Inizio anno di fuoco e sangue a Foggia. Freddato venditore d’auto - NOC Press

Inizio anno di fuoco e sangue a Foggia. Freddato venditore d’auto


Non solo bombe carta, liquidi infiammabili, per bar e negozi presumibilmente attenzionati dalla criminalità organizzata foggiana. L’inizio del 2020 si macchia di sangue. Il primo omicidio lo registra il capoluogo dauno, Foggia, centro apicale della cosiddetta “quarta mafia”, dove la “società” fa e disfa, organizza e comanda, regola le altre della provincia.
Ore 21:30 circa, una moto con due persone in sella affianca una Fiat 500L di color bianco. Si odono colpi d’arma da fuoco, precisamente tre. Dopo il silenzio.

È stata la dinamica, ricostruita dagli inquirenti dopo aver ascoltato alcuni testimoni, dell’agguato mortale che ha ucciso Roberto D’Angelo, 53enne, di Foggia, venditore di auto. Il nome del morto ammazzato non è tra quelli conosciuti come mafiosi dalle Forze dell’ordine. D’Angelo, tuttavia, era censurato per reati minori di oltraggio e contro il patrimonio, figlio di una nota conoscenza dell’antimafia e in particolare della “società” foggiana. La scena è subito parsa raccapricciante. Il volto dell’uomo, classe 1966, trafitto dai tre proiettili. L’omicidio è avvenuto mentre c’era il solito traffico urbano, all’incrocio tra viale Candelaro, via Nenni e via Vittime Civili, direzione centro città, pertanto gli esecutori non hanno avuto timore di esporsi, né tantomeno badare agli effetti collaterali con altre persone. Un modus operandi che ha una firma ben precisa, presumibilmente mafiosa, ma che è al vaglio degli inquirenti. Come lo è l’arma, non ancora definita, poiché sulla scena del delitto non sono stati ritrovati i bossoli, e tutto fa pensare a una pistola a tamburo, un revolver.

La Squadra Mobile della Questura di Foggia è subito accorsa, costatando il decesso di Roberto D’Angelo. Sul luogo anche pattuglie di Carabinieri e, poi, la Polizia Scientifica per i rilievi del caso e l’acquisizione di eventuali filmati dagli impianti di videosorveglianza presenti nell’intera area.

E così si è dato inizio a un altro anno di violenza, di crimini, di sangue, di paura per i cittadini e commercianti, che da tempo, molto, chiedono interventi più determinanti, anche verso le giovani gang che tra botte ai pedoni e vandalismi vari al bene pubblico e privato stanno attanagliando una città e una provincia che ormai è quotidianamente sulle cronache nere nazionali.

Ma chi era Roberto D’Angelo, poco noto ma figlio di Vincenzo? Il padre fu ucciso negli anni ’70 ed era conosciuto con il soprannome “Scipione”, tramandato al figlio oggi ucciso, omonimo di un altro Vincenzo già coinvolto in sparatorie e affari con la mala locale e della provincia, in particolare con quella dell’Alto Tavoliere. Per gli inquirenti si profila un caso di racket, per opera di una delle batterie della "società" foggiana, che tempo fa fece visita, violentemente alla persona, per i loro malaffari. La DDA è già all’opera, mentre la Mobile sta ricostruendo nei dettagli l’omicidio.

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