Sulle tracce dei Longobardi. Gli ultimi studi e ricerche sul santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo
a cura del prof. Giuseppe Piemontese, storico locale della “Società di Storia Patria per la Puglia".
Ho partecipato con piacere all’assegnazione della Presidenza nazionale dell’Associazione Italia Langobardorum alla Città di Monte Sant’Angelo, per il biennio 2025-2027, nella persona della Prof.ssa Rosa Palomba, Assessore alla Cultura e Turismo, in presenza del Sindaco Pierpaolo D’Arienzo e dei vari componenti dell’Associazione, fra cui il Presidente uscente di Spoleto Danilo CHIODETTI, l’Assessora alla cultura di Benevento Antonella Tartaglia POLCINI, l’Ufficio UNESCO - Ministero della Cultura Laura ACAMPORA, Padri Micheliti - Santuario San Michele Arcangelo, Padre Ladislao SUCHY. Sono intervenuti: Angela Maria FERRONI, già Ufficio UNESCO Ministero della Cultura e Cda Longobardi e Immacolata AULISA, Direttrice Centro studi Micaelici e Garganici Università di Bari, la quale ha riportato le ultime Ricerche e Studi sul Santuario di San Michele Arcangelo effettuato da Marcelo Mignozzi e Alessandro Lagioia, avvenute durante il Convegno del 13-14 Novembre 2024 a Spoleto, in cui Marcello Mignozzi afferma che: “La revisione di dati più antichi, effettuata all’incirca nell’ultimo decennio, in aggiunta a interventi realizzati ex novo, ha permesso di comprendere meglio l’articolazione delle fasi architettoniche e decorative del santuario micaelico sul Gargano, le cui origini, secondo la tradizione, sono legate alle apparizioni dell’Arcangelo avvenute nel V secolo...Una recente analisi della struttura ha portato a meglio evidenziare che la grotta è stata utilizzata in un primo momento – tra la fine del IV secolo e la metà del seguente, quando inizia il culto per l’Arcangelo – come area necropolare, in base alla presenza di alcune tombe scavate nella roccia e di altre labili tracce di frequentazione. A un periodo successivo va ricondotta la costruzione di un Avancorpo e del setto murario che divide la zona in due vani longitudinali, di una ripida scala sul lato settentrionale dell’avancorpo, che conduceva a un piano rialzato. Un’altra scala è stata poi realizzata nella roccia sul lato meridionale al termine della quale altri gradini, in direzione sud, permettevano di accedere alla grotta più ampia, la “Basylica grandis”. La maggior parte delle iscrizioni, che ritroviamo lungo le pareti del santuario altomedievale, dovrebbero risalire al periodo longobardo, a partire della seconda metà del VII secolo, mentre gli affreschi che si trovano lungo l’avancorpo delle strutture della scalinata dovrebbero risalire al tempo dell’Imperatore Ludovico II e precisamente intorno agli ultimi decenni del IX secolo, dopo che vi fu la razzia saracena del Santuario nell’869. Mentre il Custos Ecclesiae dovrebbe risalire al tempo dell’Imperatore Ottone I (962-973). Il tutto sotto l’influenza dell’arte longobarda di area campana, lucana e pugliese, risalente ai cicli pittorici del VIII e IX secolo. A tale proposito, si afferma che l’immagine della figura nuda, già indicata come Eva, è invece da riconoscere Adamo, colto nel momento della sua animazione da parte del Creatore. Invece la relazione di Alessandro Lagioia si sofferma ad analizzare, da un punto di vista storico-agiografico, la fonte principale della nascita del culto di San Michele sul Gargano e precisamente Apparitio sancti Michaelis in monte Gargano, affermando che vi sono più di 200 manoscritti a tale riguardo e che la prima stesura dovrebbe risalire alla prima metà del VII secolo e non alll’VIII secolo. Afferma a tale proposito A. Lagioia: “La storia più antica del Santuario garganico dell’Arcangelo Michele è legata a una breve leggenda agiografica in latino che narra delle apparizioni e della successiva fondazione della Basilica presso la grotta prescelta dall’Angelo stesso in veste di custos e guardiano del luogo. Nota come Apparitio sancti Michaelis in monte Gargano (BHL 5948), essa ha conosciuto una straordinaria fortuna medievale e una ingiustificata trascuratezza, sul piano delle cure filologiche, fino all’epoca contemporanea. È circolata, infatti, attraverso circa duecento manoscritti databili a partire dall’età carolingia e riconducibili ai più importanti centri monastici dell’Europa occidentale, essendo presto confluita in leggendari, omiliari, lezionari, vite dei santi e persino opere miscellanee... Sulla base della unitarietà della redazione testuale attestata dai più antichi testimoni, che risalgono alla prima metà del IX secolo, e tenendo conto della coerenza interna e di precisi e sottili raccordi fra i vari episodi di cui si compone il racconto (così detti del toro, della battaglia, della consacrazione e del culto), nonché della omogeneità formale del dettato espositivo, il testo può essere, oggi, valutato come un complesso unitario sapientemente concepito e strutturato nelle sue varie