Appalti pubblici, sotto soglia ma sopra i sospetti: l’allarme dell’ANAC su affidamenti diretti e conflitti d’interesse
Cresce il ricorso agli affidamenti diretti nella pubblica amministrazione italiana, con cifre che ormai sfiorano sistematicamente il limite massimo consentito per evitare le gare d’appalto. A lanciare l’allarme è l’Autorità Nazionale Anticorruzione, che nella sua ultima relazione annuale fotografa un fenomeno sempre più diffuso e delicato: nel 2024, ben il 98% degli acquisti pubblici relativi a servizi e forniture è avvenuto senza procedura competitiva.
Il presidente dell’ANAC, Giuseppe Busia, ha evidenziato una tendenza preoccupante: migliaia di affidamenti concentrati tra i 135mila e i 140mila euro, ovvero appena sotto la soglia oltre la quale sarebbe obbligatoria una gara. Un dato che si è più che triplicato rispetto a tre anni fa. E che suggerisce, almeno statisticamente, un uso reiterato e sistematico dello strumento dell’affidamento diretto, probabilmente favorito da norme che non impongono più obblighi di confronto tra più operatori.
Farmaci in testa agli acquisti, ma cala il volume degli appalti pubblici
Nel 2024 il valore complessivo degli appalti ha superato i 271 miliardi di euro, ma si registra un calo generale del mercato: -4,1% rispetto al 2023, con una contrazione ancora più significativa se si guarda al biennio (-7,3% sul 2022). Tra le voci che crescono, spiccano le forniture farmaceutiche, con un aumento del 37% che porta la spesa sanitaria pubblica oltre quota 40 miliardi.
Affidamenti frazionati e stazioni appaltanti sotto pressione
Una delle pratiche su cui ANAC punta il dito è il frazionamento degli appalti, cioè la suddivisione artificiosa di incarichi per rimanere sotto le soglie previste dalla legge. Questo metodo, secondo Busia, rischia di indebolire il sistema dei controlli e mette in difficoltà gli amministratori che vogliono operare nella massima trasparenza, ma che – a normativa attuale – si trovano spesso senza strumenti per rifiutare affidamenti diretti.
Conflitti d’interesse e credibilità istituzionale: il nodo non sciolto
Altro punto critico è quello dei conflitti d’interesse, che continuano a emergere in modo diffuso, spesso in contesti amministrativi locali. Non si tratta solo di grandi scandali, ma di episodi ricorrenti che minano la fiducia nei meccanismi decisionali delle istituzioni. Dopo la cancellazione del reato di abuso d’ufficio, era atteso un rafforzamento delle tutele amministrative. Ma, secondo l’ANAC, quel rafforzamento non è mai arrivato, lasciando un vuoto normativo e operativo che indebolisce la prevenzione.
PNRR: spese lente, procedure ferme
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la grande occasione per rilanciare il Paese, resta impantanato in numeri che non rassicurano: secondo i dati disponibili, meno del 30% delle risorse è stato effettivamente speso in alcuni settori chiave. Nonostante il ritmo si sia accelerato negli ultimi mesi, resta il timore di una battuta d’arresto nelle nuove gare, già visibile con il forte calo dei lavori pubblici: nel 2024, il comparto ha registrato un crollo del 38,9%.
di Redazione
Il quadro che emerge dalla relazione ANAC è chiaro: pur in assenza di evidenze giudiziarie, è necessario un ritorno a principi di concorrenza, trasparenza e selezione. L’affidamento diretto è uno strumento legittimo, ma il suo utilizzo massiccio e ripetuto rischia di trasformarsi da opportunità a vulnerabilità del sistema.
Nessun commento:
Lascia un commento. Sarà cura della Redazione a pubblicarlo in base alle leggi vigenti, che non violino la persona e cose altrui. Grazie.