"Falli tuoi". Fidati di me, legami: "viaggio erotico nel mondo del Bondage" - NOC Press

"Falli tuoi". Fidati di me, legami: "viaggio erotico nel mondo del Bondage"

 




Il bondage non è solo un gioco di corde. È un linguaggio silenzioso, fatto di sguardi, fiducia e desideri confessati sottovoce.

Chi pensa che il bondage sia solo schiavitù o violenza, non ha mai visto due anime perdersi – e ritrovarsi – nel gesto di un nodo ben stretto. Perché quella corda, che dall’esterno può sembrare una prigione, per chi la vive diventa spesso un abbraccio. Uno di quelli che non si spezzano con una carezza distratta.

Il bondage è un gioco erotico. Certo. Ma è anche molto di più: è ritualità, è attenzione, è un’intima danza di potere. Esistono stili diversi: il più noto è lo Shibari, tradizione giapponese che trasforma i corpi in opere d’arte vive, ma esiste anche un approccio occidentale più diretto e spesso scenografico. In mezzo, tante sfumature – o fusioni – che rendono questa pratica sorprendentemente personale.

Non è perversione, è scelta

Molti confondono il bondage con una parafilia. Ma c’è una differenza fondamentale. La parafilia è un’esigenza esclusiva, totalizzante, un’ossessione. Il bondage, invece, per tanti è un’opzione: un modo per esplorare il piacere, non l’unica via per raggiungerlo. È gioco, scoperta, espressione.

Dominio e sottomissione: chi comanda davvero?

In questa dinamica, spesso si pensa che chi domina sia il vero "capo". Ma chi vive davvero questi ruoli sa che il potere è condiviso. A volte è il sottomesso a stabilire le regole. La safe word – una parola di sicurezza – è sacra. Ferma il gioco. Dà voce. Protegge.

E poi, la sorpresa: chi domina, spesso lo fa per prendersi cura. Per contenere, sostenere, accogliere l’altro. È una forma di amore, anche se non convenzionale.

Le radici del desiderio

Dietro a certe inclinazioni, ci sono storie. Esperienze infantili, dinamiche familiari, bisogni di controllo o di abbandono. Questo non significa che chi ama essere legato o legare sia rotto. Significa che ha trovato un canale per parlare con sé stesso – e con l’altro – attraverso la pelle, il respiro e il silenzio.

Le corde che rassicurano

Per alcuni, essere immobilizzati significa affidarsi completamente. Perdere il controllo in un mondo dove siamo sempre chiamati a tenerlo stretto. In quel gesto c’è vulnerabilità, ma anche libertà. È come tornare bambini, ma con la consapevolezza degli adulti. Le corde, in questo senso, diventano come braccia ferme, che dicono: “Non andrai da nessuna parte. Ti tengo”.

Le regole del gioco


  1. Consenso: tutto parte da qui. Senza, non è gioco. È abuso.
  2. Safe word: serve per fermarsi, per dire basta, per proteggersi.
  3. Ruoli fluidi: si può cambiare, esplorare, ma solo se lo si desidera davvero.
  4. Soddisfazione reciproca: il piacere è di entrambi. Anche se a volte è psicologico, e non fisico.

Safe, Sane, Consensual

Sicuro, sano e consensuale: le tre regole d’oro del BDSM. Perché non si improvvisa. Si costruisce, insieme. Con attenzione, ascolto e rispetto.

Oltre il dolore, il piacere

Il confine tra piacere e dolore, in queste pratiche, è sottile. Ma c’è. È una danza continua, in bilico. E anche quando si tocca la sofferenza, se c’è amore, si torna sempre indietro. Più uniti di prima.

Il bondage è un viaggio. Non per tutti. Ma chi lo sceglie consapevolmente sa che quel viaggio può portare molto più lontano di una semplice notte di sesso. Può diventare una forma profonda di amore. Di riconoscimento. Di guarigione.

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