La cappella rotonda del vecchio cimitero di Monte Sant'Angelo - NOC Press

La cappella rotonda del vecchio cimitero di Monte Sant'Angelo

(foto MSA)

 a cura del prof. Giuseppe Piemontese, Società di Storia Patria per la Puglia


Prima che venisse promulgato nel 1804 il decreto imperiale di Napoleone Bonaparte, denominato l’Editto di Saint Cloud, applicato in Italia nel 1806, riguardante la nascita dei moderni cimiteri fuori delle città, non esistevano i cimiteri pubblici al di fuori dei confini delle città, né alcuna regolamentazione delle sepolture. Infatti, l’Editto di Saint Cloud è stato un atto fondamentale per la nascita dei moderni cimiteri, passando alla storia come il primo provvedimento per la regolamentazione delle sepolture.

Da tempo, infatti, si avvertiva la necessità di individuare una soluzione ai problemi igienico-sanitari che derivavano dalla decomposizione delle salme nelle chiese.  Con l’Editto, quindi, venne vietata qualsiasi sepoltura in chiese, sinagoghe, templi e in qualsiasi luogo all’interno della città. Generalmente i cimiteri dovevano essere costruiti fuori dalle mura cittadine, distanti almeno 35-40 metri, possibilmente su terreni soleggiati e arieggiati. Prima dell’Editto di Saint Cloud le sepolture avvenivano all’interno delle chiese, oppure nelle lorio vicinanze, generalmente adibite a orti o giardini privati. Ciò lo si può dedurre dai numerosi scavi archeologici effettuati nelle chiese, monasteri, o nel santuario esistente nella città di Monte Sant’Angelo, fra cui il nostro santuario dedicato a San Michele, che presenta, specie nelle sue fondamenta, risalenti ad età tardoantica e altomedievale, veri e propri sepolcreti, di cui ancora oggi rimangono tracce nella Cappella della Riconcializzazione, adiacente l’entrata interna al santuario. Così come varie sepolture sono state trovate nei luoghi adiacenti alla Basilica, con numerose sepolture e arcosoli contenenti scheletri e arredi funebri.

