L'India blocca le esportazioni di grano: è allarme mondiale e i prezzi volano - NOC Press

L'India blocca le esportazioni di grano: è allarme mondiale e i prezzi volano

 



Il governo indiano ha bloccato l'export di ogni tipo di grano, con effetto immediato, dal 14 maggio. 

L'India si trova in grandi difficoltà a causa dell'anomala ondata di caldo che ha colpito il paese. In molte zone la temperatura sta raggiungendo i 46 gradi e sono previsti picchi fino a 48 gradi. Le dimensioni del raccolto potrebbero essere quindi inferiori molto inferiori al previsto, forse al di sotto dei 100 milioni di tonnellate. Da qui la scelta protezionistica.

Lo stop alle esportazioni segna una brusca svolta rispetto a orientamenti anche molto recenti che prevedevano un aumento record delle esportazioni. A metà febbraio, il ministero all'Agricoltura indiano aveva previsto che il raccolto della stagione avrebbe toccato il record di 111,3 milioni di tonnellate e che le esportazioni sarebbero decollate. Il ministro del Commercio e Industria Piyush Goyal, il 15 aprile, in un tweet, aveva scritto: «Gli agricoltori indiani hanno messo da parte un eccesso di riserve e sono pronti a sfamare il mondo».

Gli acquirenti globali puntavano sul secondo produttore mondiale di grano per le forniture dopo il crollo delle esportazioni dalla regione del Mar Nero in seguito all’invasione russa dell’Ucraina alla fine di febbraio. Prima del divieto, l’India mirava a spedire un record di 10 milioni di tonnellate all’estero. Ad aprile ne aveva esportato 1,4 milioni di tonnellate e sono già stati firmati contratti per altri 1,5 milioni. Il governo ha assicurato che consentirà ancora l’export per lettere di credito che sono già state emesse e su richiesta dei Paesi che stanno cercando di “soddisfare le proprie esigenze di sicurezza alimentare”. La decisione potrebbe portare i prezzi globali a nuovi picchi e colpire i consumatori poveri in Asia e Africa.

Il prezzo del grano è balzato al massimo da oltre 2 mesi dopo la decisione di bloccare le esportazioni assunta dall’India, il secondo produttore mondiale. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti alla riapertura settimanale del Chicago Board of trade, punto di riferimento mondiale del commercio agricolo dove il contratto future del grano è andato ben oltre i 12 dollari per bushel. Un andamento che – sottolinea la Coldiretti – ha trascinato tutti i principali prodotti agricoli che risultano in deciso rialzo, dal mais alla soia fino al riso che in molti Paesi con l’aumento delle quotazioni ha sostituito il grano nella dieta alimentare.

Il risultato nei Paesi ricchi è una spinta dell’inflazione stimata in forte crescita anche nell’eurozona dove sono state tagliate le stime di crescita del Pil ma in quelli poveri – continua la Coldiretti – allarga l’area dell’indigenza alimentare soprattutto in Africa e in Asia. E’ infatti allarme carestia – precisa la Coldiretti – in 53 Paesi dove la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione e risentono quindi in maniera devastante dall’aumento dei prezzi.

La decisione dell’India di sospendere le esportazioni sconvolge i mercati dove aveva l’obiettivo di esportare ben 10 milioni di tonnellate di grano nel corso del 2022, anche se l’Italia – secondo la Coldiretti – non ha importato direttamente grano dal secondo produttore mondiale. 

Un annuncio che fa seguito – sottolinea la Coldiretti a quella dell’Indonesia di sospendere le esportazioni di olio di palma, di cui il Paese è il primo produttore mondiale, a causa delle difficoltà sul mercato interno e del rischio di tensioni sociali. Ma anche Serbia e Kazakistan hanno limitato con quote le spedizioni di cereali all’estero ed in Europa una misura simile, fortemente contestata dalla Commissione Europea, era stata presa dall’Ungheria con pesanti effetti per il mais sull’Italia che ne ha importato ben 1,6 miliardi di chili di mais nel 2021.

Una situazione che – sostiene la Coldiretti – aggrava gli effetti della guerra che coinvolge direttamente il commercio di oltre ¼ del grano mondiale con l’Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% sugli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16% sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate), secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga.

L’ emergenza mondiale riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 62% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti, il 35% del grano duro per la pasta e il 46% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, anche se è però autosufficiente per il riso di cui è il primo produttore europeo con oltre il 50% dei raccolti per un totale di circa 1,5 milioni di tonnellate di risone all’anno, anche se quest’anno in forte calo per effetto della siccità e degli alti costi di produzione.

“Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “nell’immediato occorre salvare aziende e stalle da una insostenibile crisi finanziaria per poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.

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