Editoriale: San Severo (FG), la sicurezza è distante un "Miglio" dalla mafia
L'Editoriale
"Come sempre, Scriviamo facendo appello all’art. 18, all’art. 21 e all’art. 28 della Costituzione della Repubblica Italiana, cercando di narrare fatti, e questa volta, lo specifichiamo".
Capitanata, 21 Luglio 2021
La sicurezza è distante un Miglio dalla mafia
"La notizia è stata poco diffusa, o meglio, sempre troppo poco il risalto dato rispetto a quanto dovrebbe essere incessante dare notizie di atti criminali così efferati e senza alcuna logica e rispetto delle comunità… e chissà perché. Eppure in Capitanata abbiamo fior fiori di testate giornalistiche, molte online, che trattano cronache di mafia, poche che fanno inchieste, altre che riportano le cronache per la dovuta informazione, altre che a puntate, per un click in più, pubblicano pezzi dei faldoni delle cause dei tribunali. Scelte…"
L’atto criminale avvenuto a San Severo l’11 luglio 2021 durante i festeggiamenti per la vittoria europea della nazionale di calcio italiana è l’ennesima certezza che la mafia c’è. Non va in ferie, tantomeno si prende una pausa per un tricolore sulla vetta d’Europa. Anzi, approfitta codardamente della confusione per ammazzare.
Matteo Anastasio è stato ucciso in strada mentre festeggiava la vittoria degli azzurri. Con lui c’era suo nipote, di appena 6 anni, rimasto gravemente ferito. Ora è ricoverato all’ospedale pediatrico Giovanni XIII a Bari, dopo esser stato tenuto in vita in coma farmacologico e ventilazione assistita al Policlinico Riuniti di Foggia, dove ha anche subito un delicatissimo intervento chirurgico. Il piccolo è figlio di Giuseppe Anastasio, detto “U’ Jatton”, ucciso dalla mafia circa quattro anni fa. Lo stesso (Giuseppe) che aveva trovato rifugio nella sua latitanza in quel di Torremaggiore, che noi N. O. C. più e più volte segnalammo la sua presenza indisturbata per le vie del centro cittadino, spalleggiato e coperto da gente del posto. Memorabile fu, ad opera della Polizia di Stato, su nostra segnalazione e dei cittadini, lo speronamento di un'auto che da Torremaggiore si era immessa sulla statale 16 che indicava la presenza dell'allora latitante Giuseppe Anastasio. Ma li, da quella macchina, Anastasio fece in tempo a scendere e a far perdere le proprie tracce un attimo prima che la Polizia intervenisse per bloccare il mezzo sull'asse stradale che collega Torremaggiore con Foggia. Tante, moltissime, furono le segnalazioni dei cittadini che indicavano la presenza di Anastasio in zona, salvo poi essere catturato in un campeggio sul Gargano ad opera dei Carabinieri, e per essere precisi perché noi lo siamo, sempre su soffiate e non per accurate indagini. Dicevamo, due fratelli con le stesse finalità, dal destino segnato, e oggi a farne le spese è stato un bambino di appena 6 anni.
Una barbarie che ha fatto il giro "risicato" della stampa nazionale, che per quei pochi che hanno appreso la notizia li ha indignati e fatto mettere in discussione le sempre discutibili scelte di sicurezza di amministrazioni e in questo caso specifico quella di San Severo che ancora una volta gridano e grida aiuto. Il sindaco Miglio chiede rinforzi, vuole più agenti delle Forze dell’ordine, come se già non ne avesse. Qualche anno fa chiese e ottenne la sede permanente della Prevenzione Crimini della Polizia di Stato, in virtù della dilagante ascesa prepotente della mafia locale, che nel frattempo ha proseguito nei suoi crimini.
Una richiesta, quella di Miglio, che ha stizzito il web e soprattutto i sanseveresi, ormai stanchi di proclami e richieste ogni qual volta accade l’irreparabile. Ciò non giustifica quello che è accaduto ma deve far riflettere il sindaco e chi è al di spora di lui.
La mafia non si contrasta solo con mezzi e agenti, con sedi permanenti e antimafia territoriale. Ci vuole collaborazione tra i cittadini, che devono fidarsi di chi li dovrebbe ascoltare, soprattutto in modo anonimo. È ora che amministrazioni e divise comprendano che la paura fa tacere, fa girar dall’altra parte la testa, e chi sente diventa sordo.
La Polizia ce la mette tutta. La Squadra Stato lavora alacremente per arginare il fenomeno mafioso. Lo fa con interventi mirati. L’ultimo quello al quartiere San Bernardino dove ha rinvenuto droga, armi e munizioni anche da guerra. Ma da sola non può vincere. Lo ha detto anche la Chiesa, dove sono scesi in campo i più alti prelati locali, “pregando” i cittadini a collaborare.
Noi N.O.C. da molto tempo abbiamo suggerito, anche troppo e spesso a gran voce, che in campo bisogna mettere l’Intelligence Sociale. Lo abbiamo anche scritto in un libro, “L’Antiracket che non ti aspetti”, dove abbiamo ben descritto come agire. Non è presunzione, solo esperienza messa a disposizione della collettività, quella che a noi parla, ci interpella, si rivolge, chiede aiuto. E noi ci prodighiamo per loro, rischiando in prima persona, subendo minacce e attentati ma non molliamo, andiamo avanti perché sappiamo come agire. Del resto le nostre collaborazioni, sottocopertura, hanno sempre riscontrato successi e i nostri fidati interlocutori, anche in divisa, lo sanno bene.
Ed è agire la parolina magica che i cittadini vogliono sentire da chi li amministra, con fatti, quelli che non avvengono. A San Severo non mancano agenti di Polizia, ma la mafia continua con le sue azioni perché si riorganizza, muta e si adegua. E con essa chi la fiancheggia, non solo affiliati vari, anche chi omertosamente non collabora con chi pretende una denuncia con anagrafica. Pare essere a quel confine tra signorie del film “Non ci resta che piangere”, “Chi siete? Da dove venite? Cosa portate? Dove andate? Un Fiorino!”. Non, non è così che si ottengono delazioni e denunce passive, informazioni e collaborazioni.
Miglio queste cose le sa, gliele abbiamo dette (anche se non direttamente di persona) in tutte le salse via web e finanche anni addietro protocollando al comune di San Severo una nostra richiesta di audizione, mai accolta, e la stampa lo testimonia. Ma è più conveniente puntare il dito verso chi tace, indirizzandolo indirettamente alle divise, sempre più impegnate a contrastare la mafia. Miglio vuole più agenti, come se tutti quelli dislocati sul territorio non bastino.
A San Severo ormai c’è un esercito di poliziotti, carabinieri e finanzieri, di più sarebbe trasformare la cittadina in una fortezza militarizzata. Se Miglio vuole ciò, assolda le truppe speciali delle Forze Armate, con tanto di carrarmati e dispositivi antiuomo.
Il Prefetto dott. Carmine Esposito, dal canto suo, legga la nostra soluzione; l’abbiamo protocollata al tempo della dott.ssa Maria Tirone (finanche dedicandogli un articolo dal titolo "e Marije dorm"…) se non la trova ci chiami e con lui il Questore e i Comandanti dell’Arma e della Guardia di Finanza. N.O.C. Ci Siamo il nostro motto.
È utopia avere una città come la vorrebbe Miglio. Più semplice sarebbe attuare L’intelligence Sociale come soluzione per abbattere l'omertà e di essere di ausilio alle forze dell'ordine. e aggiungiamo a costo zero per le amministrazioni comunali.
N.O.C. (Non Official Cover)
di Redazione
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