Sospetti incrociati tra Budapest e Kiev: spionaggio, pressioni politiche e fratture europee

 

Viktor Orbàn

Un nuovo fronte di tensione si è aperto tra l’Ungheria e l’Ucraina, questa volta sul delicato terreno dell’intelligence. Le autorità di Kiev hanno reso noto di aver intercettato attività sospette nella regione della Transcarpazia, una zona sensibile al confine occidentale del Paese, dove – secondo i servizi ucraini – opererebbero agenti legati a interessi ungheresi.

Secondo le fonti ucraine, le operazioni avrebbero avuto come obiettivo la raccolta di dati su difese strategiche e sulle percezioni politiche della popolazione locale, in particolare in vista di ipotetici scenari futuri nella regione.

Di contro, Budapest ha reagito affermando di aver identificato e fermato alcune persone, accusate di agire per conto dell’intelligence ucraina sul suolo ungherese. L’attenzione delle autorità magiare sarebbe stata attirata da presunte interferenze legate a consultazioni pubbliche riguardanti il processo di avvicinamento dell’Ucraina all’Unione Europea.

Mentre i toni tra i due governi si fanno più duri, anche Bruxelles si trova a dover gestire l’ennesima frizione interna. Alcuni Stati membri spingono per misure restrittive nei confronti di Budapest, che negli ultimi mesi ha rallentato le iniziative comuni su sanzioni verso la Russia e aiuti militari all’Ucraina. Tuttavia, l’eventualità di un’esclusione ungherese da certi meccanismi decisionali richiederebbe l’unanimità. Una possibilità che sembra remota, anche alla luce della posizione espressa da Bratislava: il Primo Ministro slovacco Robert Fico ha già fatto sapere che non appoggerà provvedimenti punitivi contro il vicino ungherese.

Mentre le diplomazie lavorano per ridurre la tensione, l’episodio rilancia il dibattito sul fragile equilibrio tra sovranità nazionale, cooperazione europea e strategie di sicurezza alle porte dell’Est.