Gianmarco Tamberi oro nel salto in alto ex aequo con Barshim
Si chiude un cerchio per Gianmarco Tamberi e se ne aprono altri cinque, i cerchi olimpici sulla medaglia d'oro che il campione del salto in alto ha vinto alle Olimpiadi di Tokyo, a cinque anni dall'infortunio alla caviglia che lo aveva costretto a rinunciare ai giochi olimpici di Rio. Gimbo ha atteso, ha lavorato, è migliorato e ha trionfato, a pari merito con il qatariota Barshim, con il quale si è diviso la medaglia più preziosa al termine di una finale quasi perfetta.
I due hanno saltato le stesse misure senza errori (2,19 metri, 2,24, 2,27, 2,33 e 2,37) e poi hanno commesso tre errori ciascuno sulla misura di 2,39 metri.
In quel momento Tamberi e Barshim erano già sicuri di aver vinto almeno la medaglia d’argento e avrebbero potuto decidere di contendersi l’oro con uno spareggio ma hanno deciso di non farlo e accettare entrambi l’oro.
"Two is better than one", due è meglio che uno, così Mutaz Barshim, sorridendo e guardando Gianmarco Tamberi, giustifica in un simpatico teatrino la decisione di puntare sull'oro ex aequo nel salto in alto alle Olimpiadi di Tokyo, di fronte al giudice, dopo il pari merito nei salti. "Mutaz è il miglior saltatore al mondo, non ci sono dubbi", ammette Tamberi, "per me invece - prosegue l'azzurro - è un sogno che si realizza".
Il bronzo è andato invece al bielorusso Maksim NedasekaÅ, che aveva commesso un errore in più degli altri due sulla misura di 2,35 metri.
Tamberi, che ha 29 anni, è il più famoso fra gli atleti italiani in gara a Tokyo. È l’attuale detentore del record italiano di 2,39 metri e fino a qualche anno fa era considerato uno dei più forti al mondo nella specialità . Dal 2016 in avanti aveva avuto però diversi infortuni, e molto raramente era riuscito ad arrivare in forma ai principali tornei internazionali.
“Ho sognato questo giorno per tanto tempo....un sogno realizzato con tutti abbiamo vinto le Olimpiadi”
"Ho portato il gesso in pedana, non l'ho mai buttato perché per me significa tutto. Significa il giorno in cui ho deciso di provarci. Dopo l'infortunio ho passato una settimana a letto a piangere per tutti i sogni per cui ho lottato, per tutto il lavoro fatto. Un giorno ho deciso di riprovarci e quel giorno ho fatto scrivere da Chiara sul gesso `Road do Tokyo": 'Proviamoci perché se ci riesco sarà incredibile'. Ed è successo".
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