Intanto dall’inizio del Secondo Millennio e precisamente dall’XI secolo, intorno al santuario erano sorte diverse chiese, fra cui la chiesa di San Pietro del VI-VII secolo, il Battistero di San Giovanni in Tumba dell’XI secolo, e la Chiesa di Santa Maria Maggiore del XII secolo, dove sono venuti alla luce, negli scavi effettuati negli anni Sessanta e Settanta, varie sepolture e scheletri. Così come numerose sepolture sono nel Battistero di San Giovanni in Tumba e nelle fondamenta della chiesa di San Pietro. Inoltre, dagli scavi effettuati nel complesso della Chiesa di San Francesco, e precisamente all’interno delle Chiese di San Oronzo e di Santo Stefano, sono venute alla luce numerose sepolture, con vari loculi e scheletri risalenti al XIII secolo e oltre. Così come, all’interno della Chiesa di San Pasquale, lungo la circonvallazione, sono venute alla luce altre sepolture, con vari affreschi lungo le pareti della chiesa di cui oggi si vede solo un arco in muratura. Così come varie sepolture sono venute alla luce anche nella Chiesa longobarda di San Salvatore, risalente al X secolo. Così dicasi per la Chiesa di Sant’Apollinare, sorta fra il VII e l’VIII secolo, nella parte più antica della Città, nel rione che un tempo era chiamato “Rione delle Grotte”. E ancora varie sepolture nella Chiesa di San Antonio Abate, risalente all’XI secolo. A proposito di queste ultime ce il chiese il compianto e mai dimenticato Ernesto Scarabino così affermava: “Si trattava di quattro porzioni di terreno ben delineate nei pressi della Chiesa di S. Oronzo, un edificio sacro sito nell’attuale Piazza S. Francesco d’Assisi dove c’erano due chiese. Su quella di S. Stefano fu poi costruita nel 1350 la chiesa voluta da Giovanna I (che divenne di S. Francesco e fu interamente rifatta nel 1676). Accanto si trova il tempio dedicato a S. Antonio da Padova, ex mulino negli anni 1940/50 e poi laboratorio di falegnami”. La valle sottostante  la Chiesa di San Antonio Abate era comunemente chiamata “dei penitenti” o “ Valle di S. Enrico”, in quanto in un luogo della valle si sarebbe ritirato in eremitaggio il re Enrico II, dopo che ebbe passato la notte nella Grotta di San Michele ed ebbe in visione l’apparizione di Angeli che officiavano la Santa Messa. Così come diverse sepolture sono venute alla luce nella parte inferiore della Chiesa della SS. Trinità, adiacente al Monastero delle Clarisse, costruita nel 1630 a spese del Barone Domitio Gambadoro, la cui residenza era ubicata vicino la chiesa. Questi era proprietario di un “castello” nella Piana di Macchia Posta, che in seguito venne trasformato in villa baronale estiva, ma che un tempo era servito come xenodochium o hospitale, cioè “statio” per i pellegrini diretti al santuario di San Michele, tramite il sentiero di Valle Portella. Altrettante sepolture le troviamo presso la Chiesa di San Niccolò (detta dei Cappuccini), il cui Convento fu  fondato nel  1595 dall’ordine monastico dei Cappuccini, lungo l’antica cinta muraria, poco distante dal Castello. Nel terreno circostante il convento e anche all’interno di esso vi era un’area cimiteriale adibita alla sepoltura dei suoi confratelli.
Intanto vicino al Santuario di San Michele, nasceva la Chiesa di Santa Lucia o come volgarmente viene chiamata Ceppelluccia o Oratorio di Santa Lucia, sovrastante la Sacra Grotta, dove oggi vi sono le cosiddette scalelle. Adiacente alla Chiesa di Santa Lucia vi era un’area cimiteriale dismessa, e precisamente nel cortile detto Boccadoro, dove un tempo, nel XVI secolo, sorgeva un oratorio dedicato a San Giovanni Crisostomo, chiamato appunto Boccadoro. In seguito, tale cortile Boccadoro venne trasformato nel Cimitero di Sant’Anna, adiacente l’omonimo Oratorio di Sant’Anna, istituito ufficialmente nel 1785. Tale Cimitero venne a costituire nella città di Monte Sant’Angelo il primo esempio di cimitero civile. Successivamente, il Cimitero di Sant’Anna, non avendo più la capacità e l’ampiezza di accogliere tutti i morti del paese, venne sostituito, nel 1826, da un vero e proprio Camposanto fuori città, che è quello dove oggi esiste la Cappella Rotonda, per poi a sua volta essere sostituito dal nuovo cimitero, dopo che il Comune di Monte Sant’Angelo decise, nel 1951, 1'abbattimento del vecchio Cimitero, per dare spazio alla costruzione di case popolari. Quindi l’attuale Cappella Rotanda del vecchio cimitero risale all’Ottocento e precisamente nella prima metà del XVIII secolo, fra il 1826 e il 1830, la cui struttura ci riporta quasi alla struttura dei vecchi battisteri medievali. All’epoca della costruzione della Cappella cimiteriale era sindaco della città di Monte Sant’Angelo Domenico Almergogna, morto nel 1830. Questi venne sepolto all’entrata della cappella del vecchio cimitero con la seguente iscrizione incisa su di una lunghissima lastra di marmo: “Dottor Fisico D. Domenico Almergogna – Patrizio vichese –Morto Sindaco di Monte Sant’Angelo – il dì 1 settembre 1830”. Il suo nome ricorre fra gli adepti che facevano parte della Carboneria, insieme agli Starace, ai Ciampoli, ai Giordani. A Domenico Almergogna gli è stata intitolata una Piazza Almergogna che è situata alle spalle di Corso Vittorio Emanuele e precisamente di fronte alla Chiesa di San Giuseppe,  a destra della Via Carbonara. Fino a qualche anno fa la scritta Almergogna era visibile e leggibile sul portale della Cappella cimiteriale rotonda.. Adesso è sparita, compresa la iscrizione. In questa Cappella cimiteriale si officiavano solo le cerimonie funebri, mentre non fungeva da chiesa o da parrocchia. Solo in seguito essa venne sostituita dalla Chiesa dell’Immacolata, la cui prima sede fu quella che sorse nel 1968 in Via Manfredi n. 102, per poi essere trasferita nell’attuale sede, fatta costruire nel 1982-1984 al tempo in cui erano sacerdoti Don Francesco Accarrino e Don Matteo De Padova, il cui progettista è stato l’Ing. Mario Azzarone. L’ufficialità della nomina, come responsabile della Chiesa e della Parrocchia dell’Immacolata al sacerdote Matteo De Padova, è avvenuta il 25 Marzo 1990, con relativa consacrazione della Chiesa il 4 Giugno 1995 da parte di Mons. Vincenzo d’Addario.

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