9 agenti della Polizia Locale indagati per merce sottratta ad ambulanti e auto cannibalizzate
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria hanno eseguito, in data odierna, un’ordinanza di custodia cautelare personale coercitiva degli arresti domiciliari nei confronti di 2 agenti della Polizia Locale di Reggio Calabria: Mauro Anselmi. – cl. ’78 e Giuseppe Costantino. – cl.’75 e della misura cautelare personale interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio rivestito per la durata di dodici mesi nei confronti di altri 7 agenti: Domenica Fulco – cl. ’63, Vincenzo Cassalia. – cl. ’71, Concetta Sorbilli. – cl. 67, Maria Cinanni – cl. ’78, Umberto fabio Falcone – cl. ’71, Giacomo Mauro – cl. ’71 e Paolo Cilione – cl. ’77.
Lo ha deciso il gip Vincenza Bellini che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Gerardo Dominijanni e del pm Alessia Giorgianni.
Inoltre il Gip ha disposto il sequestro preventivo di una depositeria giudiziaria autorizzata, iscritta all’Albo Prefettizio, per i reati di concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità , falso ideologico e violenza privata.
Le investigazioni, sono scaturite dalla denuncia presentata ad ottobre 2020 da un cittadino extra–comunitario, venditore ambulante munito di regolare licenza, che aveva rappresentato di aver subìto un furto della merce che esponeva in vendita, da parte di due soggetti ignoti, poi risultati essere due agenti di Polizia Locale (Anselmi e Costantino), senza la redazione e il rilascio di alcun verbale di sequestro amministrativo o di contestazione.
Le attività investigative preliminari hanno consentito di appurare, anche tramite l’acquisizione e l’analisi di video-registrazioni, la veridicità di quanto denunciato dall’ambulante: lo stesso, infatti, era stato, a tutti gli effetti, vittima di un’ingiustificata appropriazione della merce esposta da parte di due pubblici ufficiali, in abuso della loro qualità , nonostante l’esibizione della licenza autorizzatoria, la quale, visionata dagli indagati, veniva lanciata in direzione dell’extra–comunitario, senza la restituzione della merce indebitamente presa.
Non solo, ma che questo modo di operare era sistematico da parte di altri agenti di polizia locale.
Infatti dalle successive indagini è emerso come diversi altri appartenenti alla Polizia Locale del capoluogo reggino (Fulco, Cassalia, Sorbilli, Cinanni, Falcone, Mauro e Cilione ) sottraessero sistematicamente, nell’ambito degli ordinari servizi finalizzati al contrasto dell’abusivismo commerciale, la merce esposta per la vendita da ambulanti di origini extra-comunitarie, senza provvedere alla redazione e al rilascio di verbali di sequestro amministrativo o di altri atti.
Inoltre, i due soggetti arrestati, Anselmi e Costantino avevano messo in piedi un sodalizio finalizzato alla ricerca di veicoli da rottamare, acquisire o cannibalizzare, unitamente a tre soggetti (Bruno – cl. ’74, Iannò – cl. ’94 e Suraci – cl. ’75) a cui sono riconducibili due imprese operanti nel settore del soccorso e della rimozione di veicoli, una delle quali è una depositeria giudiziaria autorizzata - oggi sottoposta a sequestro - con l’intento di trarne dei guadagni illeciti.
In particolare, i due pubblici ufficiali, trovate autovetture sprovviste della necessaria copertura assicurativa, anziché procedere alla contestazione delle violazioni del caso o alle operazioni di sequestro amministrativo, inducevano i proprietari dei veicoli ad affidare gli automezzi in questione ai rappresentanti di una delle due imprese, a turno, dietro la minaccia dell’irrogazione di salate sanzioni pecuniarie e a fronte della mancata contestazione delle violazioni.
I responsabili del carroattrezzi, in accordo con i due agenti di Polizia Locale, procedevano, successivamente, alle operazioni di rimozione e di rottamazione delle auto dietro il pagamento di un corrispettivo di denaro in contanti che era di gran lunga superiore ai compensi previsti dalla convenzione con il Comune. Non esistendo alcun verbale delle contravvenzioni, inoltre, l’ente non percepiva nemmeno il canone concessorio dalle ditte incaricate del recupero dei mezzi.
Una di queste ditte, inoltre, era riconducibile a un soggetto definitivamente condannato per associazione mafiosa. I referenti delle imprese di rimozione dei veicoli venivano avvisati prima in modo tale da fare arrivare il carroattrezzi sul luogo delle operazioni repentinamente e costringere così le vittime dei reati a versare la somma prevista per il “diritto di chiamata”, la quale è dovuta anche se la rimozione non viene eseguita.
I due vigili finiti agli arresti domiciliari avevano alimentato anche un vero e proprio business sui pezzi di ricambio: alcuni veicoli, difatti, sono stati concretamente cannibalizzati, con asportazione, presso officine “di fiducia” degli indagati, di pezzi da applicare ad autovetture loro o di amici.
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