MYANMAR (ex Birmania): COLPO DI STATO ma l’esercito promette, nuove elezioni dopo stato emergenza : “Saranno 'libere e regolari” - NOC Press

MYANMAR (ex Birmania): COLPO DI STATO ma l’esercito promette, nuove elezioni dopo stato emergenza : “Saranno 'libere e regolari”


Mappa del Myanmar (ex Birmania)



Colpo di Stato in Myanmar (ex Birmania): tutti i poteri in mano all’esercito birmano e al generale Min Aung Hlaing, capo delle forze armate.



Generale Min Aung Hlaing


L’esercito, tramite la tv da loro gestita, ha fatto sapere di voler indire elezioni “libere e regolari” entro un anno, e nel frattempo ha imposto uno stato di emergenza e ha affidato la presidenza ad interim all’ex generale Myint Swe, uno dei due vicepresidenti in carica, alleato con i militari.


Ex generale Myint Swe


Il colpo di stato è avvenuto nel giorno in cui il parlamento del Myanmar avrebbe dovuto riunirsi per la prima volta dopo le elezioni.

L’esercito ha arrestato la leader del partito che era al governo Aung San Suu Kyi (nobel per la pace nel 1991), che comunque tramite il portavoce del partito, ha inviato un messaggio al suo popolo: «Esorto la popolazione a non accettarlo, a rispondere e a protestare con tutto il cuore contro il colpo di Stato dei militari», secondo quanto riporta la Bbc. Pare che oltre alla leader del partito siano stati arrestati altri esponenti di spicco.



Aung San Suu Kyi


Interrotti i canali Tv, telefoni e comunicazioni internet rendendo difficile ottenere informazioni su quello che realmente sta accadendo in queste ore.

Il colpo di Stato ha portato a chiudere, fino a nuovo ordine, anche tutte le banche del paese, sospendendo anche i servizi di prelievo automatici.

Era una situazione già nell’aria da qualche giorno, in effetti il capo delle forze armate birmane, il generale Min Aung Hlaing, fin da subito aveva sostenuto che nelle elezioni tenute lo scorso 8 novembre ci fossero stati brogli e irregolarità che la commissione esaminatrice non aveva riscontrato, e che perciò l’esercito doveva intervenire.

Le elezioni – le seconde dalla fine del regime militare, nel 2011 – erano state vinte dalla Lega nazionale per la democrazia (NLD), il partito di Aung San Suu Kyi, (aveva trascorso quasi 15 anni in detenzione tra il 1989 e il 2010, era stata poi acclamata a livello internazionale come un faro della democrazia e ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1991).

L’NLD aveva ottenuto una vittoria schiacciante, in quanto sostenuta dalla popolazione, ma tuttavia, a livello internazionale da tempo era molto criticata per aver negato l’esistenza del genocidio della minoranza musulmana dei Rohingya. Ex sostenitori l'avevano accusata di rifiutarsi di condannare i militari e di ammettere resoconti di atrocità, ed infatti Stati Uniti, una delegazione dell’Unione Europea e l’Onu venerdì scorso avevano sollecitato la Birmania ad aderire a degli standard democratici,

Dopo l’annuncio del colpo di Stato, molte le prese di posizione a partire dall’Alto rappresentante dell'Ue, Josep Borrell, su Twitter: "Condanno fermamente il colpo di stato dei militari" in Birmania "e chiedo un immediato rilascio dei detenuti. I risultati elettorali e la costituzione devono essere rispettati. Il popolo" della Birmania "vuole la democrazia. L'Ue è con loro".

"Condanno il colpo di Stato e l'incarcerazione illegale di civili, compresa Aung San Suu Kyi, in Birmania - ha twittato il premier britannico Boris Johnson -. Il voto del popolo deve essere rispettato e i leader civili rilasciati".

Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha condannato «con forza» il colpo di Stato militare “Il Segretario generale condanna con forza l'arresto del consigliere di Stato Aung San Suu Kyi, del presidente Win Myint e di altre leader politici alla vigilia della sessione di apertura del nuovo Parlamento di Myanmar”, ha detto il portavoce di Guterres, Stephane Dujarric. “Questi sviluppi rappresentano un grave colpo alle riforme democratiche a Myanmar”, ha aggiunto. Le elezioni di novembre hanno affidato alla Lega nazionale per la democrazia di Suu Kyi un mandato forte, prosegue Dujarric, affermando che il voto ha “riflettuto la volontà chiara del popolo di Myanmar di continuare il percorso per le riforme democratiche”.


Foto: Antonio Guterres (ONU)

Anche l'Italia “condanna fermamente l'ondata di arresti in Myanmar e chiede l'immediato rilascio di Aung San Suu Kyi e di tutti i leader politici arrestati”. Lo si legge in una nota della Farnesina. “La volontà della popolazione è chiaramente emersa nelle ultime elezioni e va rispettata. Siamo preoccupati per questa brusca interruzione del processo di transizione democratica e chiediamo che venga garantito il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali”.

Gli Stati Uniti hanno condannato il colpo di stato , affermando che "si oppongono a qualsiasi tentativo di alterare l'esito delle recenti elezioni".
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha chiesto il rilascio di tutti i detenuti e ha detto che gli Stati Uniti "sono dalla parte del popolo birmano nelle loro aspirazioni alla democrazia".


Dopo aver ottenuto l'indipendenza dal Regno Unito nel 1948, la Birmania è stata governata dapprima democraticamente, poi, in seguito a un colpo di Stato nel 1962, da una dittatura militare. A partire dal 2010, il governo militare birmano ha attuato una serie di graduali riforme politiche, instaurando un governo civile, scarcerando gli oppositori politici tra cui Aung San Suu Kyi, leader della Lega Nazionale per la Democrazia, e convocando libere elezioni parlamentari.

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