BOCCIAto
L’editoriale dei NOC.
È stata una settimana frenetica, come tutte le altre, colma di notizie e colpi di scena. Non le “solite” cronache nere, dove purtroppo vite spezzate e attività commerciali prese di mira riempiono le prime pagine, nazionali e locali, o l’impazzare del meteo, che mette in ginocchio attività, genera catastrofi a persone e cose, e uccide.
Oltre i consueti “battibecchi stranieri” tra capi belligeranti che giocano con le vite altrui senza mai prenderne parte in prima linea, e quelli di politici mai parchi del ruolo conferito e responsabilità dovute, a tener banco le cronache è stata l’italiana telenovela governativa, tutta smielata e intrecciata di rose, spine, corna e documenti, tra l’ormai ex ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano -al suo posto in pochi minuti è subentrato Alessandro Giuli, sua fotocopia- e Maria Rosaria Boccia, come si definisce lei imprenditrice del wedding, sua presunta collaboratrice ministeriale ai Grandi Eventi e amante rea-confessa.
Non è una spy story, bensì l’ennesima avventura, tutta partenopea nei campi pompeiani vista Vesuvio, di chi crede di dominare, controllare, metter a tacere chicchessia. Ma è andata male. Una storia che parrebbe durasse da circa un anno -dall’agosto 2023- come scandito dalle labbra della bionda, -dal maggio 2024- da quelle del ex ministro, condita dalla Boccia con sorrisi all’occorrenza e backup repentini come assicurazione sul suo futuro.
Un pettegolezzo tutto all’italiana, come lo è quella politica becera, da balcone, da mercato, che svoltando a destra distrae il cittadino da temi più importanti.
Oddio, lo scandalo tra l’ex numero uno del dicastero alla Cultura e la Boccia non è da sottovalutare; sotto sotto, scavando a fondo, potrebbero sortire fatti che contribuirebbero a svelare retroscena ben più vicini all’attività che un ministro dovrebbe proteggere e mai rivelare tra le lenzuola; la questione dei documenti del G7 è uno di questi, smentita da Sangiuliano ma confermata dalla donna per i due percorsi alternativi e l’organizzazione. Materiale a dir poco per un romanzo o un film, che metterebbe in luce la superficialità di una persona debole alla carne e mai forte del ruolo conferito, spesso condito da gaffe culturali, storiche, geografiche, insomma scolasticamente imperdonabili ma veniali per il suo capo del Governo. Una persona promossa da giornalista dalla governativa Mamma Rai ma BOCCIAta da un’altra scaltramente sensuale, ammiccante e desiderosa di carriera.
È lo spaccato dell’attuale politica, che sia di destra o di sinistra non fa differenza, dove il potere surroga il merito, dove l’arroganza prevale sul libero arbitrio, pubblico o privato che sia non fa differenza, dove il perdono è dovuto purché si mantenga l’egemonia acquisita col voto. E per la destra, rimanendo nell’attuale alveo politico, è un po’ come il tema della famiglia, dove si predica bene ma si razzola male viste le ultime coppie scoppiate delle sorelle Meloni. E non è un caso. Come non lo sono le ombre che avvolgono i casi Santanché e Lollobrigida.
Soffermarsi sul tema corna non è rilevante: son fatti loro e si rispetta l’intimità.
Ma se la bionda Boccia dichiara pubblicamente che il suo, forse o già ex, “compagno dicasteriale” potrebbe esser sotto ricatto, beh, qui c’è ben poco da ridere, non è gossip o fake news, come più volte sostenuto da chi difende a denti stretti Sangiuliano. Una difesa a prescindere, dove si elogia l’operato dell’ex ministro affermando che la cultura ci ha guadagnato, forse tassando le foto fatte nei musei e altri luoghi di beni culturali, aprendoli nei giorni festivi, tra l’altro già aperti da altri governi, una difesa con occhi bendati e orecchie tappate, turandosi il naso e voltando lo sguardo.
Francamente la Cultura italiana non ha bisogno del Sangiuliano di turno.
Gli stessi che non avrebbero voluto le sue dimissioni, contravvenendo a quell’etica politica che tutti dovrebbero perseguire una volta eletti dal Popolo Italiano. Argomentazioni, come dichiarato dalla sua forse ex amante, avallate da registrazioni audio e video, stampe di documenti ed e-mail riservate, dove, tra l’altro, dimostrerebbero l’utilizzo di denaro pubblico a favore della presunta collaboratrice per i grandi eventi. Condizionale obbligato poiché la controparte, l’ex ministro, dichiara il contrario e con tanto di documenti.
La Corte dei Conti amministrativamente farà chiarezza su questi soldi.
Prove, o meglio per ora indizi, che svelerebbero la debolezza di un sistema di controllo e di sicurezza sulle attività di un governo, dove son bastati un paio di occhiali con telecamera, uno smartphone, una stampante e una pendrive, per raccogliere e conservare informazioni confidenziali e delicate. Un dossieraggio fai da te di tutto rispetto. Un sistema che fa acqua dappertutto, dominato dalla debolezza della carne di un uomo che avrebbe dovuto esser oltre che prudente anche riservato e, fatecelo dire, fedele.
A chi credere? A nessuno dei due ovviamente. Si spera sia la magistratura a far luce, quella voluta da una parte della politica che depositando una formale denuncia giustamente pretende chiarezza e verità. Per ora atteniamoci ai fatti, anche se adombrati e artatamente confusi dai e nei media.
A noi non interessa cosa è accaduto tra le lenzuola, ma quello che è trapelato.
Ascoltando l’intervista della bionda Boccia parrebbe che organizzazioni e investimenti per grandi eventi siano stati messi alla berlina di chi la stessa presunta consulente confida come presunti ricattatori.
È grave. Lo è tanto quanto presumibilmente aver aperto bocca anche per esser più figo tra le lenzuola. È grave perché dove esistono grandi eventi, insistono grandi investitori e parallelamente grandi incassatori e speculatori. E sappiamo bene che tra questi si celano organizzazioni profit spesso criminali e mafiose, che attendono come sciacalli il momento opportuno per agguantare la preda e divorarla. Spesso la ricattano, anche a sua insaputa con la complicità di terzi.
Questo ci preoccupa, perché direttamente e indirettamente si fa mangiare a chi utilizza eventi pubblici come lavatrici per speculazioni e soldi ottenuti malevolmente.
Che sia fuoco nemico o amico interessa poco, purché esca il mandante. L’epilogo non lo ha reso vittima ma sonoramente BOCCIAto da una donna assetata di fama e potere.
La Procura indaghi. Si ponga termine a quel fasullo perbenismo politico di chi grida “al lupo, al lupo”, chiedendo le dimissioni al primo inciampo. Lo faccia anche per capire se dietro tutto questo teatrino vi sia la mano di terzi, di chi avrebbe potuto muovere quei fili magistralmente mossi da una regia che potrebbe non esser tanto lontana dai protagonisti. Ci dia un ritorno veritiero e faccia luce su un Governo che da quando è salito a Montecitorio ha adottato una politica familiare, anche matriarcale, giacché parrebbe che il bandolo della matassa è nelle mani dello stesso cognome.
@NOCPress
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