Stefano Cucchi, i due carabinieri condannati in via definitiva dalla Cassazione - NOC Press

Stefano Cucchi, i due carabinieri condannati in via definitiva dalla Cassazione





Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, i due carabinieri condannati in via definitiva lunedì sera dalla Cassazione a 12 anni per omicidio preterintenzionale nel processo per il pestaggio e la morte di Stefano Cucchi, si trovano entrambi nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, dove sconteranno la loro pena. Dopo la sentenza i due carabinieri si sono costituiti in caserma.

Il primo a costituirsi a Isernia è stato Alessio Di Bernardo, originario di Sesto Campano. Poi insieme a Di Bernardo si è recato nella caserma Ezio Andolfato di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) sede del carcere militare giudiziario. I due sono arrivati nel cuore della notte. Prima di essere trasferiti in carcere, si sono consegnati ai loro colleghi che poi hanno provveduto al trasferimento nella struttura penitenziaria casertana.

Come previsto dal protocollo sanitario relativo al Covid-19, i due si trovano al momento in isolamento sanitario. Come è stato disposto per tutti i detenuti che arrivano in carcere, resteranno appartati per cinque giorni. Poi, se l’esito del tampone sarà negativo, verranno trasferiti in cella.

Le parole di D’Alessandro al suo difensore: “Sono amareggiato perché non sono l’assassino di Stefano Cucchi, ma rispetto la decisione dei giudici perché sono un carabiniere nell’animo”.

Nei confronti dei due carabinieri la pena è stata ridotta da 13 a 12 anni di reclusione mentre ci sarà un nuovo processo di appello per i due carabinieri accusati di falso.

La Cassazione riapre l’appello bis per Roberto mandolini, che era stato condannato a 4 anni di reclusione e per Francesco Tedesco, condannato a 2 anni e mezzo di carcere.

“Siamo vicini alla famiglia Cucchi di cui condividiamo il dolore e ai quali chiediamo di accogliere la nostra profonda sofferenza e il nostro rammarico”, così dopo la sentenza il comando generale dei carabinieri.

La Cassazione ha confermato le condanne per due militari sottolineando che a questo punto “saranno sollecitamente conclusi, con il massimo rigore” i procedimenti disciplinari a carico dei due.

La sentenza, aggiunge l’Arma “ci addolora perché i comportamenti accertati contraddicono i valori e i principi ai quali chi veste la nostra uniforme deve sempre e comunque ispirare il proprio agire”.


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