In carcere in Marocco per un post su Facebook: Ikram, l’italiana che “ha offeso l’Islam” - NOC Press

In carcere in Marocco per un post su Facebook: Ikram, l’italiana che “ha offeso l’Islam”





Ikram Nazih, la 23enne italiana di famiglia marocchina è in carcere dal 20 giugno a Marrakech per aver condiviso su Facebook, nel 2019 dalla sua casa di Vimercate, un post satirico sul Corano. Per questo post, subito cancellato, ma immediatamente segnalato dai fanatici islamici, la giovane è stata arrestata quando ha messo piede in Marocco.

Infatti con un processo avvenuto in soli 8 giorni, il Tribunale di Marrakesh lo scorso 28 giugno ha condannato in primo grado la ragazza a tre anni e mezzo di galera e ad una multa di quasi 5mila euro per «offesa pubblica dell’Islam». A luglio è prevista la sentenza d’appello.

La giovane è nata nel 1998 in Brianza da genitori marocchini, ma ha doppia cittadinanza e negli ultimi mesi viveva a Marsiglia perché li frequenta l’università.

Per questo motivo e solo per questo ora Ikram si dovrà fare 3 anni e mezzo di carcere, anche perché in quanto figlia di un cittadino marocchino la legge locale prevale sulla sua cittadinanza italiana. Tutto questo sempre che il Governo Draghi e le pressioni della comunità islamica italiana non riescano a sbloccare l’impasse.

Ma chi è Ikram Nazih

La ragazza è nata in Italia. Per la precisione a Vimercate. Ikram è cresciuta in Brianza, dove i genitori si erano trasferiti all’epoca. Oggi studia giurisprudenza all’università di Marsiglia e a metà giugno si è imbarcata su un volo con destinazione Marocco, Marrakech, dove attualmente risiede il padre. Appena sbarcata a Rabat, è stata fermata dalla polizia di frontiera. Infatti, su di lei pendeva un mandato di arresto dopo una denuncia presentata da un’associazione religiosa di Marrakech.

Solo in un secondo tempo è stata trasferita nella città di residenza del padre. Come detto prima, due anni fa, nel 2019, la giovane avrebbe pubblicato sulla sua pagina Facebook un post in lingua araba un estratto del Corano “Kautar”, ribattezzandolo “versetto del whiskey“.

In pratica Ikram aveva condiviso un meme in cui una Sura (capitolo 108) del Corano diventava una parodia: “In verità ti abbiamo dato il whiskey, e bevilo nel nome del tuo Signore, puro non mescolato con la Pepsi”.

Meme blasfemi come ne girano su Gesù e la Madonna. Immaginate se rischiassero una pena simile tutti coloro che scherzano su Gesù e i cristiani. Se però un credente cristiano si offende o semplicemente critica diventa un “bigotto” che non rispetta il diritto di satira.

Dall’Italia, si è mossa anche la comunità islamica. Davide Piccardo ha formalmente chiesto la grazia al Re del Marocco. “E’ tradizione consolidata dei sovrani musulmani – si legge nell’articolo sul sito la Luce – adottare in occasione della grandi festività islamiche provvedimenti di grazia* a favore dei detenuti nel loro Paese”. Tra pochi giorni, il 20 luglio si celebrerà la Festa del Sacrificio (Aid al Adha) ed è sulla base di alcuni precedenti che il religioso islamico chiede la grazia per Ikram.

In questi giorni la 23enne ha ricevuto nel penitenziario marocchino la visita dei genitori oltre e quelle del console onorario e del console generale nel Paese africano.

Repubblica riporta le parole di Armando Barucco, ambasciatore italiano in Marocco («stiamo seguendo il caso che è particolarmente delicato») e aggiunge che il consolato italiano di Marrakech «è in contatto con la famiglia della ragazza e cerca di raccogliere informazioni, in assenza fino a questo momento di comunicazioni ufficiali del Marocco».

Lo scorso anno il Re del Marocco fece liberare alcune migliaia di detenuti. Da segnalare che un numero significativo di questi, un anno dopo, è arrivato in Italia ed è passato dalle galere marocchine a quelle nostrane.

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