Grazie al clan dei Casalesi degli imprenditori operavano quasi in regime di monopolio
I carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno notificato un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea per i reati di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori e impiego di denaro di provenienza illecita, a tre imprenditori facenti parte dello stesso nucleo familiare.
Questi imprenditori, avrebbero, con l'appoggio del clan dei Casalesi (fazioni Schiavone-Zagaria) acquisito nel Casertano il monopolio nel settore degli scavi e di posa in opera di cavi elettrici per conto dell'Enel (non coinvolta nell'inchiesta).
Sono dunque, finiti in carcere il 65enne G. I. e il figlio 39enne M. I., mentre il genero di 43 anni M. P. è stato posto agli arresti domiciliari. I tre arrestati inoltre avrebbero minacciato i titolari della Cebat, ditta appaltatrice per la manutenzione delle linee aeree e interrate in media e bassa tensione nella provincia di Caserta tra gli anni 2017-2019, imponendo loro le maestranze e i mezzi delle ditte a loro riconducibili, estromettendoli, di fatto, dall'appalto in questione.
I carabinieri hanno anche sequestrato tre società (Elettrolima srl, IGM Costruzioni srl e SIEC Immobiliare, le prime due di San Marcellino, in provincia di Caserta, la terza di Cavezzo, in provincia di Modena, del valore complessivo di circa 2.500.000 di euro e i conti correnti delle società e degli indagati.
Per i pm anticamorra napoletani, G. I. avrebbe conseguito, fin dagli anni '90, la gestione quasi monopolistica degli appalti pubblici ad Aversa e nell'hinterland (cosiddetto agro-aversano) grazie al sostegno dei Casalesi e utilizzando le proprie società .
Quando nel 2017 una delle società , l'Alba 90, fu raggiunta da interdittiva antimafia, G.I. avrebbe intestato fittiziamente la Siep Costruzioni (mera prosecuzione della Alba 90) al genero M. P. e poco dopo la Elettrolima al figlio e alla nuora, continuando dunque ad operare negli appalti per conto di Enel in violazione della normativa antimafia. I G. I., infine, avrebbero poi impiegato nella gestione economica delle loro società i proventi derivanti dall'attività estorsiva ai danni dei titolari della Cebat.
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