Nessun alleggerimento alla pena. Armando li Bergolis continua nel 41-bis
«Le censure sollevate dalla difesa sono inconferenti e mirano a sollecitare una diversa valutazione». È ciò che si legge nella sentenza che, nei fatti, la Corte di Cassazione nei giorni scorsi ha rigettato il ricorso presentato da Armando li Bergolis, detenuto in regime di 41-bis.
La pronuncia della Cassazione conferma l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Roma formalizzata lo scorso 7 novembre 2024, che aveva rigettato la rimostranza presentata dalla difesa contro il decreto ministeriale del 4 dicembre 2023, che dispone la proroga del carcere duro per il recluso.
Nel ricorso proposto in Cassazione da parte della difesa di Armando li Bergolis si contestava la violazione di legge, ponendo in evidenza che il Tribunale non avrebbe svolto un’adeguata verifica concreta dei presupposti richiesti per la proroga del 41-bis, ritenendo generici e non attuali gli elementi citati a sostegno della misura.
La risposta della Corte di Cassazione non si è fatta attendere, ovviamente nei limiti e tempi legali, ritenendo infondata la lamentela. Non solo, ha anche posto in evidenza che sarebbe stato manifestamente privo di fondamento l’unico motivo presentato. Difatti, nella motivazione è ben acclarato che il ricorso per Cassazione in materia di proroga del 41-bis è ammissibile solo per violazione di legge, e che tale vizio si configura esclusivamente quando il provvedimento impugnato presenti una motivazione del tutto mancante, apparente o priva dei requisiti minimi di coerenza e razionalità .
Fondatezza della decisione formalizzata alla difesa del li Bergolis è il richiamo alla consolidata giurisprudenza di legittimità , dove, peraltro, la Cassazione ha sottolineato come il Tribunale di Sorveglianza abbia correttamente ragionato, appurato e poi deciso che esiste la sussistenza di un pericolo attuale di mantenimento dei contatti con l’organizzazione criminale cui il detenuto è parte apicale. Ad avvalorare la tesi è il quadro emerso ascrivibile alla situazione motivazionale, completa e logicamente coerente, dove la continua attività del clan capeggiato da Armando li Bergolis, il “clan dei montanari”, ha avuto riscontri oggettivi investigativi nell’anno 2023, come, tra l’atro, ufficializzati dalla DDA e DIA, appurate con conversazioni intercettate nel 2018, materiale sequestrato durante l’esecuzione di un’ordinanza cautelare nel 2023.
Per la cronaca, Armando li Bergolis, nato a Monte Sant’Angelo nel 1975, congiuntamente ai suoi fratelli, è da anni parte apicale dell’omonimo clan e parte maggioritaria del “clan dei montanari”, cui hanno il comando. Il “clan dei montanari” è nella storia della criminalità organizzata mafiosa l’associazione a delinquere più famigerata del Gargano, quella che, in altre parole, tiene le redini sul Promontorio. Ora, il suddetto detenuto, come detto, è in regime di 41-bis.
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