Nasce a Bari uno sportello d’ascolto per le vittime di Revenge porn - NOC Press

Nasce a Bari uno sportello d’ascolto per le vittime di Revenge porn

 

Foto: Antenna Sud


Grazie ad un protocollo d’intesa, della durata di 2 anni, sottoscritto tra l’associazione “Gens Nova” e il Comune di Bari (assessorato al Welfare), è stato istituito uno sportello di ascolto e di orientamento legale per le vittime di “revenge porn” nella sede dell'associazione 'Gens Nova' di Bari.

Sarà attivato anche un numero telefonico (340.5600875) raggiungibile tutti i giorni, dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20.

L’attività dello sportello sarà anche di aiuto gratuito nel cancellare video o immagini diffuse senza il consenso degli interessati, che diventano vittime, oltre che favorire percorsi di sensibilizzazione presso le scuole, gli operatori scolastici e sociali.

Purtroppo la cronaca, negli ultimi tempi, riporta sempre più casi dove si verifica che immagini intime vengano diffuse o a scopo di vendetta contro l’altro o semplicemente per “ragazzate”.

Per il presidente di "Gens Nova", l'avvocato Antonio La Scala, si tratta di una "iniziativa utile e assolutamente indispensabile non solo per la notevole diffusione del sexting e del revenge porn, ma soprattutto per la scarsa conoscenza delle conseguenze di questi due fenomeni che, voglio ricordarlo, sono prima di tutto reati puniti con la reclusione".

Ma quando parliamo di sexting e di revenge porn in pratica cosa intendiamo?

Il “sexting”, nato dalla fusione delle parole inglesi sex (sesso) e texting (inviare messaggi elettronici), non è altro che la condivisione di contenuti di carattere sessuale tra utenti (dall’invio di messaggi sessualmente espliciti a fotografie e video di carattere esplicito), sfruttando l’uso di mezzi digitali, in particolare lo smartphone, le reti sociali e le piattaforme di messaggistica.

Questa pratica è particolarmente diffusa tra gli adolescenti, che molto spesso, non si rendono conto, fino in fondo delle conseguenze delle loro azioni e dei rischi connessi all’invio di tale materiale. 

E molto spesso ignorano che l’eventuale condivisione di contenuti di questo tipo appartenenti a utenti minorenni (anche se condivisi da altri minori) costituisce il reato di diffusione di materiale pedopornografico.

In base a quanto emerge dai dati di Generazioni Connesse (un progetto promosso dalla Commissione Europea e coordinato dal MIUR), il 6% dei ragazzi con un’età inferiore ai 14 anni avrebbe inviato foto intime tramite messaggio privato. Si parla quindi anche di preadolescenti, che difficilmente hanno una piena consapevolezza dei pericoli che si nascondono dietro allo schermo.

Il “revenge porn” implica la diffusione di video e foto a sfondo sessuale, con un preciso scopo, quello di rovinare la reputazione della vittima. Molto spesso accade quando si rompe un rapporto e la cosa non viene accettata dalla controparte, che si vendica pubblicando e condividendo selfie, video, conversazioni a carattere sessuale.

E’ un reato ed è punibile anche chi solo minaccia di diffondere materiale privato per incutere spavento nell’altro e in qualche modo condizionarlo.

Purtroppo le conseguenze a volte hanno determinato casi di suicidio delle vittime.

Il messaggio che occorre far passare è che intanto, si dovrebbe limitare l’invio di questo tipo di materiale, che una volta finito in rete è difficile da cancellare e in ogni caso la vittima, deve sapere che non è colpevole, ma deve denunciare chi commette tali atti,.

Il dovere di vigilare appartiene a tutti noi.

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