Nuove rivelazioni sulle scomparse di Campanile e Scopece, il boss Lanza sotto accusa per le sparizioni legate alla mafia foggiana
Nuove rivelazioni sulla “lupara bianca” di Foggia: il ruolo del boss Lanza nelle scomparse di Campanile e Scopece
Nel cuore della criminalità foggiana, le sparizioni di Giuseppe Scopece e Gianluca Campanile continuano a rimanere misteriose. Recentemente, però, le indagini hanno ricevuto una nuova scossa grazie alle dichiarazioni di Patrizio Villani, collaboratore di giustizia che ha raccontato dettagli che potrebbero aprire nuove piste. Lanza, una delle figure di punta della “Società foggiana” e capofamiglia del clan Moretti-Pellegrino-Lanza, sarebbe al centro di due casi di "lupara bianca", quelli di Scopece, scomparso nel 2006, e Campanile, sparito nel 2016.
Le sue rivelazioni suggeriscono un intreccio di vendette mafiose e interessi economici, con il boss Vito Bruno Lanza, conosciuto come “U’ lepr’”, come possibile mandante di entrambe le scomparse. Secondo Villani, Lanza avrebbe agito dietro le quinte, anche mentre si trovava in carcere, per risolvere questioni interne alla mafia foggiana, legate a rivalità tra clan e al controllo di affari cruciali come il racket delle onoranze funebri.
La storia di Vito Bruno Lanza: un boss tra luci e ombre
Vito Bruno Lanza, 72 anni, è un nome che pesa nella storia della mafia foggiana. Figura di spicco della "Società foggiana", il clan che ha dominato l'area di Foggia per decenni, Lanza è stato coinvolto in una serie di crimini che vanno dall'omicidio al traffico di droga, dall’estorsione alla gestione illecita degli affari. Arrestato e processato numerose volte, Lanza ha saputo mantenere una posizione di potere anche dopo essere stato incarcerato nel 2016, quando è stato condannato per associazione mafiosa. Tuttavia, la sua storia non si limita alle carte giudiziarie: è stata segnata da tentativi di omicidio, come quello del 2015, quando fu vittima di un agguato da parte di una fazione rivale, il clan Sinesi-Francavilla.
Nonostante le accuse e le condanne, Lanza ha sempre mantenuto il controllo sulle sue attività mafiose, sfruttando una rete di alleati pronti a eseguire i suoi ordini, anche dietro le sbarre. Un uomo che, con la sua figura, rappresenta un simbolo della forza e della spietatezza di una criminalità che non ha mai smesso di agire, nemmeno quando la legge sembrava metterlo all’angolo.
Il caso Scopece: un omicidio nel business delle pompe funebri
Giuseppe Scopece, detto “Scannagatta”, era un imprenditore attivo nel settore delle onoranze funebri. La sua scomparsa, avvenuta il 6 novembre 2006, ha sollevato molti interrogativi. Scopece, nipote acquisito del boss Roberto Sinesi, fu eliminato dopo essere stato coinvolto in una guerra tra clan rivali per il controllo del racket delle pompe funebri. La sua morte, collegata alla competizione per estorcere denaro dalle agenzie funebri non affiliate, resta un capitolo oscuro della storia mafiosa foggiana.
Secondo quanto raccontato da Villani, Lanza avrebbe ordinato l’eliminazione di Scopece perché il clan Moretti-Pellegrino-Lanza era stato estromesso dagli accordi per la gestione del racket del caro estinto, un affare che coinvolgeva i clan Sinesi, Tolonese e Trisciuoglio. Sebbene questa versione debba ancora essere confermata, offre una nuova prospettiva su una vicenda che, fino ad oggi, non aveva mai trovato una spiegazione chiara.
La sparizione di Campanile: un’altra vittima della faida mafiosa
Dieci anni dopo la scomparsa di Scopece, un altro nome ha segnato le cronache della cronaca nera foggiana: Gianluca Campanile. Il 1° dicembre 2016, Campanile scomparve nel nulla, lasciando dietro di sé solo la sua Fiat Punto, trovata parcheggiata in via San Severo. Da quel giorno, il suo corpo non è mai stato ritrovato.
Secondo Villani, anche in questo caso sarebbe stato Lanza, sebbene detenuto, a dare l’ordine per la sua eliminazione. L’inquietante dinamica della faida mafiosa che ha scosso Foggia nei primi anni del 2000 potrebbe essere alla base di questa nuova sparizione. In questa guerra tra clan, anche la vita dei singoli individui sembra non avere valore, sacrificata su un altarino di vendetta e potere.
Indagini in corso: la verità nascosta dietro le ombre del crimine
Le rivelazioni di Villani sono ora al vaglio degli investigatori, che cercano di capire se ci siano gli elementi per fare chiarezza su questi due casi di "lupara bianca". Le parole del pentito potrebbero finalmente far luce su vicende che, fino a oggi, sono rimaste sepolte nel silenzio della criminalità organizzata. Le indagini sono ancora in corso e, sebbene non siano stati presi provvedimenti legali concreti, la DDA sta approfondendo le piste legate al clan Moretti-Pellegrino-Lanza, un clan che ha scritto una delle pagine più buie della mafia foggiana.
Gli inquirenti sono chiamati a verificare se le parole di Villani possano davvero svelare i segreti di una criminalità che ha sempre operato nell'ombra, utilizzando violenza e omertà come strumenti per mantenere il controllo sul territorio e sugli affari. La speranza, ora, è che la verità emerga, per dare giustizia a chi è stato inghiottito nel nulla dalla "lupara bianca".
©NOCPress all rights reserved
Nessun commento:
Lascia un commento. Sarà cura della Redazione a pubblicarlo in base alle leggi vigenti, che non violino la persona e cose altrui. Grazie.