Toscana: Blitz contro ‘ndrangheta in Toscana: 23 arresti. “Rifiuti tossici concerie sotto strada regionale” [VIDEO] - NOC Press

Toscana: Blitz contro ‘ndrangheta in Toscana: 23 arresti. “Rifiuti tossici concerie sotto strada regionale” [VIDEO]


Foto: Corriere Fiorentino



Dalle indagini condotte dai carabinieri di Firenze, coordinati dalla locale Dda, è emerso che dei rifiuti tossici sono stati smaltiti nascondendoli sotto le strade della Toscana durante i lavori di realizzazione di arterie stradali, i cui lavori erano sotto il controllo della ‘ndrangheta.

L’indagine ha portato a 23 arresti stroncando più attività criminali riconducibili alla ‘ndrangheta infiltratasi nell’intera Toscana. Tra gli altri reati traffico di droga ed estorsione.

Uno dei principali filoni dell’inchiesta è tuttavia riconducibile proprio all’illecito smaltimento dei rifiuti delle concerie. In particolare alla gestione di rifiuti reflui e fanghi industriali prodotti nel distretto conciario tra le province di Firenze e Pisa.

E nell’inchiesta sui reati ambientali e gli sversamenti degli scarti del comparto conciario di Santa Croce Sull’Arno, in provincia di Pisa, finiscono anche i nomi del capo di gabinetto del presidente della Regione Toscana, Ledo Gori, e l’ex presidente della Provincia di Pisa, oggi consigliere regionale del Pd, Andrea Pieroni. Entrambi risultano indagati per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio nell’inchiesta condotta dalla Dda di Firenze che ha portato oggi a sei arresti e che coinvolge diversi imprenditori, alcuni dei quali considerati legati alle cosche di ‘ndrangheta.

Le indagini dei Carabinieri Forestali hanno evidenziato che le ceneri derivate dai fanghi hanno concentrazioni di inquinanti tali da non poter essere riutilizzati in attività edilizie di riempimento di rilevati (tipo stradali) o ripristini ambientali. Invece, erano inviati a un impianto di produzione di materiali riciclati che provvedeva a miscelare questo rifiuto con altri inerti e a classificarlo materia prima per l’edilizia, con pericolo di contaminazione del suolo e delle falde




La procura distrettuale antimafia ritiene che Gori abbia svolto il ruolo di intermediario tra l’Associazione dei Conciatori e i vertici della Regione, seguendo personalmente pratiche, spostamenti di dirigenti e la redazione di leggi. 

Secondo l’ipotesi accusatoria, Gori ha “agevolato” l’Associazione dei Conciatori “nel rilascio delle concessioni autorizzative e nelle emissioni di provvedimenti normativi, nonché ostacolando i controlli dell’autorità”. Simili contestazioni sono formulate nei confronti del funzionario regionale Bernini. 

Gori, ritengono i magistrati, aveva “incondizionata disponibilità ad assecondare i vertici” dell’Associazione dei Conciatori nella loro “attività criminosa” in materia ambientale. 

Sempre secondo la procura distrettuale antimafia, che ha condotto le indagini anche sulla base di intercettazioni, Gori avrebbe assecondato le richieste dell’associazione di conciatori in cambio del loro impegno a sostenere la sua riconferma nel ruolo apicale della Regione presso il nuovo presidente Eugenio Giani. 

Nelle carte del gip si cita anche il contratto da oltre 100mila euro da mantenere per la funzione del capo di gabinetto. Per sostenere Giani, che non risulta indagato, l’Associazione dei Conciatori e i suoi imprenditori e lo stesso sindaco di Santa Croce avevano posto la condizione che fosse confermato nel suo ruolo Gori. Pressioni che, secondo chi indaga, sono arrivate anche dalla sindaca Deidda direttamente sul presidente Giani. 