sezioni, probabilmente dietro una precisa istanza di ‘promozione’ del luogo e del suo culto, che ho proposto di porre in stretta relazione con le opere di sistemazione e monumentalizzazione del santuario, ben documentate su base epigrafica e archeologica, all’epoca della dominazione longobarda di Romualdo I, che resse per conto del padre Grimoaldo I (647-671) il ducato di Benevento dal 662-663 fino alla morte nel 687, promuovendo la realizzazione di grossi interventi edilizi, finalizzati soprattutto a facilitare l’accesso all’insediamento rupestre dei flussi di devoti, evidentemente più cospicui”. In altre parole la compilazione dell’Apparitio dovrebbe risalire alla seconda metà del VII secolo e con oltre, redatto in ambienti del clero o della cancelleria del ducato di Benevento, all’incirca durante l’annessione della diocesi sipontina a quella beneventana. Mentre per quanto riguarda le due date 29 Settembre e 8 Maggio non abbiamo fonti precise che attestano tali date, probabilmente “8 maggio e il 29 settembre divennero infatti date ‘ufficiali’ di avvio e conclusione della transumanza, un fenomeno antichissimo e in vario modo connesso al culto e al santuario dell’Arcangelo, oltre che a quello vicino di San Giovanni e di San Marco in Lamis. La data dell’8 maggio, forse corrispondente a quella della leggendaria vittoria riportata dai Sipontini e Beneventani sui Napoletani, sembra attestata per la prima volta nella produzione storiografica e calendariale di area beneventano-cassinese del IX secolo, mentre compare non prima dell’XI secolo in alcuni codici della leggenda di area meridionale, a riprova di una probabile dipendenza di questi da quella”.
Il dibattito è stato moderato da Pasquale GATTA, coordinatore tavolo tecnico UNESCO Monte Sant’Angelo. Certamente l’incarico riguardante la Presidenza dell’Associazione Italia Langobardorum, assegnata alla Città di Monte Sant’Angelo, è di grande prestigio che pone il nostro Sito UNESCO, insieme agli altri sei Siti di Italia Langobardorum, all’attenzione del mondo culturale, per quanto riguarda la valorizzazione e la conservazione dei Beni culturali legati alla presenza longobarda in Italia, ma in special modo nell’Italia Meridionale, che si avvale di due Siti Unesco, quello di Monte Sant’Angelo e di Benevento, da cui nasce e si sviluppa la dominazione longobarda (la cosiddetta Langobardia Minor), nell’Italia Meridionale, insieme a quella di Brescia, Spoleto, Campello sul Clitunno, Castelseprio, Cividale del Friuli. L'Associazione Italia Langobardorum nasce contemporaneamente con il riconoscimento del Sito Seriale avvenuto l’11 Giugno del 2011. Ha sede presso il Comune di Spoleto ed è costituita dai Comuni di Benevento, Brescia, Campello sul Clitunno, Castelseprio, Gornate Olona, Cividale del Friuli, Monte Sant’Angelo, Spoleto, dalla Fondazione CAB-Istituto di cultura Giovanni Folonari e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il Consiglio di amministrazione è costituito da un delegato di ciascun ente, mentre la Presidenza è ricoperta a rotazione da uno dei delegati dei sette Comuni e ha la durata di due anni. L’Associazione non ha scopo di lucro ed è l’unico soggetto titolato a fruire delle misure finanziarie, previste dalla Legge 20 febbraio 2006 n. 77, e, in base anche al Dossier della candidatura, destinate alla tutela, gestione, fruizione e valorizzazione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale, posti sotto la tutela dell’UNESCO. Un Dossier dove sono previsti progetti di valorizzazione e di conservazione dei Siti Unesco Longobardi, al fine di tutelare la memoria storica e culturale della presenza longobarda in Italia, ma soprattutto di farli conoscere e di diffondere la cultura del passato e la civiltà legata alla presenza longobarda in Italia. Con la nuova Presidenza del Comune di Monte Sant’Angelo si spera di creare un comitato scientifico che possa preparare un Programma di grande valenza culturale, al fine, innanzitutto, di far conoscere la presenza longobarda in Puglia e, poi, di creare una rete di interesse generale con tutti gli altri Siti UNESCO al fine di sviluppare una rete degli itinerari lungo le grandi direttrici del pellegrinaggio micaelico, anche in vista del Giubileo 2025. Una rete di grande valenza storico-culturale, che permetta di sviluppare progetti legati ai territorio lungo la Via Micaelica o Via Francigena del Sud, che recentemente è stata riconosciuta come Bene culturale europeo. Inoltre si deve creare e mettere in pratica i vari progetti legati al Dossier, con il suo aggiornamento, di cui è promotrice l’Amministrazione comunale. Dossier che vede vari Piani: il Piano della Conoscenza, il Piano della Tutela e Conservazione, della Valorizzazione, della Promozione culturale e, infine, dello Sviluppo socio-economico.
Nessun commento:
Lascia un commento. Sarà cura della Redazione a pubblicarlo in base alle leggi vigenti, che non violino la persona e cose altrui. Grazie.