Arrestato un allevatore che utilizzava collari elettrici durante la caccia
I Carabinieri Forestali delle Stazioni di Campello sul Clitunno (Pg) e Cerreto di Spoleto avevano denunciato un uomo che è stato colto in flagranza di reato dai militari durante un controllo caccia nella zona montana fra Campello sul Clitunno e Cerreto di Spoleto; aveva il telecomando appeso al collo e pronto all’uso per attivare la scarica elettrica sul collare indossato dagli animali in modo da correggere eventuali comportamenti scorretti della muta
L’uomo, un settantenne, è stato ritenuto responsabile del reato di detenzione in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze per aver utilizzato i collari elettrici su quattro segugi.
Si sono avviate indagini e durante le perquisizioni presso l’abitazione sono stati rinvenuti e sequestrati n. 14 radiocollari (alcuni rotti) ma tutti di proprietà e nella disponibilità del cacciatore.
Per accertare le condizioni di salute di tutti i cani di proprietà del cacciatore e per le valutazioni sulle conseguenze fisiche e comportamentali da questi subite e dovute all’uso di scariche elettriche, i Carabinieri Forestali si sono avvalsi della collaborazione dei Servizi Veterinari della USL Umbria 2 di Spoleto e della consulenza di personale del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Perugia, per gli aspetti rilevanti in materia di medicina comportamentale, etologia e benessere animale.
Il cacciatore è stato segnalato all’AG competente per il reato previsto dall’art. 727 c.p. (detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze) punibile con la pena dell’arresto fino ad un anno o con l’ammenda fino a 10.000 euro in quanto l’uso del collare a impulsi elettrici concretizza una forma di addestramento fondata esclusivamente su uno stimolo doloroso tale da incidere sull’integrità psicofisica dell’animale.
La condotta del cacciatore è infatti in palese contrasto con quanto previsto dalla Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia (recepita ormai da tempo dallo Stato Italiano) la quale all’art. 7 prevede che: “Nessun animale da compagnia deve essere addestrato con metodi che possono danneggiare la sua salute ed il suo benessere, in particolare costringendo l’animale ad oltrepassare le sue capacità o forza naturale, o utilizzando mezzi artificiali che causano ferite o dolori, sofferenze ed angosce inutili”.
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