Al Premier “Agente” Italiano stanno a cuore i Servizi Segreti o i Segreti dei Servizi? - NOC Press

Al Premier “Agente” Italiano stanno a cuore i Servizi Segreti o i Segreti dei Servizi?



“In Italia quello che dovrebbe essere rivisto è il sistema dei controlli sul Capo del Governo, il quale nel caso in cui apponga un segreto che non doveva essere posto, e quindi in violazione di legge, dovrebbe incorrere in responsabilità politiche, cosa che invece non è assolutamente prevista”. 
Sta di fatto che e' stato messo il segreto in casi di strage, e non lo abbiamo mai saputo, e nessun Presidente è mai stato sfiduciato per questo.

Pertanto spieghiamo come funziona il Segreto di Stato e del perchè la delega ai Servizi Segreti sta a cuore “all'Agente Conte”.

Il segreto di stato può essere opposto solo in casi molto gravi, quando cioè la sua rivelazione può mettere in pericolo la tutela della sovranità dello Stato, o mettere in gioco i buoni rapporti con Stati amici o alleati. 

dal 1977 il Presidente del Consiglio è l'autorità nazionale per il segreto di Stato, questo perché i servizi segreti militari avevano abusato del segreto, infatti con l'appoggio americano, in nome della sicurezza dello Stato il Generale De Lorenzo aveva fatto spiare 150.000 persone tra politici e non, la sua attività culmino' con un tentativo di colpo di stato nel 1964, e poi nel 1970 con Miceli a capo del SID ci fu un altro tentativo di golpe. E poi ancora servizi deviati intrecciati con la destra eversiva fino alla P2. 

Il segreto di stato di solito viene opposto dai militari a un'indagine di un magistrato. 

Facciamo un esempio: nella vicenda del Cermis il procuratore di Trento che indagava sulle responsabilità del volo dell'aereo Nato che provocò venti morti, si ritrovò davanti a vari segreti di Stato. E per proseguire le indagini la procura di Trento ha chiesto al presidente del Consiglio Prodi, di sciogliere il segreto. 

Foto: ladige.it Cermis 3 Febbraio'98

Ma ci sono tanti segreti che non sono oggetto di indagini e non si conoscono. 

Ma a chi risponde il presidente del Consiglio? 

Nel caso in cui confermi il segreto deve comunicare al comitato parlamentare gli estremi per cui ha confermato il segreto. 

Il comitato parlamentare è composto da 4 senatori e 4 deputati e ha il compito di controllare eventuali deviazioni dei servizi e eventuali abusi sul segreto di Stato. 

C'è una competenza del comitato parlamentare, il quale a maggioranza assoluta dei suoi membri può dire al presidente del Consiglio che sta sbagliando, che non doveva opporre il segreto di Stato in tale materia, oppure confermare quello che ha deciso il presidente del consiglio dei Ministri. 

Ma diciamo che di solito la maggioranza parlamentare che sostiene il presidente del Consiglio ha una certa influenza, per cui il Comitato è difficile che dica al Presidente di essersi sbagliato. 

Ciò significa che il Parlamento non metterà mai sotto accusa il Presidente del Consiglio, quindi ancora oggi la possibilità di indagare o meno dipende dalla volontà della maggioranza parlamentare di turno. 

Sul caso del Cermis è stato possibile capire cosa era successo perché Prodi tolse il segreto. Le cose sono andate diversamente nel caso della strage dell'Italicus. Il fatto avvenne nell'agosto del 74, la legge ricordiamo, cambia tre anni dopo, ma nell'84, il Magistrato che svolse le indagini si trovò di fronte allo stop dell'allora Presidente del Consiglio. 

Sulle indagini per scoprire i colpevoli, il Pubblico Ministero chiese, 10 anni dopo, informazioni al direttore dei Servizi Segreti. 


Nella specie il Pubblico Ministero intendeva conoscere se effettivamente un terrorista neofascista fosse fonte dei servizi segreti; questa notizia aveva una rilevanza notevole nelle indagini perché si sarebbe accertato che un personaggio della P2 e che garantiva terroristi neofascisti alibi falsi in occasioni di attentati, si sarebbe accertato chi fosse, come si trovasse al centro di questo sistema di coperture, che era un uomo di Licio Gelli, reclutatore di militari, e invece tutto questo svanì perché venne apposto il segreto di Stato. 

Non a caso il Pubblico Ministero in modo inusuale si rivolse direttamente ai Servizi per chiedere lumi, ma gli fu risposto dall’allora Presidente del Consiglio “Tu lì non puoi indagare”. 

