Bruno Pizzul: la voce storica del calcio italiano - NOC Press

Bruno Pizzul: la voce storica del calcio italiano

 



Il mondo del giornalismo sportivo e del calcio italiano piange Bruno Pizzul, storica voce delle telecronache Rai e simbolo di un'epoca. La sua narrazione pacata, competente e appassionata ha accompagnato generazioni di tifosi, rendendolo uno dei telecronisti più iconici della storia del calcio italiano. E' morto all'ospedale di Gorizia, avrebbe compiuto 87 anni tra qualche giorno.

Gli inizi e la carriera da calciatore

Bruno Pizzul nasce il 8 marzo 1938 a Cormòns, in Friuli-Venezia Giulia. Fin da giovane si distingue nel calcio, tanto da arrivare a giocare nelle giovanili dell’Udinese e successivamente nel Catania e nel Cremonese. La sua carriera da calciatore, però, venne interrotta presto da un infortunio, ma il destino aveva in serbo per lui un futuro ancora più luminoso.

L’ingresso nel giornalismo sportivo

Dopo aver lasciato il calcio giocato, Pizzul si laurea in giurisprudenza e inizia la sua carriera da giornalista. Nel 1968 entra in Rai, vincendo un concorso per radiotelecronisti. Il suo talento, la sua voce inconfondibile e il suo stile sobrio ma appassionato gli permettono di affermarsi rapidamente.

La voce della Nazionale italiana

Dopo anni di esperienza come inviato e commentatore di partite di club, nel 1986 gli viene affidato il prestigioso ruolo di telecronista ufficiale della Nazionale Italiana, succedendo ad altri grandi nomi come Nando Martellini.

Da quel momento, Pizzul diventa la voce simbolo delle avventure azzurre, raccontando le competizioni più importanti per ben 16 anni, fino al 2002. 

Tra le partite più memorabili che ha narrato ci sono:

Mondiali di Italia '90: con la storica semifinale contro l'Argentina di Maradona, persa ai rigori

Mondiali di USA '94: con la drammatica finale contro il Brasile, decisa dal famoso rigore sbagliato da Roberto Baggio

Europei del 2000: la sfortunata finale persa contro la Francia con il golden goal di David Trezeguet

Nel 2002, con l’arrivo di una nuova generazione di telecronisti, Pizzul lascia la Rai e il ruolo di voce ufficiale della Nazionale, chiudendo un’epoca storica del giornalismo sportivo.

Uno stile inconfondibile

Ciò che rendeva Pizzul unico era il suo stile di telecronaca: mai eccessivo, sempre equilibrato e con un'eleganza d’altri tempi. La sua voce profonda e il suo tono pacato contrastavano con lo stile enfatico di altri telecronisti, ma erano proprio queste qualità a renderlo speciale.

Era noto per il suo atteggiamento imparziale e per la sua grande cultura calcistica. Non era un commentatore "di parte", e questo gli ha fatto guadagnare il rispetto di tutti i tifosi, indipendentemente dalla squadra del cuore.

Celebre anche il suo modo di esprimersi, con frasi che sono diventate parte del lessico calcistico italiano, come il suo classico "mah..." pronunciato nei momenti più complicati o ironici delle partite.

Celebri le sue espressioni diventate ormai leggendarie, come il suo classico "gentili telespettatori, buon pomeriggio".

Dopo il ritiro dalle telecronache Rai, ha continuato a collaborare con diverse trasmissioni sportive e a partecipare a eventi legati al calcio.

L’addio a un’icona

La scomparsa di Bruno Pizzul segna la fine di un'epoca per il giornalismo sportivo italiano. Con lui se ne va una delle ultime voci che hanno raccontato il calcio con passione, competenza e uno stile inconfondibile.

Il suo ricordo resterà vivo nella memoria di tutti gli appassionati di calcio, perché Bruno Pizzul non era solo un telecronista, ma la voce di un'intera generazione di tifosi.

Nessun commento:

Lascia un commento. Sarà cura della Redazione a pubblicarlo in base alle leggi vigenti, che non violino la persona e cose altrui. Grazie.