Arrestato il sindaco di Rivolta d’Adda: accuse di violenza sessuale aggravata durante visite mediche - NOC Press

Arrestato il sindaco di Rivolta d’Adda: accuse di violenza sessuale aggravata durante visite mediche





Il sindaco di Rivolta d’Adda (Cremona), G.S., medico chirurgo in pensione dal 2020, è stato posto agli arresti domiciliari con l'accusa di violenza sessuale aggravata. I fatti contestati riguardano la sua attività di libero professionista in ambito sanitario.

Le indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano e coordinate dalla pm Alessia Menegazzo e dall’aggiunta Maria Letizia Mannella, sono partite il 14 maggio 2024, dopo la denuncia di una giovane donna di 23 anni. Quest’ultima si era presentata in una caserma dell’hinterland milanese dopo una visita gastroenterologica al Centro Medico Polispecialistico (CMP) di Pozzuolo Martesana, riferendo di aver subito molestie durante l'esame.

Secondo la ricostruzione riportata da Il Giorno, il medico le avrebbe rivolto commenti inappropriati («Hai un bel fisico», «Sei carina», «Mangi tanto ma resti magra…») per poi, durante l’ecografia addominale, passare ad abusi veri e propri. Al termine della visita, l’uomo le avrebbe detto “Ciao piccolina” e ordinato alla segretaria: «Falle uno sconto, paga 90 euro». La paziente, in lacrime, ha contattato un amico e successivamente ha informato la madre, che ha confermato lo stato di choc della figlia.

Le indagini si sono estese: i militari hanno sequestrato dispositivi elettronici (iPhone, tablet, computer) e documentazione medica. Da questi elementi sono emerse altre tre donne, rispettivamente di 34, 35 e 43 anni, che hanno raccontato episodi simili, inizialmente mai denunciati per vergogna o paura. «È un uomo molto potente», ha dichiarato una di loro.

Secondo la giudice per le indagini preliminari, gli episodi si sono svolti con modalità sovrapponibili: pratiche mediche non compatibili con una normale visita gastroenterologica, commenti fuori luogo, e l’abitudine del medico di lasciare il proprio numero privato per essere contattato via WhatsApp “per i controlli”.

Tra i dati rinvenuti, vi sono numeri salvati con nomignoli come “Stupenda bionda” o “Bellissima mora”, e conversazioni a sfondo sessuale con pazienti di una casa di cura di Reggio Calabria.

Non è la prima volta che G.S. finisce nel mirino della magistratura: già nel 2010 la Procura di Bergamo aveva aperto un’inchiesta per fatti analoghi, poi archiviata.

Oggi però, le accuse sono circostanziate: secondo la giudice, l’indagato avrebbe sfruttato il proprio ruolo di medico per compiere abusi sistematici. «Una condotta subdola – scrive la gip – con cui ha trasformato l’atto medico in occasione del delitto».

Le indagini sono tuttora in corso per fare piena luce sulla vicenda.

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