Anche perché gli allora vertici dei servizi erano tutti appartenenti alla loggia P2. Allora era presidente del Consiglio dei Ministri, l'onorevole Bettino Craxi. 

E dei 14 morti e svariati feriti dell’Italicus non si è mai saputo niente, perché quell'indagine non è stata mai risolta. 




Foto: mondi.it strage Italicus


Ma veniamo ai giorni nostri 

La legge n. 124/2007 del 3 agosto, “Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto”, pone per la prima volta il Presidente del Consiglio dei Ministri a capo dei servizi informativi e stabilisce che sia lui stesso a nominare direttore e vicedirettori delle varie agenzie e coordinare le politiche dell’informazione per la sicurezza. 

Il capo del governo in via esclusiva può detenere l’alta direzione e la responsabilità della politica dell’informazione per la sicurezza, l’apposizione e la tutela del segreto di Stato, determinare l’ammontare annuo delle risorse finanziare, provvedere al coordinamento dei servizi e impartire le direttive. 

Quindi di fatto la legge sancisce che il Capo del Governo detenga la delega ai servizi segreti in via esclusiva. E questo non è di poco conto tant'è che Matteo Renzi ne fa un proprio cavallo di battaglia nel chiedere al Premier di non concentrare i poteri politici e amministrativi negli organismi centrali dello Stato e quindi di rimettere la delega nelle mani di altra persona distribuendo il potere tra più organi. 


Il Premier a tale richiesta controbatte rifiutandosi dicendo che non disponendo di nessun partito politico non potrebbe assegnare la delega a tale partito, come è sempre avvenuto in passato e se lo facesse destabilizzerebbe l'intero settore, perchè il rischio sarebbe di avere un comparto anomalo, a due teste. 

Il Senatore Toscano però alla motivazione del Premier ha riportato alla mente di Conte che alcuni casi in passato dimostrano il contrario, come quando Gianni Letta durante il Governo Berlusconi o Gianni De Gennaro con Mario Monti. Letta e Renzi scelsero Marco Minniti mentre Paolo Gentiloni tenne la delega per sé proprio come oggi Conte. E invita il Premier a trovarsi un uomo di fiducia, anche un tecnico andrebbe bene. L'importante che per Renzi quella delega viene lasciata. 

Ma perchè il Premier non molla? 

Non molla per diverse ragioni ipotizzabili e la prima su tutte interessa l'ipotetico sostegno del Premier nel Russiagate, difatti il Premier a suo tempo autorizzò Gennaro Vecchione Direttore del DIS (Il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) è l’organo di cui si avvalgono il Presidente del Consiglio dei ministri e l’ Autorità delegata per l’esercizio delle loro funzioni e per assicurare unitarietà nella programmazione della ricerca informativa, nell’analisi e nelle attività operative di AISE e AISI) affinché desse tutti i supporti possibili finanche utilizzando l'Aisi (servizio segreto interno) e l'Aise (servizio segreto esterno) a Durham e Barr. che stavano facendo per Trump contro indagini sul Russiagate avendo nel mirino i democratici e l’Fbi. Si ricorderà che Aisi e Aise fecero grandi ricerche su tal Mifsud, transitato per la Link University di Vincenzo Scotti. 


difatti l'estate del 2019, William Barr venne due volte a Roma: la prima volta incontra il capo del Dis, il coordinamento dei Servizi, Gennaro Vecchione, la seconda i capi delle due agenzie, Luciano Carta e Mario Parente. Poche settimane dopo, arriva nella Capitale il capo della Cia, Gina Haspel, incontra prima Conte e poi l'ex capo dell'Aise, Alberto Manenti. Gran traffico di «barbe finte», e al centro un solo tema: portare alla luce la manovra che quattro anni prima la Cia fazione Obama avrebbe ordito per sabotare la campagna elettorale di Trump. Giuseppe Conte ha sempre negato un suo coinvolgimento: ma il suo commento dell'altra sera all'invasione del Campidoglio, in cui si guardava bene dall'indicare Trump come mandante morale, ha risollevato le voci sulla sua dimestichezza con l'inquilino (quasi ex) della Casa Bianca. 

Atteggiamento, questo, del Premier Italiano che ha Evidentemente suscitato le simapatie di Trump, tanto da divenire così bonario con Conte per questa apertura che adesso col cambio di presidente diventa molto imbarazzante. 

questa una delle versioni che circolano e che come si suol dire "tengono banco", ma nel prossimo articolo daremo una versione diversa totalmente opposta a questa. 



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