Milano: scoperto un gruppo che mirava al nuovo ordine mondiale nazifascista - NOC Press

Milano: scoperto un gruppo che mirava al nuovo ordine mondiale nazifascista


Fonte: Polizia di Stato



Si erano dati il nome di “Avanguardia rivoluzionaria” e perseguivano l’ideale di instaurare un nuovo ordine mondiale di matrice nazifascista, basato sull’incitamento alla discriminazione e sulla violenza per motivi razziali, etnici e nazionalisti.

I quattro giovani italiani sono stati individuati dagli agenti della Digos della questura di Milano coordinati dal capo della Sezione distrettuale antiterrorismo della Procura di Milano Alberto Nobili e da Enrico Pavone, che

al termine di un’indagine durata circa sei mesi hanno eseguito a Milano e a Trieste quattro misure restrittive della libertà personale, dell'obbligo di dimora con contestuale obbligo di presentazione giornaliera presso un ufficio di polizia, a carico di quattro cittadini italiani.

Gli estremisti si ispiravano ai gruppi suprematisti americani e si erano dotati anche di uno statuto, nel quale si proclamava la costituzione di un’organizzazione “segreta ed eversiva”, ispirata al fascismo e al nazionalsocialismo, volta alla promozione di un nuovo ordine europeo fondato su una forma di “aristocrazia spirituale”, con regole rigorose sia per quanto riguarda la gerarchia interna al gruppo che per i criteri di reclutamento.

Dalle intercettazioni è emerso che il leader del gruppo definiva la cellula rivoluzionaria come una comunità autonoma di persone accomunate dalla medesima ideologia radicale, che si preparava e crescere con l’obiettivo di attivarsi quando la situazione politico-sociale lo avrebbe consentito. A quel punto la cellula entrerà in scena con azioni terroristiche in grado di favorire il collasso del sistema democratico e l’instaurazione di un regime totalitario.

Significativa al riguardo, spiegano gli investigatori, la scelta di usare quali nomi di battaglia quello di terroristi divenuti icone di riferimento della galassia neonazista come, ad esempio, quello di Anders Breikvik, responsabile dell'eccidio di Utoya nel luglio 2011

Oltre alla pianificazione ideologica della rivoluzione, i quattro giovani avevano iniziato anche a programmare azioni violente, come il pestaggio con manganelli telescopici di una persona di colore musulmana. Nonostante l’accurata preparazione, l’aggressione non si è verificata grazie ad un controllo della Polizia che ha mandato a monte il raid.

Il gruppo stava pianificando anche azioni per finanziare l’ambizioso progetto politico. Il primo obiettivo era la richiesta di denaro ai danni di un minore, che avevano già iniziato a pedinare per capire le sue abitudini, in modo da agire in tutta sicurezza al momento opportuno.

La pericolosità del gruppo, intenzionato a perseguire nel tempo una specifica conoscenza nell’uso delle armi, ha trovato conferma quando i giovani si sono muniti di una pistola a salve che hanno alterato nel tentativo di renderla idonea ad esplodere proiettili veri.

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