Caso Almasri: Nordio e Piantedosi difendono il governo, "Non faccio da passacarte"
Oggi, 5 febbraio 2025, i ministri della Giustizia Carlo Nordio e dell'Interno Matteo Piantedosi hanno riferito in Parlamento sul caso di Osama Almasri, il generale libico arrestato a Torino e successivamente rimpatriato in Libia. Un'informativa attesa e carica di tensione, con le opposizioni decise a chiedere conto delle responsabilità politiche e istituzionali di una vicenda che ha scatenato un vero e proprio terremoto diplomatico.
Nordio: "Non faccio da passacarte"
Il primo a prendere la parola è stato il ministro Nordio, che ha voluto sgombrare il campo da dubbi sulle modalità di gestione del mandato d'arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale (CPI). "Il mandato era nullo", ha affermato, sottolineando che il documento era redatto solo in inglese e accompagnato da allegati in arabo, una circostanza che, a suo dire, rendeva necessario un approfondimento prima di procedere con l'eventuale estradizione.
Con un tono fermo e quasi risentito, Nordio ha respinto l'idea che il suo ministero si sia limitato a un ruolo meramente burocratico: "Non faccio da passacarte, ho il potere di interloquire con altri organi dello Stato quando necessario, e questa era una di quelle situazioni". Parole che hanno suscitato reazioni contrastanti in Aula, con i banchi dell’opposizione che mormoravano disapprovazione.
Piantedosi: "Almasri non era un interlocutore del governo"
A prendere il testimone è stato poi il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha voluto sgomberare il campo da sospetti su eventuali trattative sottobanco con il generale libico. "Almasri non è mai stato un nostro interlocutore per la gestione dei flussi migratori", ha dichiarato, respingendo ogni ipotesi di un ricatto da parte della Libia nei confronti del governo italiano.
Il ministro ha giustificato la rapida espulsione di Almasri come una scelta dettata dalla sicurezza nazionale, lasciando intendere che la sua presenza sul territorio italiano avrebbe potuto rappresentare un rischio. Tuttavia, questa versione non ha convinto le opposizioni, che hanno subito attaccato la gestione della vicenda.
Le opposizioni all'attacco: "Difendete un torturatore"
Il dibattito si è infiammato quando la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha accusato il governo di aver protetto "un torturatore", riferendosi alle gravi accuse che pendono su Almasri per crimini di guerra. Più duro ancora l’ex premier Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, che ha definito "un atto di viltà istituzionale" l'assenza della presidente del Consiglio Giorgia Meloni dall'Aula nel momento in cui si discuteva una questione così delicata.
Un caso che scuote il governo
Il caso Almasri ha ormai travalicato i confini nazionali, con l’opinione pubblica divisa tra chi vede nella decisione del governo una scelta pragmatica e chi la considera un grave cedimento politico e morale. La vicenda, che ha già aperto un fronte di tensione con la comunità internazionale, potrebbe avere ripercussioni anche all'interno della maggioranza, con alcuni settori più garantisti che avrebbero preferito una gestione più trasparente.
N.d.r. "Una cosa è certa: il caso non è chiuso. E mentre la politica si divide, restano aperti interrogativi su chi abbia realmente deciso il destino di Osama Almasri e con quali obiettivi."
©NOCPress all rights reserved
Nessun commento:
Lascia un commento. Sarà cura della Redazione a pubblicarlo in base alle leggi vigenti, che non violino la persona e cose altrui. Grazie.