Treviso: un caveau diventa museo, anche in versione tattile per non vedenti - NOC Press

Treviso: un caveau diventa museo, anche in versione tattile per non vedenti

Un caveau per il Museo Salce, tesoro di manifesti d'epoca (Ansa)



Un grande caveau blindato costruito in uno dei luoghi sacri più importanti di Treviso custodirà un tesoro fatto di oltre 50mila manifesti pubblicitari, la raccolta pubblica di grafica pubblicitaria più importante del mondo, insieme con quella di Parigi, un tesoro prezioso e al tempo stesso molto fragile.

Il 12 giugno ci sarà l’inaugurazione, alla presenza anche del ministro della cultura Dario Franceschini, della nuova sede del Museo Nazionale Collezione Salce nell'antica chiesa di Santa Margherita, presa in cura dai fiorentini che risiedevano in città, restaurata con i fondi del dicastero e con il contributo della Regione Veneto.

E questa sarà, dopo i vari rinvii dovuti alla pandemia, l’occasione per inaugurare la prima grande mostra del museo dedicata a Renato Casaro, maestro dei manifesti dei grandi capolavori del cinema western, che fino al 30 settembre sarà ospitata anche nella seconda sede del Museo nazionale in San Gaetano e ai Civici Musei di Santa Caterina.




Renato Casaro (Treviso, 1935) è considerato l’ultimo dei grandi cartellonisti del cinema. Un’artista che ha saputo trasporre, disegnandola, l’anima di un film in un manifesto, il tutto mentre lo stesso era ancora in lavorazione, potendo spesso contare solo su qualche fotografia di scena e su un formidabile intuito comunicativo.

Il Nuovo Museo Nazionale della Collezione Salce di Treviso è all’avanguardia per tecnologia e per l’attenzione ai visitatori, compresi i non vedenti.




Ad esempio, il manifesto del “Il tè nel deserto”, una delle immagini più note di Casaro, sarà trasposto in rilievo per poter essere percepita tattilmente dai non vedenti.

“Il tè nel deserto” (“The Sheltering Sky”) del regista Bernardo Bertolucci, è un film drammatico del 1990, vincitore di vari premi. Ma ad essere pluripremiato è anche il manifesto di Casaro, vincitore del Premio Jupiter e dei riconoscimenti Ciak d'Oro e Anica.

Lo spazio espositivo - per brevità già indicato con l' acronimo ''Cs'' (nuovo Museo Nazionale Collezione Salce)- racconterà ai visitatori, agli studiosi e agli appassionati del genere la storia e i risultati della passione che spinse l'imprenditore trevigiano Nando Salce a mettere insieme, pezzo dopo pezzo, una collezione senza uguali. Fino al 1962, quando morì, il cavalier Salce aveva raccolto di persona più di 26 mila affiche, alcuni risalenti perfino al Settecento. Poi, come egli stesso aveva raccomandato ai familiari, questa miniera di pezzi che hanno fatto la storia della cartellonistica, dei gusti collettivi e del costume venne donata allo Stato e ospitata, fino ad oggi, in sedi temporanee.

La responsabile del nuovo museo, l’architetto Chiara Matteazzi: "E' impossibile indicare le quotazioni di mercato se la collezione fosse messa in vendita Si tratta di pezzi di valore molto diversificato. Nella Collezione si hanno pezzi unici, dal valore altissimo, ma anche altri di cui esistono diversi esemplari sul mercato o in collezioni private. Considerato anche il loro ottimo livello di conservazione, credo non sarebbe azzardato ipotizzare un importo di diverse decine di milioni di euro''.

Al patrimonio lasciato da Salce si sono aggiunte con gli anni altre migliaia di pezzi grazie alle donazioni di collezionisti privati e agli acquisti sul mercato internazionale, proseguendo la cronologia dai primi anni Sessanta a oggi. Ogni ''pezzo'' è stato fotografato, classificato e inserito in una banca data elettronica, così da consentirne la ricerca e lo studio da parte di tutti e da ogni luogo del mondo.

Per quanto riguarda l'intervento effettuato nella chiesa di Santa Margherita, in pratica è stato creato un enorme parallelepipedo, blindato e con sistemi di sicurezza in grado di resistere anche al fuoco e a un eventuale allagamento. I manifesti sono riposti in grandi cassettiere di metallo che un sistema computerizzato è in grado di muovere e presentare a chi li richiede. In caso di consultazione, il manifesto verrà estratto dalle casse e collocato sul piano di lavoro sotto il controllo della rete di telecamere e del personale.





Inoltre, nella Chiesa di Santa Margherita sarà mostrato anche il ciclo delle Storie di Sant'Orsola di Tommaso da Modena, uno dei capolavori della pittura europea del '300. La tecnologia virtuale - attraverso un imponente mapping show dinamico che coinvolge le pareti alte 13 metri e l'intero pavimento - consentirà di ricreare il luogo per il quale ciclo era stato ideato e realizzato, la cappella di ponente dell'abside. Gli affreschi originali non sono andati perduti grazie allo 'stacco' realizzato tra il 1882 e l'anno successivo, prima dell'abbattimento di gran parte dell'edificio, dall'abate Luigi Bailo e ora fanno parte del patrimonio del Museo Civico di Santa Caterina.

Il museo, inoltre, avrà anche una aula didattica, ricavata da una delle cappelle dell’abside, dove i più piccoli sperimentano la nascita di un manifesto.

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