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un'immagine che rappresenta la tragica irruzione alla scuola Diaz durante il G8 di Genova |
Quadro sulla vicenda della scuola Diaz durante il G8 di Genova 2001
Titolo: L'irruzione alla scuola Diaz: un simbolo di abusi di potere durante il G8 di Genova
Contesto storico: Nel luglio 2001, Genova ospitò il vertice del G8, un incontro tra i leader delle principali economie mondiali. Durante l'evento, la città fu teatro di proteste da parte di movimenti no-global, attivisti e organizzazioni internazionali. Le manifestazioni pacifiche furono spesso affiancate da azioni violente dei black bloc, gruppi che causarono danni materiali. Il clima di tensione crebbe, culminando in episodi di repressione brutale.
La scuola Diaz: La notte tra il 21 e il 22 luglio 2001, la polizia irruppe nella scuola Diaz, utilizzata come dormitorio e base logistica dagli attivisti del Genoa Social Forum. L’azione, presentata come necessaria per arrestare presunti black bloc, si rivelò un intervento violento e indiscriminato.
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un'immagine simbolica che rappresenta la drammatica vicenda della scuola Diaz durante il G8 di Genova 2001 |
Descrizione degli eventi:
- L’irruzione: Più di 300 agenti in tenuta antisommossa fecero irruzione nella scuola, sfondando porte e finestre.
- Le violenze: Molti occupanti, inclusi giornalisti e osservatori internazionali, furono brutalmente picchiati. Furono ferite 93 persone, 61 delle quali richiesero cure ospedaliere.
- Prove fabbricate: Per giustificare l’azione, gli agenti introdussero falsi elementi di accusa, come bottiglie molotov e dichiarazioni inventate sulla presenza di armi.
Le conseguenze:
- Ripercussioni legali: Dopo anni di processi, diversi funzionari di polizia furono condannati per falso ideologico, abuso di potere e calunnia. La Corte europea dei diritti dell’uomo condannò l’Italia per tortura, evidenziando le lacune legislative nel punire tali crimini.
- Impatto simbolico: L’irruzione alla Diaz è divenuta emblema degli abusi di potere, suscitando indignazione e proteste globali.
Riflessioni: La vicenda rappresenta una ferita nella storia democratica italiana. È un monito contro gli eccessi delle forze dell’ordine e la necessità di tutelare i diritti fondamentali anche in situazioni di emergenza. La memoria della Diaz vive attraverso film, documentari e analisi che continuano a interrogarsi sul rapporto tra sicurezza e libertà.
La Cronistoria
“Era evidente che gli uomini che rappresentavano lo Stato, avevano mentito”.
Avevo 28 anni...(dice il nostro NOC sul campo)
Il racconto di una storia, una storia vera, da brividi. I cittadini di Genova accolsero con grande entusiasmo la notizia che la loro città era stata prescelta come sede per lo svolgimento del G8, un appuntamento annuale in cui tutti i paesi più industrializzati della terra si riuniscono per decidere sul futuro del pianeta.
L’evento sembrava una grande opportunità per il territorio ligure. Così Genova divenne il campo d’azione degli uomini più potenti del mondo, pertanto per Genova era una occasione quasi irripetibile e la città accolse la sfida.
Il G8 si sarebbe tenuto nel Luglio del 2001 Genova era tutto un cantiere, ma più si avvicinava il giorno dell’evento e più erano le polemiche internazionali legate alla scelta della città ligure per lo svolgimento dei lavori del G8.
Secondo molti, Genova era la città meno adatta per accogliere tanti Capi di Stato, in caso di disordini e proteste non sarebbe stato facile tenere tutto sotto controllo ma ormai gettare la spugna era pressoché impossibile, Genova, doveva continuare a lottare.
La mattina del 20 Luglio ebbe ufficialmente inizio il grande evento, ma non era affatto un traguardo raggiunto, ora la città si trovava dinanzi alla realtà più spinosa, riuscire a sopportare le tensioni fra manifestanti e forze dell’ordine, l’evento del G8 trasformò Genova in una città militarizzata, 13 mila uomini delle forze dell’ordine presidiavano le strade, l’arrivo dei manifestanti da tutte le parti del mondo subito creò molti disordini, in tanti vennero allontanati, era una precauzione per escludere la partecipazione di gruppi violenti, ma la stragrande maggioranza delle persone che andarono a Genova in quel caldo Luglio del 2001 era fatta di giovani che volevano pacificamente esprimere il loro dissenso verso le scelte che avrebbe determinato il G8.
Ormai però, sembrava di essere in trincea. La cittadinanza cominciò a rendersi conto che per Genova quell’appuntamento di certo non sarebbe stato una festa.
