Desecretato il verbale dell'audizione del giudice Giovanni Falcone: si parla anche del delitto di Piersanti Mattarella
Il 6 luglio il presidente dell'Antimafia Nicola Morra annuncia di aver disposto, dando seguito all’istanza dei familiari delle vittime della mafia rappresentati in seno all’Associazione dei cittadini contro le mafie e la corruzione, l’avvio della procedura di declassificazione del resoconto integrale di una seduta della Commissione del giugno 1990, nella quale si svolse l’audizione dell’allora Procuratore Aggiunto di Palermo Giovanni Falcone.
Si tratta di oltre 150 pagine rese pubbliche, che rappresentano il verbale dell'audizione del giudice Giovanni Falcone, avvenuta a Palermo il 22 giugno del 1990, dinanzi alla commissione Antimafia, sul delitto dell'ex presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella. Un omicidio di mafia, secondo il giudice Falcone, eseguito, però, da sicari non mafiosi.
"Nell'omicidio Mattarella vi era una concordia di fondo di tutta la commissione sull'eliminazione di questo personaggio, nel senso che non interessava a tutti più di tanto che rimanesse in vita – spiegava Falcone in quella audizione – però nel momento più acuto della crisi, da un lato vi erano Stefano Bontade e Inzerillo (Badalamenti era stato già buttato fuori da Cosa Nostra) mentre dall’altro vi erano i corleonesi, ognuno aveva paura di fare il primo passo Se per l'omicidio Mattarella, e questo ci è stato ampiamente confermato da Buscetta, fossero stati utilizzati killer mafiosi, in due secondi chiunque all'interno di Cosa nostra avrebbe saputo chi aveva ordinato l'omicidio del presidente Mattarella".
Nello stesso verbale infatti lo stesso Falcone ricorda di quando la vedova Mattarella escluse categoricamente che Salvatore Inzerillo potesse essere coinvolto nell'omicidio: "Nell'agosto 1980, subito dopo l'omicidio del procuratore della Repubblica di Palermo Gaetano Costa, si reca a Londra Bruno Contrada, su incarico del Questore di Palermo del tempo, Nicolugia – raccontava ancora Falcone – Contrada mostra alla vedova Mattarella la fotografia di Salvatore Inzerillo indicandolo come l'esecutore dell'omicidio. Anche allora, come successivamente a me, la vedova Mattarella escluse categoricamente che Salvatore Inzerillo (che era coinvolto e che adesso è stato rinviato a giudizio per l'omicidio di Costa) potesse essere uno degli esecutori materiali dell'omicidio. Sul punto vi sono dichiarazioni assolutamente concordi sia di Contrada, sia dell'onorevole Sergio Mattarella, sia della vedova di Piersanti Mattarella".
E poi il riferimento al terrorismo nero e alla figura di Cristiano Fioravanti che accusò dell’assassinio Mattarella suo fratello, Valerio, detto Giusva, poi processato e assolto per il delitto dopo che Tommaso Buscetta ne mise in dubbio le responsabilità . Falcone infatti era certo della matrice mafiosa dell'omicidio ma riteneva anche che il delitto fosse stato effettuato da soggetti esterni: "La tesi esposta nel nostro mandato di cattura, peraltro conforme ai risultati di un'analisi dei documenti da noi forniti all'ufficio dell'Alto commissario, è la seguente: sotto il profilo delle risultanze emergenti dalle indagini sul terrorismo nero, le modalità dell'omicidio Mattarella sono sicuramente compatibili; sotto il profilo della compatibilità fra l'omicidio mafioso affidato a personaggi che non avrebbero dovuto avere collegamenti con la mafia, è emersa una realtà interessante e inquietante".
“Nel corso di faticose istruttorie – disse Falcone rispondendo ai parlamentari dell’Antimafia – abbiamo trovato tutta una serie di riscontri che ci hanno portato a dover valutare il fatto che queste risultanze probatorie fossero conciliabili con una matrice e quindi con dei mandanti sicuramente all’interno della mafia, oltreché ad altri mandanti evidentemente esterni". "Tutti i personaggi, quelli realmente importanti e senza i quali non sarebbe potuto avvenire un omicidio mafioso di quel calibro a Palermo, nella zona di Francesco Madonia (questo non lo dimentichiamo), nessuno di questi personaggi è stato riconosciuto, ma non nel senso che non è stato riconosciuto dalla vedova Mattarella, ma nel senso che ha sicuramente escluso che questi personaggi potessero essere coinvolti nell'esecuzione dell'omicidio".
Quindi, quella parte di mafia che lo ha deciso, avrebbe preferito ricorrere a mani esterne per rimanere segreta l’origine del delitto. Ricordiamo che Falcone non era solo innanzi alla commissione antimafia scesa a Palermo. Era presente l’allora presidente della Corte d’appello di Palermo Carmelo Conti, il procuratore generale della Repubblica di Palermo Vincenzo Pajno, l’allora procuratore della Repubblica di Palermo Pietro Giammanco e i due giudici istruttori Leonardo Guarnotta e Gioacchino Natoli.
Ricordiamo che l'omicidio avvenne la mattina del 6 gennaio 1980, mentre Piersanti Mattarella stava uscendo di casa con la famiglia per andare a messa.
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