’Angelo vi ha preso parte pare non abbia commentato l’evento, solo presenza istituzionale nella veste dell’assessore al ramo. Una magra figura per una città che meriterebbe red carpet per ogni evento culturale proposto da terzi, gli stessi che con sacrifici cercano di portare cultura laddove latita per distrazioni varie, che oggi attenziona solo ciò che interessa politicamente. È inutile ricordare l’evento artistico di un anno fa, nel Castello, dove un noto artista siriano propose le sue opere pittoriche e l’Amministrazione comunale per una vicenda che dev’essere ancora chiarita in terzo grado rifiutò l’invito, lasciando basiti montanari, critici d’arte, i media e la società civile. Ma son dettagli… secondo loro.
Con Land Art 50 il territorio, inteso come luogo e suolo, diventa la base di un’opera, di un’installazione che tutti possono ammirare, dialogarci intorno, anche criticare, ma costruttivamente, perché in democrazia la libertà di pensiero è linfa vitale, è il seme della cultura, che va alimentato, fatto germogliare, curato e custodito gelosamente, per renderlo pubblico. Quel seme che dovrebbe alimentare cervelli affinché comprenda che l’arte non ha casacche e che fa aprire le menti di chi sa osservare oltre il suo naso, senza arroganza, né permalosità, due vizi che purtroppo stanno inondando comuni importanti e fregiati.
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"Obelisk" al Castello (foto Feliciana Taronna) |
Polemiche, quelle che s’innescano quando c’è poca conoscenza di qualcosa, o anche troppa. Nel caso è esigua. Di Land Art 50 a Monte istituzionalmente se n’è parlato poco. Solo grazie all’impegno dell’Istituto superiore Gian Tommasi Giordani si è conosciuto l’evento. È anche vero che Land Art 50 è un progetto della Regione Puglia e di quella della Basilicata, per festeggiare i 50 anni dell’arte sulla propria terra, la Land Art, e Monte Sant'Angelo quest’anno è stato inserito nel progetto dalla Regione dove si sono svolti anche degli incontri. Pertanto il Comune non ha voce in capitolo, se non quello di fare gli onori di casa, ma adeguatamente e con la dovuta divulgazione. Ciò ha destato interrogativi tra i montanari, che non conoscendo a fondo i particolari del progetto si son chiesti, e lo fanno tuttora, cosa fosse quell’obelisco. È mancata la giusta e corretta informazione istituzionale di un comune che dovrebbe erudire i propri cittadini non solo con il semplice comunicato stampa sul sito comunale (pubblicato il 27/11/2019 “Land Art 50” nei Siti UNESCO di Puglia e Basilicata, 29 e 30 novembre a Monte Sant’Angelo il quarto tavolo territoriale), bensì con pubblicità nelle vie montanare, spiegando loro cosa stesse accadendo. Uno sforzo in più per coinvolgere cittadini meno informatici, che oggi si chiedono ancora la finalità del progetto, chi fosse l'artista, chi l'ha commissionata e maggiormente chi ha sostenuto i costi. Tutte domande lecite, che attendono risposte dal Primo Cittadino per chiudere un cerchio che ha già dato fiato a critiche sui social network.
L’arte è sempre un bene averla, ospitarla, farla, crearla. Ovviamente è utile se supportata da informazioni che possano attrarre, anche turisti. Monte ha bisogno di turisti, non mordi e fuggi ma che si fermino. II contrario è solo autolesionismo ai danni della collettività. Polemiche o critiche l’importante che siano costruttive, che servano a produrre benefici territoriali, senza rancori, perché l’informazione non ne ha e chi la fa è per smuovere coscienze, spesso non sopite ma distratte partiticamente, per ricordare diritti e doveri anche scomodi politicamente ma che servono, almeno di facciata, a non far parlare male del luogo.
L’arte è patrimonio inestimabile di cultura. E se non si ha cultura non si potrà mai capire cosa sia l’arte, perciò divulgarla. Ancor più grave è non commissionarla laddove possa diventare strumento di legalità attraverso il mezzo pubblico. L’illuminazione è uno di questi, Obelisk a parte, ma da queste parti c’è chi non lo comprende, fa finta per esser precisi. Come pure c’è chi prima propone e poi dimentica.
Ad Maiora!
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