"Il mondo sull'orlo": l’Involuzione della diplomazia e l’ombra nucleare - NOC Press

"Il mondo sull'orlo": l’Involuzione della diplomazia e l’ombra nucleare

 




di Roberto Arcu Fedele, per NOCPress

Viviamo in un’epoca che ricorda, in modo inquietante, le ore più buie del Novecento. Ma a differenza della Guerra Fredda, oggi non esistono più né freni ideologici né codici d’onore. Gli Stati sembrano agire da bande armate con missili e sanzioni, guidate da leader barricati dietro i loro bunker propagandistici, ciechi davanti al rischio imminente di un conflitto irreversibile.

Il fallimento della diplomazia

L’elemento più allarmante non è solo l’escalation militare, ma il silenzio assordante tra le superpotenze. Un tempo, Mosca e Washington mantenevano linee rosse chiare e un filo diretto costante. Oggi, il dialogo è morto. I leader mondiali hanno smesso di comunicare perché non c’è più una cultura della trattativa, né una volontà politica di compromesso. Ogni attore geopolitico è prigioniero del proprio consenso interno, della propaganda nazionale e della narrazione binaria: amici o nemici, con noi o contro di noi.

Questo silenzio è diventato l'incubatore delle guerre attuali:


  • Ucraina: diventata un campo di battaglia NATO-Russia in outsourcing, un Vietnam europeo senza fine né obiettivi chiari.
  • Gaza e Medio Oriente: un genocidio in diretta che sta riscrivendo l’ordine regionale e spingendo l’Iran sull’orlo dell’intervento diretto.
  • Taiwan: la miccia che Pechino potrebbe accendere per evitare un collasso interno e spostare l’attenzione su una “guerra patriottica”.
  • Sahel, Sudan, Congo: teatri dimenticati, ma dove si sta decidendo il nuovo scacchiere energetico e demografico del mondo.

Perché la guerra è diventata inevitabile


  1. Il crollo dell'ordine liberale internazionale: L'ONU è irrilevante, la NATO è percepita come strumento aggressivo da Mosca e Pechino, l’Unione Europea è paralizzata dalla sua stessa burocrazia.
  2. La crisi del capitalismo avanzato: le democrazie occidentali sono in crisi economica, sociale e identitaria. La guerra, ancora una volta, è vista come strumento per rilanciare l’industria e compattare l’opinione pubblica.
  3. L’egemonia delle intelligence e dei contractors: la diplomazia è stata sostituita da operazioni coperte, cyberattacchi e guerre per procura gestite da entità che sfuggono a ogni controllo democratico.
  4. L’autismo politico dei leader: Trump, Putin, Xi Jinping, Netanyahu – tutti hanno scelto la strada dell’unilateralismo, dell’ultimatum, del dogma.

Chi userà per primo le armi atomiche?

In questo scenario senza freni, l’uso di un’arma nucleare tattica non è più fantascienza. È una possibilità concreta.
  • Russia: È il candidato più plausibile. Se le truppe ucraine, supportate dalla NATO, dovessero oltrepassare la linea rossa del Donbas o minacciare la Crimea, Putin potrebbe usare un’arma nucleare limitata per forzare una tregua totale e terrorizzare l’Occidente.
  • Israele: In caso di collasso totale della sicurezza interna o di una guerra simultanea con Iran, Hezbollah e Hamas, Tel Aviv potrebbe minacciare – o usare – il proprio arsenale atomico come ultima ratio. Ricordiamo: Israele non ha mai confermato né smentito di possedere armi nucleari, ma tutti sanno che le ha.
  • Stati Uniti: Non lo faranno per primi, ma la loro dottrina strategica prevede l’uso nucleare in risposta a minacce “esistenziali”. Se Taiwan venisse invasa, Washington potrebbe “accidentalmente” alzare la posta in modo catastrofico.
  • Corea del Nord: L’outsider più pericoloso. Kim Jong-un potrebbe lanciare una testata se percepisse un golpe interno o un attacco imminente. Il suo arsenale non serve per vincere, ma per lasciare un segno apocalittico nella storia.

Un mondo a fuoco, senza vigili del fuoco

La guerra globale non sarà come nel 1939. Sarà una somma di guerre regionali interconnesse, ognuna delle quali alimenta l’altra, in un domino incontrollabile. Senza comunicazione, senza regole, senza autorità morali a fermare la macchina.

Il mondo ha smesso di parlare. E quando finisce la parola, resta solo il rumore assordante delle esplosioni.

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