Resta in carcere l'hacker 24enne che ha violato i server del ministero della Giustizia
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Resta in carcere l'hacker Carmelo Miano, l'ingegnere informatico quasi 24enne arrestato a Roma lo scorso 2 ottobre dalla Polizia Postale al termine di indagini coordinate dalla Procura di Napoli (pm Onorati e Cozza del pool cybercrime della Procura di Napoli coordinato dal magistrato Vincenzo Piscitelli).
Lo ha deciso il gip di Napoli Enrico Campoli che ha rigettato, nell'ultimo giorno utile, la richiesta di scarcerazione avanzata dal legale del giovane, l'avvocato Gioacchino Genchi. Per il giudice inoltre non sono sussistenti i presupposti per l'incompetenza territoriale e funzionale. Per quello che concerne le patologie evidenziate anche durante l'interrogatorio di garanzia, il tribunale ha disposto che la direzione sanitaria del carcere di Regina Coeli prepari delle relazioni che attestino lo stato di salute e la sua idoneità alle cure nella casa circondariale. L'avvocato Genchi ha già annunciato nei giorni scorsi il deposito di un'istanza di appello al tribunale del Riesame di Napoli e «una articolata memoria» che indirizzerà anche al procuratore di Perugia.
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L'hacker che ha violato i server del ministero della Giustizia ammette gli attacchi
Arrestato e interrogato si difende dicendo di non aver recato alcun danno al sistema che era già "abbastanza disastrato di suo"
Non saranno brevi i tempi dell'indagine sull'hacker Carmelo Miano, arrestato dalla Polizia Postale con l'accusa di aver violato i server del ministero della Giustizia e di altre importanti aziende italiane. Lo dice esplicitamente il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, il cui ufficio inquirente ha coordinato le operazioni che hanno portato all'arresto dell'uomo. "Abbiamo ottenuto risultati importanti. Ci sono milioni di file audio e video, milioni di documenti e quindi l'indagine sarà lunga", sottolinea Gratteri. Dopo l'interrogatorio di garanzia di ieri è attesa ora la decisione del gip. L'hacker ha ammesso gli accessi abusivi. Lo avrebbe fatto, ha sottolineato, da solo, senza mandato di alcuno e senza, a suo giudizio, provocare alcun danno. Un'attività la sua che, tiene a rilevare il legale che lo difende, Gioacchino Genchi, ha messo in evidenza la fragilità dei sistemi informatici violati.
Miano sarebbe stato abilissimo nel suo lavoro, un 'mago' lo aveva definito Gratteri nel corso della conferenza stampa successiva al suo arresto, ed era anche riuscito a guadagnare - non muovendosi dal suo appartamento alla Garbatella a Roma - diversi milioni di euro sul mercato delle criptovalute. Nel lavoro degli investigatori anche la verifica di eventuali contatti con presunti esponenti dei servizi: l'avvocato Genchi si limita a ribadire che questo aspetto sarà oggetto di prossimi interrogatori. Il legale ha presentato un'istanza al Riesame di Napoli per chiedere l'attenuazione della misura cautelare del carcere. Nella richiesta depositata dal legale viene sottolineata l'insussistenza del pericolo di fuga, del rischio di inquinamento delle prove e della possibilità di reiterare i reati contestati, che sono accesso abusivo aggravato a strutture informatiche e diffusione di malware e programmi software, commessi in concorso. L'opinione del legale, poi, "in relazione agli accessi, ammessi da Miano, alle caselle di posta elettronica di alcuni magistrati inquirenti" è che vi sia "l'incompetenza funzionale delle procure della Repubblica di Napoli e di Roma" e quindi, a suo giudizio, il dossier dovrebbe essere trasferito alla Procura di Perugia.
Nell'interrogatorio, Miano ha, infatti, ammesso di avere consultato le mail di diversi magistrati tra Napoli, Roma, Gela e Brescia. E inoltre, secondo quanto riferito da organi di stampa, avrebbe usato la password di un pm per accedere a materiale investigativo: grazie agli account privilegiati che aveva poteva probabilmente accedere ai data-base utenti e carpire user e password. Dagli atti d'indagine emerge anche che Miano si sarebbe collegato a un portale russo dove è possibile la compravendita di dati sensibili come, per esempio password e dati bancari.
Sul giovane hacker pende a Gela un procedimento per riciclaggio, dal 2021: la procura della Repubblica, su istanza del legale, ha restituito a Miano tutte le copie forensi degli hard disk che gli erano stati sequestrati all'epoca dalla Guardia di Finanza, attraverso un provvedimento del pubblico ministero titolare del fascicolo.
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®NocPress
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