Napoli: blitz dei Ros, indagati per fornire documenti falsi a immigrati clandestini (VIDEO)
Questa mattina il Ros, col supporto in fase esecutiva dei carabinieri di Napoli, nell'ambito dell'operazione Mardan ha dato esecuzione a un'ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal Tribunale di Napoli, nei confronti di 14 soggetti [uno in carcere, 2 ai domiciliari e 11 obblighi di dimora (tra cui nr. 8 soggetti di nazionalità pakistana di cui 5 attualmente irregolari sul territorio italiano) e nr. 3 soggetti italiani dediti alla creazione di documentazione lavorativa falsa], ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, corruzione, falso ideologico e materiale.
Le indagini sono state avviate all'indomani dei gravissimi attentati terroristici che hanno colpito, tra il 2015 e il 2016, Francia e Belgio: il 7 gennaio 2015 a Parigi veniva attaccata la sede del giornale satirico Charlie Hebdo, il 13 novembre 2015 avveniva un attacco multiplo al teatro Bataclan, allo Stade de France ed a tre ristoranti parigini, il 22 marzo 2016 avvenivano degli attacchi simultanei all'aeroporto e ad una stazione della metro a Bruxelles, il 14 luglio 2016 a Nizza un soggetto a bordo di autocarro investiva volontariamente la folla presente sulla Promenade des Anglais.
A coordinare le indagini è stata la Procura di Napoli che contesta anche il reato di corruzione.
A capo dell’organizzazione c’erano il pakistano Iqbal Naveed (proprietario anche dell’internet point sequestrato), per il quale è stato disposto il carcere, e il marocchino Lahoussine Chajaoune, per il quale il gip ha disposto i domiciliari.
L’organizzazione si estendeva oltre i confini italiani: gli indagati erano infatti in contatto con persone residenti in Belgio e Francia.
La documentazione falsa per i permessi di soggiorno, stampata a Napoli, veniva anche fatta pervenire a persone residenti in quei Paesi. Ovviamente tutto dietro compenso. La base dell’organizzazione era stata collocata nell’internet point di Naveed.
L'indagine ha permesso di documentare - si legge in una nota - l'esistenza e operatività nel capoluogo partenopeo di un'organizzazione - composta da cittadini di nazionalità afghana, pakistana ed italiana - dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina di extracomunitari pachistani, indiani, tunisini, marocchini, afghani, ucraini e russi, in alcuni casi provenienti da aree di crisi.
Il sodalizio, dietro compenso, ha favorito l'ingresso/permanenza sul territorio nazionale - e conseguentemente in tutta l'area Schengen - di extracomunitari privi dei requisiti per l'ottenimento del permesso di soggiorno.
Peraltro l'organizzazione estendeva la propria operatività fuori dei confini nazionali: è emerso, infatti, come gli indagati, in contatto con soggetti localizzati in Belgio e Francia, riuscissero ad ottenere la regolarizzazione a Napoli di extracomunitari dimoranti in quegli stati ai quali veniva materialmente recapitato il documento di soggiorno italiano previa corresponsione del compenso.
Gli approfondimenti investigativi hanno consentito di individuare in un internet point di Napoli la base logistica dell'organizzazione che, soprattutto attraverso la creazione di documenti falsi (certificati di residenza, dichiarazione di ospitalità , certificati di conoscenza lingua italiana, contratti di lavoro, iscrizione a camera di commercio come commerciante, dichiarazione reddituale fasulla, nulla osta alloggiativo) riusciva a conseguire titoli abilitativi alla permanenza nel territorio nazionale.
Tra gli arrestati risulta esserci anche un pubblico dipendente, P.A., di 65 anni, di una Municipalità del Comune di Napoli che in qualità di addetto al settore rilascio e rinnovo delle carte di identità - all'emissione di certificati di residenza o presa in carico di trasferimenti di residenza, alle variazioni di stato di famiglia - indebitamente riceveva o ne accettava la promessa, di somme di danaro, al fine di compiere atti contrari ai doveri d'ufficio, secondo un tariffario stabilito dallo stesso pubblico ufficiale a seconda del tipo di atto da compiere.
Le indagini hanno permesso anche di constatare che i guadagni illeciti venivano trasferiti, mediante transazioni bancarie e circuiti di Money Transfer, in conti attestati in Pakistan, o attraverso l'hawala che permette il passaggio di ingenti somme di denaro tra soggetti in differenti nazioni, senza alcuna movimentazione di denaro in quanto basato su un prestito/anticipo fiduciario di denaro, per cui consente il passaggio di ingenti somme di denaro tra persone di diverse nazioni.
Contestualmente alle misure cautelari, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo dell'internet point, gestito dal principale indagato quale base operativa del sodalizio, abilitato all’invio di denaro attraverso i circuiti Wester Union, Sigue, Ria e Moneygram.
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