Milano: a Palazzo Reale la mostra “Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600” - NOC Press

Milano: a Palazzo Reale la mostra “Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600”






Le sale del Palazzo Reale di Milano ospitano una mostra dedicata alle artiste vissute tra il XVI e il XVII secolo. La mostra resterà aperta fino al 25 luglio 2021.

Si tratta di un’esposizione unica che, per la prima volta, mette in scena l'arte e la vita di 34 artiste attraverso 130 opere a testimonianza di un’intensa e vivace creatività, tutta al femminile.

La mostra oltre a celebrare Artemisia Gentileschi e Sofonisba Anguissola, dà spazio anche ad artiste meno note al grande pubblico ma altrettanto significative quali Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani, Fede Galizia, Giovanna Garzoni oltre a Claudia del Bufalo, nobildonna romana figlia del pittore Orazio.

Promossa da Comune di Milano-Cultura e realizzata da Palazzo Reale e Arthemisia, l'esposizione ha il sostegno della Fondazione Bracco.

La mostra è stata curata da Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, il percorso espositivo esamina in cinque sezioni l’imponente abilità di pittrici che furono figlie, mogli, sorelle di pittori o donne di Chiesa.

Le opere selezionate provengono da vari prestatori: tra cui – a livello nazionale – le gallerie degli Uffizi, il Museo di Capodimonte, la Pinacoteca di Brera, il Castello Sforzesco, la Galleria nazionale dell’Umbria, la Galleria Borghese, i Musei Reali di Torino e la Pinacoteca nazionale di Bologna e – dall’estero – dal Musée des Beaux Arts di Marsiglia e dal Muzeum Narodowe di Poznan (Polonia).

La mostra non solo presenta le abilità di queste pittrici, ma racconta altresì le loro storie personali, il ruolo da loro rivestito nella società del tempo, i successi raggiunti da alcune di esse presso le grandi corti internazionali, la loro capacità di sapersi relazionare, distinguere ed affermare alla stregua di vere e proprie donne d'affari.

Protagonista e interprete attiva nella vita così come nell'arte del suo tempo, Artemisia Gentileschi è sicuramente la più celebre delle eroine raccontate a Palazzo Reale. Figlia di Orazio, icona di consapevolezza e rivolta, la sua arte rivaleggiava con quella degli stessi pittori uomini per l'intensità cromatica ed emotiva delle composizioni. La sua vicenda biografica, segnata dallo scandalo delle violenze subite dal pittore Agostino Tassi, è straordinariamente calzante con molte delle istanze femministe del Novecento. Nella rassegna sarà quindi possibile prendere coscienza dell'innata attitudine dell'artista nel comunicare gli stati d’animo dei protagonisti dei suoi quadri, grazie al “David con la testa di Golia” e la “Maria Maddalena” della collezione Sursock.

Di origini aristocratiche, Sofonisba Anguissola, cremonese, si formò alla scuola del pittore lombardo Bernardino Campi, prima di lavorare come ritrattista per circa dieci anni alla corte di Filippo II, a Madrid. L'artista visse tra la Spagna e la sua amata Palermo dove incontrò nel 1624 Antoon van Dyck, all'epoca ritrattista ufficiale della corte spagnola. Citata ne “Le Vite” di Giorgio Vasari per il suo talento manieristico, Sofonisba è presente nella collettiva con la “Partita a scacchi” e la “Pala della Madonna dell’Itria”, quest'ultima oggetto di un importante restauro realizzato in collaborazione con il Museo civico Ala Ponzone di Cremona.

E ancora Lavinia Fontana – bolognese e figlia del pittore manierista Prospero Fontana -, che a 25 anni sposa il pittore imolese Giovan Paolo Zappi alla sola condizione di poter continuare a dipingere, facendo così del marito il proprio assistente – in mostra con 14 opere, tra cui l’Autoritratto nello studio (1579) degli Uffizi, la Consacrazione alla Vergine (1599) del Musée des Beaux-Arts di Marsiglia, e alcuni dipinti di soggetto mitologico di rara sensualità.

E per citarne ancora un’altra, la pittrice bolognese Elisabetta Sirani, in mostra con potenti tele in cui sono raffigurati il coraggio femminile e la ribellione di fronte alla violenza maschile, come in Porzia che si ferisce alla coscia (1664) e in Timoclea uccide il capitano di Alessandro Magno (1659) del Museo di Capodimonte di Napoli.

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