Alla vigilia del controverso evento del G8, nonostante si fossero verificati alcuni disordini, molte persone, soprattutto giovani, approdarono a Genova, tutti volevano dire che non era giusto che 8 “potenti” decidessero per l’umanità intera ma ormai l’atmosfera era molto tesa, non era difficile capire che tra quei ragazzi si sarebbero potuti “infilare” alcuni gruppi violenti come i black bloc, giovani soprattutto del Nord Europa che per esprimere il proprio dissenso verso la società capitalista adoperavano la strategia della violenza, colpivano qualsiasi simbolo del capitalismo, dalle automobili parcheggiate per strada alle banche, ovunque passassero quegli individui con il capo coperto da un passamontagna nero, sempre, restava una scia di distruzione.
Il 20 Luglio del 2001 Genova si ritrovò suddivisa in diverse aree, furono alzate delle alte transenne che mutarono il capoluogo ligure in una città in gabbia che delimitavano la zona rossa, quella a cui nessun manifestante doveva accedere.
Il G8 ebbe inizio, ma subito l’evento politico passò in secondo piano, l’eco dei disordini divenne fortissima e i mass media focalizzarono l’azione più sulle strade di Genova che tra i palazzi del potere, quei giovani che facevano parte del gruppo nato a Seattle (Washington) sapevano che la loro protesta avrebbe scatenato una guerriglia urbana.
I Black bloc sferrarono una offensiva contro le forze dell’ordine, si trattava di uno scontro a distanza, costituito soprattutto dal lancio di diversi oggetti contundenti come pietre e bottiglie di vetro, gli agenti decisero di “caricare” per fermare l’avanzamento dei teppisti, ma i Black bloc erano molto ben organizzati, abituati a quelli scenari utilizzavano una strategia infallibile, dopo l’aggressione si dileguavano velocemente, poi raggiungevano la folla di manifestanti non violenti e si mimetizzavano fra chi manifestava pacificamente, a quel punto identificarli diveniva pressoché impossibile, Genova era in preda al caos.
I Black bloc giunsero dinanzi al carcere di Marassi e iniziarono a lanciare contro l’edificio qualsiasi tipo di oggetto, i carabinieri erano diretti vero quei teppisti, ma avvenne un qualcosa di inspiegabile, le forze dell’ordine invece di andare a fermare i Black bloc, caricarono il corteo autorizzato delle tute bianche e ciò avvenne 300mt prima che quei manifestanti arrivassero alla zona rossa, un limite che non potevano superare altrimenti gli agenti li avrebbero caricati. Quei 10mila ragazzi che stavano protestando vennero aggrediti in un punto in cui avevano il diritto di esserci, quella carica fu un puro atto di violenza e illegale nei confronti di persone che stavano solo esercitando il proprio diritto a manifestare.
Tra i tanti agenti che dovevano tutelare Genova dai tanti disordini c’era anche un ragazzo calabrese di soli 21 anni, Mario Placanica, era un carabiniere ausiliario da soli 10 mesi e a quell’appuntamento non avrebbe dovuto nemmeno partecipare, fu soltanto alla rinuncia di un suo collega che si ritrovò in una città destinata ad essere il teatro di una vera e propria guerriglia.
Le forze dell’ordine del 2001 erano molto diverse rispetto a quelle degli anni ‘60 e ‘70 , tempi in cui molto spesso avvenivano disordini che sfociavano in violenza tra manifestanti e forze dell’ordine, la nuova generazione di agenti non era abituata a fronteggiare una situazione difficile come quella che si sviluppò a Genova, gli eventi che seguirono ne furono una conferma.
Scese in strada a manifestare un ragazzo di 23 anni che detestava qualsiasi forma di ingiustizia sociale, il suo nome era Carlo Giuliani. Lui non lo sapeva, ma di li a poco il suo destino lo avrebbe fatto incontrare con un carabiniere quasi suo coetaneo di nome Mario Placanica, il giovane agente, durante la guerriglia urbana non riusciva più a respirare a causa dei lacrimogeni lanciati dai suoi colleghi, trovò riparo su un defender (mezzo blindato dei cc) mentre intorno a Lui era in atto una vera e propria battaglia, improvvisamente poi il mezzo in cui si trovava Mario Placanica venne aggredito da alcuni manifestanti a causa di un cassonetto dell’immondizia che ostruiva la strada, il defender si trovò alle spalle, una folla di giovani inferociti.
In Piazza Alimonda a Genova quel pomeriggio di Luglio era in atto una vera e propria guerra, il defender in cui era Mario Placanica era bloccato e aveva alle spalle i manifestanti, lo scontro era molto ravvicinato, il giovane e inesperto carabiniere in preda al panico decise di estrarre la pistola, a poca distanza Carlo Giuliani sollevò un estintore per lanciarlo verso la camionetta dei carabinieri, in quel momento Mario Placanica sparò due colpi di pistola, un attimo dopo Carlo Giuliani era steso per terra, immobile.