Sono state eseguite oggi anche delle perquisizioni da parte dei carabinieri forestali e del Noe negli uffici della Regione Toscana e del Comune di Santa Croce

Nel registro degli indagati anche il sindaco di Santa Croce sull'Arno (Pisa), nonché presidente del consorzio tecnologico conciario Po.Te.Co, Giulia Deidda, con l'accusa di associazione a delinquere per presunti reati di traffico di rifiuti e inquinamento relativi allo smaltimento di fanghi delle concerie. 

L'inchiesta dei carabinieri è connessa a indagini su infiltrazioni della ‘ndrangheta in Toscana e sul coinvolgimento di alcuni esponenti dell'Associazione Conciatori di Santa Croce. Per la Dda di Firenze, Giulia Deidda avrebbe favorito un gruppo criminale nominando i consulenti in materia ambientale tra quelli graditi al consorzio Aquarno, ente finito al centro delle indagini. 

Sempre per la Dda, Giulia Deidda si sarebbe impegnata in prima persona per fare in modo che, ai vertici degli enti di controllo sulle attività dell'impianto di depurazione dello stesso consorzio Aquarno, fossero nominate persone gradite ai conciatori

Nelle indagini dei carabinieri del Ros e del Noe di Firenze, spunta la ditta omonima di Graziano Cantini (da ieri in carcere) e un suo «factotum»: si tratta di Nicola Verdiglione, calabrese di 46 anni (da ieri in carcere). 

Cantini e Verdiglione, hanno una ditta attiva nel settore movimento scavi e inerti. Ma gli intrecci portano però più avanti perché — sostengono i carabinieri — Cantini e Verdiglione sono amici di Nicola Chiefari, Domenico e Bruno Vitale che vivono tra l’Aretino e Pisa e sarebbero malavitosi legati al clan Gallace, spiegano gli inquirenti. 

Sono proprio loro a costringere un imprenditore a rinunciare alla commessa in favore di Graziano Cantini. «Se l’imprenditore si comporta bene un pezzo di pane c’è per tutti». Si scopre anche come il titolare dell’impianto di trattamento abusivo di materiali riciclati dai reflui e dai fanghi delle concerie di Santa Croce sull’Arno (Pisa), il calabrese Francesco Lerose (ai domiciliari), sia anche lui «in stretto contatto con ambienti di spessore criminale della cosca Gallace, i quali avevano preso il controllo del subappalto del movimento terra per la realizzazione del V lotto della Strada regionale 429 Empolese-Valdelsa». 

Grazie a questi contatti e infiltrazioni sarebbero stati smaltiti abusivamente nella costruzione della strada circa 8.000 tonnellate di rifiuti contaminati.

Secondo questo filone dell’inchiesta, che ha portato all’arresto di sei persone tra Toscana, Calabria e Umbria, le ceneri di risulta dei rifiuti conciari classificati ‘Keu', cioè altamente inquinanti, sarebbero state miscelate con altri materiali e riutilizzate in attività edilizie sotto il controllo di aziende riconducibili alle cosche di ‘ndrangheta. 

Un altro filone ha riguardato il narcotraffico internazionale che ha portato al sequestro totale di circa 191 chili di cocaina tra il 2017 e il 2019 nel cui contesto è maturato a cura dei carabinieri di Livorno e del Ros l'arresto del latitante Francesco Riitano nell'agosto 2019. 

L’inchiesta ha portato all'esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare, per un totale di 17 arresti che hanno colpito imprenditori contigui alla cosca Gallace. Sono gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all'estorsione, illecita concorrenza con violenza e minaccia, sub-appalto irregolare ed altro, nonché associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, favoreggiamento, il tutto aggravato sia dal metodo mafioso che dall'avere agevolato la cosca Gallace. L'approvvigionamento di cocaina da parte della cosca e la successiva distribuzione in Toscana ruotava attorno al porto di Livorno.

Sono state eseguite due ordinanze di custodia cautelare, per un totale di 17 arresti che hanno colpito imprenditori contigui alla cosca Gallace di Guardavalle (Catanzaro).

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