Bari: arrestato gip di Bari e avvocato penalista per corruzione - NOC Press

Bari: arrestato gip di Bari e avvocato penalista per corruzione


Foto: Il Fatto quotidiano





Su disposizione del gip di Lecce che ha accolto le richieste cautelari della Dda, sono stati arrestati e condotti in carcere il gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, e l'avvocato penalista barese Giancarlo Chiariello.

De Benedictis circa due settimane fa aveva manifestato l’intenzione di lasciare la toga suscitando non poco clamore sulla stampa locale, dal momento che ancora non se ne conoscevano le ragioni, nei giorni scorsi ha presentato richiesta di dimissioni dalla magistratura.

Entrambi sono accusati di aver stretto un accordo corruttivo in base al quale il giudice avrebbe emesso, in cambio di denaro, provvedimenti di scarcerazione in favore degli assistiti dell'avvocato Chiariello.

Il denaro veniva consegnato presso l'abitazione e lo studio del legale, o anche all'ingresso di un bar vicino al nuovo Palazzo di Giustizia di Bari, dopo di chè il giudice emetteva provvedimenti "de libertate" favorevoli agli assistiti dell'avvocato Chiariello, tra i quali un indagato arrestato oggi.

I beneficiari dei provvedimenti del gip, sono in gran parte appartenenti a famiglie mafiose o legate alla criminalità organizzata barese, foggiana e garganica, i quali potendo contare sullo sperimentato accordo corruttivo tra il giudice e l’avvocato di cui sopra, (circostanza peraltro nota da tempo nell’ambiente criminale per come riferito dai collaboratori di giustizia), in cambio della corresponsione di somme di denaro, riuscivano ad ottenere provvedimenti di concessione di arresti domiciliari o remissione in libertà, pur essendo sottoposti a misura cautelare in carcere per reati anche associativi di estrema gravità, che gli consentivano di rientrare nel circuito criminale, con indubbio vantaggio proprio, del difensore e delle stesse organizzazioni criminali.

Nel corso dell’attività captativa sono state registrate conversazioni in cui il gip barese e Chiariello discutono sulle strategie più idonee affinché il giudice possa motivare i provvedimenti più favorevoli ai clienti del predetto avvocato, contano il denaro poi consegnato al De Benedictis, ovvero discutono sugli importi da imputare alla corruzione (ciò tanto all’interno dell’ufficio del GIP tanto all’interno dell’ascensore del palazzo ove il Chiariello abita, presso i quali gli indagati si sono ripetutamente incontrati e sono stati ripresi, con contestuale registrazione delle conversazioni, dalle telecamere nei pressi installate).

La data chiave per l’inchiesta è il 9 aprile, quando De Benedictis quando è stato trovato in possesso – secondo la Dda – di una tangente di circa 6mila euro ricevuta poco prima da Chiariello. 

Il prezzo della corruzione era dovuto per la concessione degli arresti domiciliari in favore di Ippedico Antonio, attinto da precedente ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere per il reato di cui all’articolo 416 bis c.p., e successivamente collocato agli arresti domiciliari.

Il giudice, subito dopo, ha presentato al Csm richiesta di dimissioni dalla magistratura perché provava “vergogna“. La perquisizione è stata poi estesa anche all’abitazione del magistrato dove, nascoste in alcune prese per derivazioni elettriche, sono state sequestrate numerose mazzette di denaro per importi variabili tra 2mila e 16mila euro (per un totale di circa 60mila), ritenute dagli inquirenti frutto della corruzione.

Nell'indagine della Dda di Lecce sono indagate numerose altre persone nei confronti delle quali sono in corso perquisizioni.

Le indagini si basano su intercettazioni telefoniche e ambientali, videoriprese in uffici e ambienti interni ed esterni, pedinamenti, dichiarazioni di collaboratori di giustizia, esame di documentazione, perquisizioni e sequestro di ingenti somme di denaro contante.

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