In quel maledetto 20 Luglio alle ore 17,27 Carlo Giuliani morì, i manifestanti iniziarono a gridare ai carabinieri che erano degli assassini, il carabiniere che guidava la camionetta da cui erano partiti i colpi di pistola, per allontanarsi salì per due volte sul corpo del giovane Giuliani, l’atmosfera sembrava irreale. La notizia della morte di quel ragazzo subito fece il giro del mondo, provocando enorme indignazione popolare, le forze dell’ordine italiane avevano fallito, non erano state in grado di tenere tutto sotto controllo, a ben poco servì lo sgomento espresso dal Presidente della Repubblica Ciampi, anche perché a Genova, nonostante la morte di Carlo Giuliani la violenza non ebbe fine.
Dopo molte indecisioni il Genova social forum decise di confermare la manifestazione all’indomani della morte di Giuliani, ma la guerriglia dei Black bloc continuava. Quel 21 Luglio fu ancora più violento del giorno precedente, in molti casi vennero aggrediti ragazzi pacifisti, la sera venne fatto il bilancio della tragica giornata, si contarono 228 feriti tra i manifestanti e 65 tra le forze dell’ordine ma nonostante quelle cifre impressionanti la storia di quella guerriglia era solo a metà.
Le forze dell’ordine volevano scoprire dove fossero i Black bloc e come covo di quei violenti, venne individuata la scuola Diaz, in quella scuola, in quella notte, dormivano molti giovani.
Alle ore 23:00 di Sabato 21 Luglio, le forze dell’ordine fecero irruzione nella scuola Diaz, volevano catturare i Black bloc, ma in quell’edificio c’erano soprattutto ragazzi pacifisti, a documentare il tutto in diretta c’era Radio Gappa che aveva sede proprio in quell’edificio, in quelle aule avvennero violenze contro ragazzine, sui pavimenti vennero rinvenute molte tracce di sangue, per tutti quei giovani quella notte si tramutò in un inferno.
A distanza di 6 anni da quel massacro nonostante i moltissimi tentativi di nascondere le responsabilità delle forze dell’ordine, proprio durante un interrogatorio per accertare le responsabilità della Polizia dopo il blitz della scuola Diaz, c’è stato uno sconvolgente colpo di scena, sono emerse alcune inquietanti verità.
Ci sono voluti 6 anni di squallide menzogne prima che il Vicequestore Michelangelo Fournier che aveva partecipato all’irruzione alla scuola Diaz si decidesse a confrontarsi con la sua etica di uomo riguardo alla tragica notte di Genova. Le sue dichiarazioni hanno generato un vero terremoto politico, Fournier con una frase tanto incisiva quanto terrorizzante, ha definito il blitz alla scuola Diaz, un’operazione da macelleria messicana, prima di trovare il coraggio di fare dichiarazioni così pesanti, Fournier ha sempre mentito, per sua stessa ammissione a causa di uno spirito di appartenenza che sentiva nei confronti della Polizia di Stato, quell’uomo aveva coperto gli atti di brutale violenza di alcuni personaggi che picchiando ragazzi inermi, si sono macchiati di un gravissimo reato, e inoltre non hanno fatto onore alla propria divisa, che dovrebbe essere indossata soltanto da persone con una vera coscienza civile.
L’evento del G8 per Genova doveva essere una grande conquista, invece in breve si tramutò in una tragedia, gli scontri fra manifestanti e forze dell’ordine tramutarono la città ligure in un campo di battaglia, Carlo Giuliani perse la vita e molti altri ragazzi rischiarono di essere assassinati dall’azione violenta di alcuni poliziotti durante un blitz da incubo presso la scuola Diaz. Le responsabilità di quegli individui sono emerse di recente, ma prima alla base di varie dichiarazioni a riguardo lo svolgimento di quella operazione c’è stata solo una “GRANDE IPOCRISIA”.
In seguito al blitz nella scuola Diaz i poliziotti affermarono di aver trovato prove che in quell’edificio si trovavano i Black bloc, ma ci fu un giallo che dimostrò la falsità di quelle dichiarazioni, nell’edificio vennero rinvenute due bottiglie molotov attribuibili a gruppi violenti, che furono considerate la prova che in quell’edificio c’erano i Black bloc. Il Vicequestore aggiunto Pasquale Guaglione però, dichiarò che quelle stesse molotov in realtà, erano state già sequestrate dalla polizia nel pomeriggio del 21 Luglio, dopo quella dichiarazione ci fu l’imbarazzo e lo sgomento persino del segretario autonomo della polizia. Era evidente che gli uomini che rappresentavano lo Stato, avevano mentito.
A distanza di tutti questi anni è come se il G8 di Genova non si fosse mai concluso, le polemiche che ha provocato anche in base alle ultime rivelazioni lo fanno essere un evento di cui probabilmente si continuerà a parlare ancora a lungo. Le violenze nelle strade di Genova, nella scuola Diaz e nel carcere di Bolzaneto fatte su Giovani indifesi, resteranno una tragedia nella storia d’Italia.
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