Trent’anni di DIA. [VIDEO] "Io sono NO Mafia" - NOC Press

Trent’anni di DIA. [VIDEO] "Io sono NO Mafia"





«Una frase diventa coro, una frase diventa immagine. Volti, voci e colori nelle lingue del mondo rappresentano un messaggio universale. IO SONO NO MAFIA è uno spot istituzionale che in quaranta secondi trasmette il messaggio della Direzione Investigativa Antimafia attraverso le giovani generazioni. Un’ideale testimone che le donne e gli uomini della D.I.A. consegnano ai ragazzi e alle generazioni future, quale segno di educazione alla legalità e alla cultura antimafia».

Con questo messaggio e un video significativo, la Direzione Investigativa Antimafia celebra i suoi trent’anni di vita. 





Correva l’anno 1991, giusto trent’anni. Quel 29 ottobre il Giudice Giovanni Falcone ebbe la più straordinaria idea contro la criminalità organizzata. Creò l’antimafia, una squadra, tutta made in Italy, di investigatori sul campo e d’intelligence formata da poliziotti, carabinieri, finanzieri. La chiamò DIA, Direzione Investigativa Antimafia.

I migliori sul campo, sotto copertura, dietro computer, sui tetti, nelle auto, per strada, tra la folla, nelle aziende e amministrazioni, per un’intelligence d’azione, uomini e donne contro le mafie. A quel tempo l’obiettivo era scardinare, sconfiggere e debellare innanzitutto “cosa nostra”, poi camorra, ‘ndrangheta, sacra corona unita e tutto ciò che l’organizzazione criminale creava a contrasto con la legalità, contro lo Stato, contro la democrazia, contro le leggi, che accattivava le masse per facili guadagni e scorciatoie.

Oggi la DIA compie trent’anni e di strada ne ha fatta tanta, con risultati eccellenti, con tanti sacrifici, anche di vite umane. È riuscita a scardinare le mafie. Purtroppo non a debellarle, poiché un cancro si trasforma e, se anche una cellula rimane attiva, questa infetta e uccide.

Un esempio lo abbiamo nel nostro territorio, di Foggia e provincia, dove la cosiddetta “quarta mafia” ribattezzata così dai media, è l’insieme della “società” foggiana, apicale in tutti i ruoli della provincia, con consociate organizzazioni criminali, anche più ancestrali, che delinquono, estorcono uccidono, controllano aziende, terreni, amministrazioni locali pubbliche e private. Differenziarle è un dovere, per onestà di intelletto di cronaca, solo per questo, affinché vengano inquadrate per le loro caratteristiche. Un’organizzazione mafiosa retaggio della “nuova camorra organizzata”, poi separata per ovvie, le loro, ragioni di predominio territoriale. C’è la mafia garganica, a sua volta divisa da clan, dove la più famigerata e antica è quella del “clan dei montanari”. C’è la mafia dell’Alto Tavoliere e quella ofantina che non hanno nomi, solo quelli dei loro boss, spesso associati a consortile amicizie. Alla fine è sempre la “società” a dettar regole, i clan e le batterie a contendersi territori e poteri. La DIA c’è per questo, per scardinare questo ingranaggio ben oleato e criminale. A Foggia da circa due anni c’è una sua sede e un reparto, voluto fortemente dallo Stato dopo le ultime mattanze e dopo le inquietanti indagini sulla commistione tra mafia e politica e amministrazioni.

Buon compleanno DIA.

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