Magistratura. Come un "colpo" di spugna
La notizia non ha suscitato i clamori dei cittadini. Forse perché non è stata “tanto” pubblicizzata dai media? Può essere! Ma noi ve lo diciamo. Siamo quelli che gli altri non dicono? Certo che si!
Sta di fatto che in sordina (ai media) il Consiglio dei Ministri quest’oggi con un provvedimento molto celere ha rinviato nel mese di aprile del 2025 le elezioni per il rinnovo dei Consigli Giudiziari. La normativa vigente lo prevedeva per domani.
Ora il cittadino, anche sapendolo e con tutti clamori del caso che questo governo ha innescato nei riguardi della magistratura, avrebbero pensato “…è la solita storiella politica delle cosiddette toghe rosse che il governo ha propagandato per giustificare altre sue manovre…ma che ce frega”.
In realtà non è così. Il rinvio poc’anzi detto è molto serio dal punto di vista dell’efficienza della magistratura. Si tratta degli organi di autogoverno territoriale dei Magistrati, in tutte le sedi di Corte d'Appello.
Ciò può piacere o no, ma per noi la legalità e la sicurezza, il rispetto delle persone e degli animali, delle cose e patrimonio altrui, e soprattutto delle normative vigenti sono imprescindibili. Ok?
Le elezioni, per legge, dovevano tenersi tra circa 16 ore, iniziando dalla mattina di domenica 1° dicembre 2024 per proseguire lunedì 2.
Se prima il governo trasferisce le competenze in materia di immigrazione dai togati preposti a quello della Corte d’Appello, ora anche a quest’ultima ha reso vita difficile, bloccando di fatto nuove nomine, pertanto facendo rimanere in funzione quelle in essere. Come a dire che se qualche giudice dell’Appello deve decidere, lo faccia chi c’è già, tanto sappiamo chi sono (al governo piace vincere facile)
Il fatto è che con tale rinvio, come detto, l’attuale governo non solo si antepone alla normativa vigente prevista in materia di elezioni dei magistrati, ma blocca una macchina già rodata per tal funzione, lasciando ferme cariche di futuri candidati alla magistratura della Corte d’Appello.
Un “colpo” di spugna in faccia alle toghe, per l’attuale governo, considerate rosse. È come per un calciatore fargli appendere gli scarpini al chiodo. No va affatto bene!
Un torto ai candidati, a tutti i gruppi di riferimento, ai giudici elettori, a tutto quel personale amministrativo che stava predisponendo con grande sforzo la complessa macchina organizzativa per un appuntamento elettorale, quel rinnovo di un organo importante per i tribunali, tra l’altro, e lo ripetiamo, come previsto dalla normativa vigente.
Fattivamente è un colpo basso a un potere dello Stato che ha tutto il diritto di organizzare le sue dinamiche interne, regolate per legge, nel migliore dei modi, e nel rispetto anche del sistema democratico che regola ogni competizione elettorale.
Un danno al Paese, all’immagine della magistratura e soprattutto alla legalità democratica su cui si regge tutto l’ordinamento giuridico italiano. Un deterioramento al clima generale in cui un organo dello Stato, oltre ad essere spesso denigrato e aggredito, non riceve il dovuto rispetto anche nei passaggi che ne regolano il suo funzionamento, normato dalla legge (repetita iuvant).
Con ciò è automatico pensare che questa politica che oggi governa l’Italia considera la magistratura, se non un nemico, una sorta di corpo astratto e lontano a cui non è ipotizzabile attribuire il rispetto che merita anche nelle più semplici esigenze formali connesse alla sua vita interna.
Oggi, in Italia, e per l’immagine fornita all’Europa e oltreoceano, questo “colpo” di spugna ha scritto nella migliore delle ipotesi una
pagina di maleducazione istituzionale.
a cura dei N.O.C. (Non Official Cover)
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