Business dei rifiuti: arresti e sequestri di ville e Ferrari
Questa mattina il blitz condotto da Carabinieri e Guardia di Finanza in provincia di Palermo, nell'operazione “Cogenesi”, partita da Partinico e che coinvolge anche San Giuseppe Jato e San Cipirello, ha portato all’arresto di tre persone: i cugini Michele Lo Greco, 30 anni, Stefano Lo Greco, 36 anni e Valentina Mangano, 27 anni (compagna di Stefano Lo Greco), arrestati e messi ai domiciliari; all’obbligo di dimora per Vincenzo Lo Greco, 71 anni, mentre per il funzionario del comune di Partinico Giuseppe Gallo (all’epoca dei fatti responsabile del settore Lavori pubblici e Servizi ambientali) il gip ha disposto la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio. Le varie misure sono state firmate dal gip di Palermo Paolo Magro su richiesta dei sostituti procuratori Vincenzo Amico e Andrea Fusco coordinati dall’aggiunto Sergio Demontis.
Un sesto indagato, il commercialista del gruppo, A.G. è indagato a piede libero. Sequestrati beni per 2,5 milioni di euro fra immobili, quote societarie e auto di lusso. Secondo i magistrati i sei indagati sono responsabili, a vario titolo, dei reati di bancarotta fraudolenta, intestazione fittizia di beni e quote societarie, inadempimento di contratti per pubbliche forniture, utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e autoriciclaggio
Sottolinea il generale Arturo Guarino, comandante provinciale dei Carabinieri di Palermo “L'operazione odierna è nella scia dell'intenso impegno informativo e investigativo dell'Arma su un territorio complesso, che ha portato nell'ultimo biennio a promuovere la procedura di scioglimento dei comuni di San Cipirello e di San Giuseppe Jato e del consiglio comunale di Partinico. Il monitoraggio costante, questa volta in sinergia preziosa con i colleghi della guardia di finanza, ha fatto emergere elementi di responsabilità nel delicato settore della gestione dei rifiuti, un ambito che si è spesso mosso nell'ombra della criminalità organizzata. Il nostro impegno sul territorio prosegue e punta a liberare la comunità dai condizionamenti e dalle inefficienze generate dall'illegalità”.
“I finanzieri hanno proceduto ad una lettura in chiave economico-finanziaria delle risultanze investigative acquisite dai colleghi dell’Arma dei Carabinieri – spiega il generale Antonio Quintavalle Cecere, comandante provincia della Guardia di Finanza di Palermo -. Si tratta di un approccio investigativo vincente, in cui vengono messe a sistema le professionalità di ogni singola forza di polizia per colpire in maniera incisiva un obiettivo comune: è il metodo che ci ha insegnato il giudice Falcone”.
Indagine partita nel 2018
L’indagine è partita nel settembre 2018 dall’incendio doloso nell’autoparco del comune di Partinico che ha distrutto diversi mezzi dell’amministrazione e ha acceso i riflettori sui Lo Greco. In quell’autoparco tutti i giorni venivano posteggiati anche i mezzi della Cogesi srl, l’azienda riconducibile ai cugini Lo Greco e alla Mangano. Non la sera dell’incendio, quella notte erano in uno spiazzo poco distante e nessuno è stato danneggiato. Per i carabinieri l’assenza dall’autoparco dei mezzi Cogesi fin da subito non è sembrata una coincidenza anche perché pochi giorni prima fra i Lo Greco e l’allora sindaco di Partinico Maurizio De Luca c’erano state diverse discussioni molto animate per le continue gravi inadempienze del contratto da parte della ditta degli indagati.
Nei mesi successivi l’attività investigativa, con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, ha fatto emergere elementi di connessione tra l’incendio e la procedura di affidamento per il nolo dei mezzi raccolta rifiuti aggiudicato alla Cogesi. Da lì le indagini patrimoniali della Guardia di Finanza hanno scoperchiato un sistema di ruberie milionarie a scapito degli enti locali e del fisco.
In particolare, il sistema dei cugini Lo Greco si reggeva anche grazie al comportamento di Giuseppe Gallo, il funzionario del comune di Partinico indagato per abuso d’ufficio, che ricopriva il ruolo di responsabile del settore lavori pubblici e servizi ambientali. Gallo era il responsabile del contratto con la Cogesi dei Lo Greco ma di fronte alle gravi inadempienze della ditta non la mise mai in mora e non risolse il contratto. Secondo i finanzieri non comunicò all’Anac (l’Autorità nazionale anticorruzione) la successiva risoluzione del contratto, permettendo ai Lo Greco di continuare ad avere i requisiti per partecipare ad altre gare d’appalto pubbliche.
Inoltre, i Finanzieri hanno constatato che gli indagati avrebbero distratto l’intero patrimonio aziendale della Cogesi. S.r.l., portandola al fallimento, “reinvestendo” i capitali per il soddisfacimento di interessi personali con l’acquisto di immobili e beni di lusso (tra cui imbarcazioni, orologi e supercars) e costituendo la nuova Eco Industry S.r.l. con sede a San Giuseppe Jato.
Ferrari, Rolex e lingotti d’oro
Oltre due milioni e mezzo di euro sottratti dalle aziende e utilizzati per grandi passioni degli indagati. Stefano Lo Greco è un amante delle supercar, impazzisce per i bolidi del cavallino rampante e nell’aprile del 2019 convince il cugino e la compagna ad acquistarne una. Come fare? Non ha 181mila euro nel conto corrente personale e l’unico modo è acquistarla con i soldi dell’azienda e intestarla alla società di noleggio dei mezzi per la raccolta dei rifiuti, la Cogesi srl. Così una Ferrari 488 berlinetta, comprata usata nella concessionaria del cavallino rampante di Roma, viene intestata ad una ditta di raccolta rifiuti della provincia palermitana. Ma non c’era solo la “rossa” nel parco auto dell’azienda, anche una Range Rover Evoque e una Porsche Macan viaggiavano accanto ad autocompattatori, furgoni per la differenziata, spazzatrici con autista.
Automobili costose e appariscenti “pretendono” orologi altrettanto di lusso. Non ricercati nel design o raffinati nei movimenti, ma costosi e riconoscibili. In una nota gioielleria del centro di Palermo Valentina Mangano ne acquista almeno sette del valore che oscilla fra i 50 e 70mila euro ognuno. Orologi con un grande mercato dell’usato che gli inquirenti sospettano siano finiti in qualche cassetta di sicurezza estera, al pari dei lingotti d’oro acquistati sempre nella gioielleria di Palermo. I finanzieri hanno accertato che in un’occasione Valentina Mangano ha speso 191mila euro fra lingotti d’oro e orologi. Dei Rolex e dei lingotti nelle perquisizioni di carabinieri e guardia di finanza non c’è traccia. “Solo cinque scatole di Rolex vuote con certificati originali e nome del proprietario: Valentina Mangano” scrivono gli inquirenti.
Il Gip ha così disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei profitti derivanti dalla bancarotta fraudolenta e dall’utilizzo di false fatturazioni, del complesso aziendale della Eco Industry S.r.l., di un immobile a San Cipirello e di due autodi lusso, per un valore complessivi di oltre 2 milioni e mezzo di euro
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