Cannabis light "bandita": il governo cancella un'industria e 30mila posti di lavoro - NOC Press

Cannabis light "bandita": il governo cancella un'industria e 30mila posti di lavoro


In 24 Ore in Fumo 500 Milioni e 30mila Posti di Lavoro


Redazione NOCPress


Il 12 aprile 2025 segna una data cruciale per il settore della cannabis light in Italia. Con l'approvazione definitiva del decreto sicurezza, il governo ha introdotto restrizioni severe che vietano la coltivazione, la lavorazione e la commercializzazione delle infiorescenze di canapa, anche in forma di oli essenziali. Questa decisione ha provocato un'immediata crisi nel settore, con una perdita stimata di 500 milioni di euro e la messa a rischio di circa 30.000 posti di lavoro.


Le Nuove Restrizioni


Il decreto modifica la legge 242/2016, che fino ad oggi regolava la coltivazione della canapa industriale. Le nuove disposizioni vietano l'importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l'invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze di canapa (Cannabis sativa L.), anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché dei prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli oli da esse derivati. Le sanzioni previste sono quelle del D.P.R. n. 309/1990 in materia di sostanze stupefacenti.


Reazioni e Critiche


La decisione ha suscitato forti critiche da parte dell'opposizione e degli operatori del settore. Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde, ha dichiarato: "Il governo mette fuori legge un asset produttivo del nostro Paese, lasciando senza lavoro 30.000 persone che lavorano nella cannabis light. Questa norma viola il diritto europeo e sarà dichiarata incostituzionale".

Gli imprenditori del settore, rappresentati dall'associazione Imprenditori Canapa Italia (ICI), hanno espresso preoccupazione per l'impatto economico e sociale del provvedimento. Secondo ICI, vietare tutte le attività legate alle infiorescenze equivale a impedire la coltivazione stessa della canapa, andando ben oltre gli intenti dichiarati.


Il Ruolo del TAR del Lazio


Il TAR del Lazio ha recentemente sospeso il decreto del Ministero della Salute che equiparava il cannabidiolo (CBD) alle sostanze stupefacenti, riconoscendo il grave pericolo economico e sociale che l'applicazione del decreto avrebbe comportato. Tuttavia, questa sospensione non ha impedito l'adozione delle nuove restrizioni contenute nel decreto sicurezza.


Note di Redazione


La nuova normativa rappresenta un duro colpo per un settore che, fino ad oggi, aveva mostrato una crescita significativa, contribuendo all'economia e all'occupazione. Le critiche sollevate evidenziano la necessità di un confronto più approfondito e di una regolamentazione che tenga conto delle evidenze scientifiche e delle direttive internazionali.


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