Quando "Il Sazio non crede al Digiuno" è una sconfitta sociale [VIDEO] - NOC Press

Quando "Il Sazio non crede al Digiuno" è una sconfitta sociale [VIDEO]




L'editoriale

"Il sazio non crede al Digiuno", questo proverbio è molto attuale, significa che chi non ha mai vissuto la fame, chi sta bene, non crede al malessere che prova chi invece ha quel tipo di disagio


E passato un anno da quando abbiamo scoperto che un nemico invisibile poteva fare più danni di un esercito con armi da fuoco.

Un esercito lo si può bombardare, ma un virus, abbiamo imparato che anche se bombardato è capace di variare, di dare vita ogni giorno a nuovi virus invisibili, ma non per questo meno dannosi di un esercito.

E con il suo arrivo, il Covid-19, ha cambiato le nostre abitudini, i nostri stili di vita, ci ha costretti anche a reinventarci.

Ma ha anche colpito la nostra economia, il lavoro di tutti i giorni e c’è stata un’impennata della tecnologia. Noi che eravamo un popolo poco smart abbiamo adottato lo smart working, la didattica a distanza, le riunioni tramite zoom, meet ed altre piattaforme.

I film, i concerti in streaming, le videochiamate, gli appuntamenti sui social, i cibi da asporto, il caffè da asporto.

A prima vista sembrerebbe che, in fondo, ce la stiamo cavando piuttosto bene.

Ma è proprio così?

In effetti le cose non sono così idilliache.

Ci sono mestieri, attività che non si possono fare con lo smart working.

Immaginate un muratore che costruisce una casa con lo smart working, o un barbiere che vi tagli i capelli a distanza, o un panettiere, o un dentista o un ortolano, o un cameriere.



Insomma una miriade di attività che hanno bisogno della presenza, ma poiché la salute è al primo posto e con essa la vita, per alcune attività sono state previste chiusure e restrizioni in cambio di un ristoro.

E sicuramente, anche se a volte si è trattato di restrizioni della propria libertà, considerando i morti che si sono avuti, è stato doloroso, ma giusto e necessario chiudere.

E si è cominciato con quei famosi discorsi in cui si chiede il sacrificio di una nazione. Ma fino a quando tali richieste potranno essere considerate giuste, se, chi chiede il sacrificio, per primo non dà l’esempio?

Sicuramente non è facile in situazioni come queste, prendere decisioni tali da poter soddisfare tutti, ma quando una persona comune che con il suo lavoro faceva sopravvivere se stesso e la sua famiglia, si ritrova dopo un anno, ancora a doversi sacrificare, mentre nella tv, passano a dire la loro opinione virologi, politici di destra e di sinistra, commentatori vari, tutti bravi a suggerire proposte, a dare ricette, beh questa persona non è più disposta a sentire i consigli di chi non ha rinunciato, nemmeno in minima parte, nemmeno per dare un segno vero di solidarietà, a una piccola percentuale del suo stipendio.

I ristori, di cui tanto si sente parlare, ma che nella realtà ristorano poco e non tutti.

E se l’uomo medio non riesce più a trovare dignità nel lavoro, potremmo anche assistere a suicidi, a depressioni, se non addirittura a rivolte anche contro l’amico che ha uno stipendio garantito.

Come sempre in questi casi ci sarà chi si sarà arricchito diventando ancora più ricco e chi invece dovrà continuare a sbattersi per sopravvivere.

Lo Stato dov’è? Lo stato siamo noi cittadini che lo abitiamo e che abbiamo delegato il nostro diritto di rappresentarci a chi oggi siede in parlamento, provoca crisi di governo, fa scaramucce, rinuncia ai suoi ministri o decide di unirsi per il “bene comune”.

Ma forse come sempre avviene in questa nostra “cara Italia” “adda passà a nuttata” e poi dimenticheremo, mentre una mafia sempre più legalizzata e pulita continuerà a tirare le fila e a muovere capitali e risorse all’interno di un microcosmo dove pochi decidono per molti.


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